La profezia dell'armadillo - Artist edition
Bao Publishing, 2017 (1^ ed. 2011)
pp. 160
€ 18 (cartaceo)
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pp. 192
€ 16 (cartaceo)
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Moltissimi in quest’anno si sono avvicinati all’opera del fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, me compresa: durante la quarantena, le nuove puntate della sua serie di brevi animazioni "Rebibbia Quarantine", pubblicata su Instagram, avevano per molti la capacità di rischiarare un po’ le giornate di lockdown grazie al mix di ironia dissacrante e paradossale e di seria critica sociale applicata ad argomenti quotidiani che ormai è la cifra stilistica del disegnatore di Rebibbia. L’audiolibro di A Babbo morto, la sua ultima graphic novel (già, avete letto bene, l’audiolibro di una graphic novel!) e l’annuncio di una serie Netflix in arrivo, "Strappare lungo i bordi", sono state le belle notizie con cui si è chiuso un anno che, nonostante le difficoltà, ha segnato una svolta nell’opera di Zerocalcare: per questo ho pensato di tornare alle origini e recuperare le prime due opere del fumettista, pubblicate rispettivamente nel 2011 e nel 2012: La profezia dell’armadillo e Un polpo alla gola.
Estratto dell'Artist Edition di La profezia dell'armadillo, con una prefazione esclusiva in quadricromia che si riallaccia al tema del ricordo |
È importante riconoscere come l’opera di Zerocalcare sia, in realtà, profondamente interconnessa, tutta legata assieme dal ricorrere degli innumerevoli personaggi strampalati che popolano l’universo di Zerocalcare: non c’è dunque modo migliore che tornare alle prime opere per conoscerli, a partire dall’armadillo di cui si parla nel titolo della prima graphic novel. Personificazione paradossale e assurda di paranoie e ansie della vita del protagonista Zero, nella prima opera lo vediamo accompagnare il fumettista dagli anni della sua infanzia lungo tutta la sua crescita: ed è proprio su certe pesantezze della vita adulta che si incentra questa opera d’esordio. Infatti, alternata a tavole autoconclusive del genere che ancora oggi si possono godere sul blog di Zerocalcare, procede la vera e propria narrazione di questa graphic novel: una storia che viene disegnata “per non essere dimenticata”, la storia di come i mostri di qualcuno siano più pesanti e più aggressivi di quanto lo siano per altri. Con la delicatezza e la precisione di chi scrive sia per se stesso, per non dimenticare, ma anche per rendere giustizia alla vita e all’oggetto della sua scrittura, Zerocalcare riesce nell’intento di far identificare tutti i giovani un po’ paranoici e ansiosi nelle parole del suo isterico armadillo, e allo stesso tempo ci insegna a saper trovare il confine tra un simpatico e panciuto armadillone che tenta di sabotarci e una vera e propria malattia mentale dal decorso potenzialmente ben più grave: e il ritorno ai sogni infantili con cui si chiude l’opera è forse uno slancio verso un periodo della vita umana in cui gli armadilli della paranoia sono ancora di là da venire, assieme alla variegata panoramica delle responsabilità adulte.
Darth Vader che accoglie il piccolo Zero nell'esclusivo club dei cattivi donandogli il "polpo del rimorso" |
Polpi, armadilli, Luke Skywalker, Ken il Guerriero, l’amico d’infanzia Secco e la mitica Lady Cocca che presta i suoi panni gallineschi alla madre di Zerocalcare, divenuta ormai idolo delle folle: la galassia di personaggi che ha il suo esordio nelle prime opere del fumettista ha sicuramente la capacità di legare a loro i lettori, cosicché resistere dal tornare a leggere le loro peripezie in altre opere diventa praticamente impossibile (credetemi, lo dico per esperienza!). Eppure il cuore pulsante del fascino delle graphic novel di Zerocalcare si cela dietro questa teoria di figure, e sta tutta nella capacità fuori dal comune di Michele Rech di affrontare argomenti condivisibili e universali con un tono che, lungi dallo sminuirli, riesce a spiegarli e a normalizzarli come sentimenti che, bene o male, tutti conoscono: ed è proprio svelando l'universalità delle nostre ansie e nevrosi che Zerocalcare ci insegna, tra una risata e l'altra, a saperle accettare e a conviverci.
Marta Olivi
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