Una storia americana
di Francesco Costa
Mondadori, 19 gennaio 2021
pp. 204
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
C’è un messaggio, una vibrazione di fondo, una metodologia che si ritrova forte e chiara nel modo di fare giornalismo di Francesco Costa, il vicedirettore del Post che, sin dal 2007, ha scelto di dedicare tutto il suo tempo libero alla divulgazione sulla politica americana, sotto forma di quel progetto dall’enorme seguito che è “Da Costa a Costa”, una newsletter poi divenuta podcast. La politica, specie quella americana, non è un sistema giuridico di leggi applicate in modo cristallino, una sequela di riunioni parlamentari e di votazioni; la politica è fatta soprattutto da tutto ciò che precede queste decisioni storiche, è fatta di persone, di politici e dei loro vissuti, ma anche di elettori che arrivano a fidarsi di questo o quel candidato per i loro comizi, per il calore dei loro discorsi, per l’immagine che danno di sé. Per questo, per capire la politica degli Stati Uniti d’America, è fondamentale comprenderne la cultura; e se già con il primo libro Costa puntava a smantellare i luoghi comuni dandoci una conoscenza tridimensionale dell’America, stavolta l’obiettivo, ancor più ambizioso, è intessere una narrazione coerente della lunghissima carriera politica di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America, mettendola a confronto con quella della sua vicepresidente Kamala Harris, e saldando il vissuto personale di queste due figure fenomenali all’America degli ultimi cinquant’anni. Il risultato è, appunto, una storia profondamente americana.
In un Paese dove scandali personali possono segnare la fine di una carriera politica e farsi conoscere personalmente dagli elettori, stringendo mani e prendendo in braccio bambini, è la parte più importante della campagna elettorale, ripercorrere il vissuto di Joe Biden è fondamentale per capire chi è e perché ottantun milioni di americani lo hanno scelto, rendendolo il presidente più votato della storia. L’inquadramento del neopresidente comincia nel 1972, quando Biden, ventinovenne, senza ancora l’età legale per poterlo fare, si candidò a senatore vincendo un’elezione che molti davano per persa; il suo temperamento giovanile, irruento, che lo portava a sbattere il telefono in faccia ai finanziatori che volevano dirgli cosa doveva fare e pensare, è difficile da riconoscere oggi nel calmo, pacato presidente dai capelli bianchi e dagli occhi gentili che parla della necessità di guarire l’America (pur facendosi sfuggire l’occasionale Will you shut up, man? in campagna elettorale!). Ma sono soprattutto le numerose prove a cui Biden dovette far fronte che lo hanno confermato al popolo statunitense come l’emblema di uno dei valori principali degli americani, la capacità di rialzarsi dopo una caduta; come quando, appena qualche giorno prima dell’inizio del suo incarico da senatore, un incidente costò la vita a sua moglie e a una dei suoi figli, e dovette giurare per il suo ruolo dalla stanza d’ospedale dove erano ricoverati i suoi due figli maschi sopravvissuti:
La cerimonia fu organizzata dal Senato in via straordinaria nell’ospedale di Wilmington, proprio nella stanza in cui erano ancora ricoverati i figli. Accanto a Beau con la gamba in trazione, circondato da poche persone, tutte a pezzi, in quella che sarebbe diventata una delle immagini più famose e strazianti della sua vita, Joe Biden diventò ufficialmente un senatore degli Stati Uniti. (p. 39)
E se il carattere buono, pacato, amichevole del Presidente lo fece diventare, negli anni, uno dei beniamini del Senato, la vita spesso tentò di piegarlo, confermando ancora una volta che la politica non esiste in un vuoto ma è fatta prima di tutto di persone: il tumore di Beau Biden rese impossibile la candidatura di suo padre alle elezioni presidenziali del 2016. Costa, con la chiarezza espositiva che lo caratterizza, collegando la vita personale di Biden alla sua figura pubblica ma anche alle sue decisioni politiche – chissà cosa sarebbe successo, se nel 2016 si fosse candidato lui contro Donald Trump – riesce a dipingere con grande equilibrio il quadro pubblico e privato insieme di un presidente che il popolo americano conosce intimamente grazie alla sua lunghissima carriera politica ma anche grazie a questo trascorso personale così travagliato, che lo ha portato, nel 2020, a diventare il simbolo perfetto di una nazione distrutta dal coronavirus che cerca la ricostruzione:
«Build Back Better» divenne lo slogan conclusivo della sua campagna elettorale. Può capitare di cadere, di perdere tutto, di dover mettere in discussione se stessi, di trovarsi al tappeto senza speranze e senza energie. Ma è sempre possibile rialzarsi. Anzi. Bisogna rialzarsi. La storia personale di Joe Biden si era saldata alla storia nazionale degli Stati Uniti (p. 189).
Nel frattempo, ben altre erano le sfide che Kamala Harris doveva affrontare; basti dire che essere la prima vicepresidentessa donna e di colore degli Stati Uniti non è l’unica volta in cui è stata “prima”. Figlia di un’epoca che stava finalmente muovendo i primi passi verso la desegregazione razziale, fu la prima donna e la prima persona di colore a servire come procuratrice generale della California; e le sue posizioni progressiste contro la pena di morte e, come spesso accade alle donne in posizioni di potere, perfino le sue relazioni personali le attirarono diverse critiche, anche feroci. Nella narrazione di Costa, la storia di Harris si fonde perfettamente allo sfondo storico che Kamala visse personalmente, prima di trovarsi nella situazione di chi può influire sulla Storia, da procuratrice prima e da senatrice poi, come avvenne con la pratica del busing o con l'inaudita situazione della criminalità alla fine degli anni ’90. Allo stesso modo, l'analisi di Biden vicepresidente sui generis presta il fianco a un commento sulla presidenza di Barack Obama, sul sistema sanitario americano, sui diritti LGBT e anche sulla figura di Barack Obama stesso, così diverso e complementare del suo vicepresidente. Quell'America che, anche grazie alla divulgazione di giornalisti che puntano a sottolineare le differenze prima che ad appianarle, abbiamo imparato a comprendere un po' meglio, prende letteralmente vita, assumendo il volto dei suoi protagonisti e saldandosi alla loro storia.
La narrazione arriva così ai giorni nostri, quando Costa, descrivendo i fatti inauditi di Charlottesville nel 2017 con pennellate tanto vivide quanto precise, descrive quella che potrebbe essere definita una delle prime manifestazioni di quella violenza di estrema destra che ha toccato il suo apice lo scorso sei gennaio, giorno dell’assalto a Capitol Hill. Il valore dell’analisi storica che Costa riporta in questo libro è che, lungi dall’essere un instant book, è un manuale per la comprensione non solo della presidenza Biden, che sta per iniziare, ma anche di cosa sta succedendo alla cultura americana, dei danni lasciati dalla presidenza Trump e di dove Biden e Harris dovranno rivolgersi per iniziare a ricucire e a medicare le ferite dell’America. Con la sua lunga conoscenza del suo Paese e del popolo che lo abita, Biden conosce benissimo la situazione che si trova a ereditare, e l’ha saputo sin dalla campagna elettorale:
(Donald Trump) Parlava del coronavirus usando i tempi verbali al passato, radunava migliaia di persone ai suoi comizi senza alcuna misura di sicurezza e descriveva un paese che aveva un solo grande problema: l’estrema sinistra. Era complicato dipingere Joe Biden e Kamala Harris come due pericolosi rivoluzionari, e infatti i sondaggi mostravano che questo argomento non attecchiva: ma è vero che alla fine di quella campagna elettorale la missione dei Democratici era cambiata. Joe Biden si era candidato per salvare «l’anima della nazione», cioè innanzitutto per evitare le conseguenze di un’eventuale rielezione di Trump, per limitare i danni, ma i fatti straordinari del 2020 avevano modificato radicalmente il contesto. Gli americani non potevano più accontentarsi di un candidato che battesse il presidente uscente e basta. La posta in palio si era alzata. (p. 187)
Oggi l'amministrazione Biden, guidata da queste due fenomenali figure, si insedia alla Casa Bianca. Non resta che da vedere, con in mano la guida che è Una storia americana, come Biden e Harris sapranno trasformare le loro storie nella Storia.
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