«Quando le epidemie sono arrivate, abbiamo dovuto imparare che c'erano persone che vivevano e altre invisibili che le facevano vivere»: "Happydemia" di Giacomo Papi

Giacomo Papi Happydemia



Happydemia
di Giacomo Papi
Feltrinelli, novembre 2020

pp. 176
€ 14,25 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook) 

Quando le epidemie sono arrivate, [...] abbiamo dovuto imparare che c'erano persone che vivevano e altre invisibili che le facevano vivere. 
Appena ho letto dell'uscita del nuovo libro di Giacomo Papi, mi sono chiesta: è possibile, già oggi, avere il distacco necessario per godersi una satira sulla pandemia? Se a questa domanda rispondete di no, non avvicinatevi a questo romanzo; se invece ritenete che in voi ci sia già spazio per ironizzare (amaramente, si intende) su quanto ci sta accadendo, scegliete questo romanzo, che conferma le doti di Papi già riscontrate ne Il censimento dei radical chic (uscito sempre per Feltrinelli e recensito nel 2019). 
Io ho accettato la scommessa e ci tengo a precisare che non mi sono sentita offesa neanche per mezza riga: Happydemia, pur raccontando di un futuro non troppo lontano che ha molti punti in comune con il nostro presente, non è mai irrispettoso verso il dramma che stiamo vivendo. Semmai, fa satira sul mondo politico che ci circonda e sulla società che ha mutato i suoi bisogni primari, sostituendoli con cose materiali impacchettate in tante consegne a domicilio: nessuno sa come affrontare una pandemia che pare ormai endemica, mentre il vaccino pare una miracolosa utopia. Per quanto riguarda la politica, il Previdente del Consiglio (sic!), il ministro degli Affari Vostri si interrogano più volte con i potenti del mondo, ma la situazione è sempre a dir poco caotica (e "caciarona"). La risposta più convincente arriva invece da un imprenditore, Pitamiz, che ha creato Happydemia, un'azienda di psicofarmaci con consegna a domicilio, che ha rivoluzionato per sempre il modo di vivere (e di dormire). Vista la diffusione massiccia di disturbi del sonno, gli psicofarmaci passano ormai attraverso il Servizio sanitario nazionale e basta prenotare per ricevere a casa comodamente quanto abbisogna. Così, ad esempio, si può pensare di creare turni di sonno e veglia per garantire da un lato la produttività del paese, evitando dall'altro gli assembramenti:
- Come le ho detto, Pitamiz, l'idea di definire in via provvisoria turni per dormire mi sembra sensata. Ma un po' radicale, sarò sincero. Più sto qui e più mi convinco che il potere è una tecnica per perpetuare se stesso. E che quindi necessità della massima stabilità.
- Mi sta dicendo che non le interessa cambiare il mondo?
Il Previdente esitò, poi si piegò in avanti e abbassò la voce. La risposta richiedeva un tono confidenziale. 
- Si inizia a fare politica per cambiare il mondo, ma poi il mondo comincia a piacerti e non vorresti cambiare più niente. 
Come vedete, alla base del discorso del Previdente c'è la solita manfrina: mantenere il potere a qualunque costo. Chi l'ha perso, come l'ex Primo Ministro, vive una vera e propria regressione (è tornato a casa di mamma e papà, a dormire nel letto di quando era ragazzo, facendosi mantenere) e fa di tutto per brillare ancora un po' di luce riflessa sui social, ma tutto ormai si è fatto difficile e i like ricevuti sono sempre troppo pochi. 
In questa realtà, in cui toccarsi è poco igienico e addirittura sovversivo, il protagonista della vicenda, Michele, diventa un "consegnator" di Happydemia, perché è un ragazzo, e dopo il liceo non ce la fa a pensare di rinchiudersi in casa sempre e comunque. Certo, Michele sa che ogni volta che esce rischia di portare il virus a casa da nonno Attilio, professore di filosofia in pensione, che non ha certo smesso di interrogarsi sulle ragioni ultime del mondo e che è, anzi, costretto a prendere atto di un cambio di prospettiva, a causa della pandemia. Michele, mascherina sul viso e capelli rasta che lo fanno sembrare un asterisco, sfreccia per una città che si fa sempre più aspra e pericolosa, fino a manifestazioni di violenza crescente. Eppure, in questa situazione estrema, c'è posto anche per l'amore: fin dal primo incontro con una collega, Miriam, Michele si sente attratto per questa ragazza che conosce "solo a metà", perché lei si sente nuda senza la mascherina e non la toglie mai. 
Se la vicenda di Michele è di per sé tenera e ci porta a capire più da vicino i bisogni dei giovani, che mal sopportano questa sospensione di azione e di libertà, va però detto che il punto di forza maggiore del romanzo sta nel tessuto sociale, nell'estremizzare tendenze a cui assistiamo giornalmente tra telegiornali e DPCM, tra sfruttamento dei rider e scarsa considerazione di chi, nonostante il rischio, lavora anche per permettere i nostri vizi. Naufragi drammatici, scarso rispetto del concetto di sciopero, difficoltà nell'ammettere il proprio torto, costante smarrimento verso ciò che possiamo fare e non possiamo fare sono solo alcuni dei tanti temi che troverete in Happydemia, che, come una caricatura del presente, squarcia il perbenismo e la vacuità di tante promesse, potendo sempre contare su una narrazione che avvince e convince fino all'ultima pagina. 

GMGhioni