di Giacomo Alberto Vieri
Illustrazioni di Elisa Puglielli
Firenze, Clichy, 2021
pp. 200
€ 15,00 (cartaceo)
Quando sentite la parola colazione, cosa vi viene in mente? Ebbene, ognuno di voi avrà una risposta diversa, a seconda delle abitudini e dello stile di vita di ognuno: c’è chi non rinuncia ad una tazza di latte fumante, chi preferisce iniziare la giornata con un po’ di the e ancora chi non sa dire di no ad una parentesi dolce, assieme ad un caffè nero ben caldo. La lista potrebbe continuare all’infinito e non solo perché questo pasto, universalmente conosciuto come essenziale per il fabbisogno energetico giornaliero, rispecchia i gusti dei singoli, ma anche la cultura di provenienza. Pensiamo ad esempio ai pancakes anglosassoni, alle uova accompagnate da una fetta di bacon delle terre d’oltralpe o ancora agli svedesi cinnamon rolls, e così via. Insomma, il cibo è davvero parte integrante della cultura di un popolo e specchio della sua storia: lo sa bene Giacomo Alberto Vieri, fiorentino, laureato in sociologia all'Università di Pisa e giornalista freelance. Curatore del blog Generazione di fenomeni per La Repubblica Firenze, potete leggerlo su Lungarno e Icon, oltre che ascoltarlo su Novaradio, col programma #Maipartiti.
Siamo a Firenze, anno 2016, Vieri esce da un colloquio di lavoro, un bivio, mille vite da vivere, quale strada prendere, quale biglietto staccare?
«E insomma tutti quanti, voialtri, in quell’anno domandavate: E insomma? E le motivazioni le lasciavo ovunque, come sabbia in casa dopo una giornata al mare: minuscole, eppure fastidiose, erano. […] E così, se chiudo gli occhi, sempre fermo al 2016, passo al setaccio un paio di sistemazioni di fortuna, camere umide, in centro, che riempivo di libri Faulkner e polaroid tagliate a metà.» (p. 12)
L’occasione per scrivere questo libro arriva presto, inaspettata e improvvisa, una folata d’aria fresca che rinvigorisce:
«Una domenica mattina, abitavo in Santa Reparata allora, mi accorgo di non avere nemmeno un po’ di latte, o del caffè, per fare colazione. Penso di uscire per andare al supermercato, anche in pigiama, come facevo sempre quando abitavo in un basement dalle parti di Marylebone, così associo quel ricordo a pensieri di grazia, rottura e nostalgia. E desisto. “Potrei chiedere al mio vicino”, mi viene in mente dopo un po’. Breakfast in tour […] nasce proprio quella mattina.» (p. 13)
Un pasto che mischia piatti etiopi e italiani, messa insieme con improvvisazione e spontaneità, simpatia e curiosità, dalla padrona di casa; una vita raccontata tra un biscotto e una ciotola di riso. Nasce così l’avventura di Vieri, il quale inizia il proprio reportage: girare il mondo seduto alla tavola della colazione.
Una delle caratteristiche che catturano fin da subito l’attenzione è lo stile informale e confidenziale che permea tutta l’opera, un lungo e amichevole susseguirsi di racconti, ricette, messaggi: semplicemente vite, tante biografie che si intrecciano e si ritrovano formando pian piano un quadro variopinto e vivace. Breakfast on tour, infatti, non è un libro di ricette, o almeno, non solo quello; le pietanze fungono da companatico alle storie che i protagonisti raccontano, come dice anche l’autore:
«Il cibo, nelle case in cui sono approdato anni fa, è stato casomai un pretesto fra un racconto e l’altro, un morso a bocca piena in mezzo alle risate, un tappeto su cui sedersi per stare più comodi e parlare. Le parole, soltanto le parole, contavano, spizzicando dolcetti e bevendo tè di qualsiasi origine. (p. 15)»
C’è chi, come Ricardo, è arrivato dalla Spagna seguendo un sogno e un amore e ora assieme a Giulia scrive un menù in cui le tortillas e il patanegra si alternano alle specialità italiane, nella loro enoteca di Forte dei Marmi; oppure chi, come Tetsuro, è arrivato in Italia dal Giappone, innamorandosi del Paese e dell’arte; infine altri che come, come Ravi, lavora viaggiando col suo scooter un po’ malandato e, incontrato l’autore per caso, sotto una pioggia battente, racconta la propria storia mentre in sottofondo Vinicio Capossela canta alla radio.
Un mosaico di lingue, scelte, vite, ma soprattutto sogni: Laura Montanari, autrice della Prefazione, all’inizio del libro scrive così:
«Ciascuno rivela una ricetta, vi suggerisce i dosaggi, pesca nei ricordi di famiglia, ma questo non è un libro di cucina. È un manuale di storie senza una geografia precisa che usa il pretesto del breakfast per raccontare tutt’altro, una generazione bella e giovane, con l’odore del viaggio addosso, merce rara che dovremmo coltivare, quella che crede nel futuro, che tiene ancora gli aquiloni nei cassetti.» (pp. 7-8)
Vieri è un autore che lascia molto spazio alle storie che racconta, sparisce quasi, mettendo in primo piano le parole che ha raccolto, incontro dopo incontro, in colazioni che diventano pranzi e poi merende, in un’urgenza sincera di raccontarsi. Resta la sua traccia, la sua firma: l’attenzione sincera che dedica ai protagonisti dei suoi incontri e una scrittura delicata, in certi punti quasi poetica. Le storie qui raccolte sono state pubblicate, come apprendiamo sempre dalla prefazione, «sulle pagine online di Repubblica», ma prima di inviarle alle rotative perché fossero impresse sulla carta stampata, Vieri ha voluto fare un’altra cosa: ricontattare quelle persone. Avvisarle che le loro storie sarebbero finite in un libro e al contempo sapere come procedevano le loro vite. Ed ecco che quelle fotografie di un attimo assumono profondità, lasciando spazio a racconti ulteriori: alcuni si sono trasferiti, altri sono rimasti, tutti con un sogno, alcuni l’hanno realizzato, altri sono un po’ più vicino alla realizzazione.
Si passa così dagli alfajores al miele, dagli scones al dulce de leche e lo yerba mate di Gisela, partita dall’Argentina con una laurea in Architettura e ora dipendente di uno studio di progettazione fuori Firenze, ai kadaifi di Klairi, proveniente dalla Grecia, una laurea in economia, un master in business administration ed ora product manager per una multinazionale della distribuzione alimentare, ad altre storie ancora. Ma lasciamo alla vostra curiosità il desiderio di scoprire le singole vicende, certi che resterete subito colpiti dalla vivacità dei racconti.
Ogni storia è aperta da una bellissima illustrazione, ad opera di Elisa Puglielli, illustratrice e visual designer, già collaboratrice di La Repubblica, che raffigura il protagonista della storia, e chiusa dalla ricetta e dall’aggiornamento circa le vite delle persone che ha conosciuto.
Sarebbero stato interessante, magari, corredare le storie con le foto dei piatti ma in fondo è bello anche così, immaginare e fantasticare, a partire da quello che ci viene raccontato.
Valentina Zinnà