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"Ciao Vita" di Giampiero Rigosi: una storia di amicizia, di coraggio e di crescita

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ciao vita giampiero rigosi



Ciao Vita
di Giampiero Rigosi
La Nave di Teseo, 2021

pp. 519
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Se sapesse quanto poco gli importa, ormai, di dio. Quando ha saputo che la fine era vicina, ha perfino provato a riconsiderare le proprie opinioni sulla fede, ma l'intera faccenda - la trinità, il libero arbitrio, la resurrezione dei corpi - gli è sembrata ancora più farraginosa di un tempo. Si è visto come uno che va a mendicare un favore al rappresentante di un partito per cui non ha mai votato. C'è una lista lunga chilometri: mettersi in coda (p. 23).

La prima cosa che mi ha attirato di questo libro è stata la copertina, con quel cerbiatto che col muso sfiora il braccio del giovane che ci dà le spalle.
Immediatamente dopo ho letto il titolo della foto, We missed you, di Martin Stranka, e soltanto dopo la trama sulla sovraccopertina del libro, e finalmente ho capito che in quella immagine c'era già uno dei due elementi fondanti di questa storia: la mancanza.

La mancanza è quella che prova Sergio, regista affermato che vive a Roma e sembra abbia ricevuto tutto dalla vita: una bella compagna, una bella casa, un lavoro che lo appassiona, una giovinezza ricca di esperienze. Eppure... Eppure, la mancanza alla quale si faceva cenno è quella che si risveglia prepotente in quest'uomo la sera che riceve una telefonata dalla sorella del suo migliore amico, Vitaliano, dalla quale apprende che il compagno di mille avventure del quale ha da anni perso le tracce, è nella fase terminale di una malattia.

Sergio parte così per Bologna, in un viaggio sia fisico che ideale, alla ricerca dell'amico di una vita, ma anche delle motivazioni profonde del loro distacco, della loro giovinezza, delle peripezie vissute assieme, della donna che hanno amato entrambi profondamente, della passione condivisa per il cinema e i libri. 

Ed è qui che il lettore scopre il secondo elemento fondante di questa storia: le promesse e la capacità che noi tutti abbiamo non solo di farle, ma anche di mantenerle, perché i due amici tanti anni prima del manifestarsi della grave malattia di Vitaliano hanno giurato di fronte ad un cielo stellato che semmai uno di loro due fosse stato in punto di morte, l'altro lo avrebbe condotto per mano sino alla fine. 

E ora Sergio si ritrova a fare i conti con la propria coscienza di uomo e con quella del ragazzo che è stato e che da qualche parte dentro di lui è ancora.

Cos'è l'uomo? Un meccanismo che funziona e prima o poi si guasta, si corrompe, smette di esistere, almeno come consapevolezza di sé. Un congegno che per caso o per errore ha raggiunto un livello di autocoscienza così elaborato da indurlo a chiedersi il senso del suo essere al mondo. Un organismo tormentato da domande sul significato della propria vita, sull'esistenza o meno di un'anima che sopravviva alla morte fisica, sulla presenza di un dio, creatore e giudicante, o semplice osservatore, o perfino disinteressato alla sorte umana, ma pur sempre un essere a un livello spirituale più alto e quindi inafferrabile (pp. 455-456).

Una delle prime cose che ho notato leggendo Ciao Vita è stato l'uso che l'autore fa delle lettere maiuscole e delle minuscole: ad un occhio attento, infatti non possono sfuggire tutte le volte nelle quali la parola "Dio" viene scritta con la "D" minuscola. Nemmeno per un istante, però, ho pensato che si trattasse di errori di battitura, ma è stato subito chiaro il gioco sapiente che Giampiero Rigosi fa anche con un'altra parola: Vita. Quest'ultima, infatti, nel corso della storia è significativamente scritta con l'iniziale maiuscola, e non soltanto quando lo scrittore la utilizza come diminutivo del nome di Vitaliano.

La contrapposizione tra queste due parole (Dio e Vita) emerge forte e bellissima e in essa sembra risuonare anche la scelta che Sergio è costretto a fare: confidare nella Divina Provvidenza e lasciare che l'esistenza del suo amico scorra lenta e inesorabile sino ad una fine dolorosa, o privilegiare l'esistenza che lui e Vitaliano hanno condotto nei loro anni migliori e compiere un gesto compassionevole nei confronti dell'amico?

Ciao Vita non è una storia facile da digerire, perché in essa si descrivono temi interessanti ma controversi come la droga, le lotte studentesche degli anni '70 e l'eutanasia, e si percepisce anche uno sguardo molto autobiografico nelle critiche neanche troppo velate all'ambiente televisivo e cinematografico (Rigosi infatti è anche autore per la radio, il cinema e la televisione):
E la sconfortante impressione che l'immaginario visivo di tutti quei filmaker più o meno amatoriali sia appiattito sul linguaggio dello spot pubblicitario o del videoclip. Oppure le cose non stanno così. Forse è lui a essere troppo vecchio per apprezzare la creatività collettiva che il web e il progresso tecnologico consentono, e non ha neppure l'onestà di Fontana, che almeno ammette di non riuscire a stare al passo con i tempi, pur essendo determinato a restarci aggrappato (p. 147).

Allo stesso tempo ho apprezzato tantissimo lo sguardo di Sergio (che pare essere anche quello dell'autore) sulla città di Roma:

Si rende conto che lui, in questa città che all'inizio lo affascinava e lo spaventava allo stesso tempo, ha finito per sistemarsi meglio di tanti romani, senza perdere quel distacco da forestiero che ancora gli permette, come oggi, di stupirsi e di lasciarsi ammaliare (p. 156).

Le oltre cinquecento pagine scorrono veloci, ed in esse troviamo quasi tre romanzi uno dentro l'altro: Vitaliano che racconta il passato suo e dell'amico, Sergio che dà voce al presente e sempre Sergio che ritrova e ci espone i sei capitoli del "piccolo libro di traditi e traditori", una serie di testi scritti ai tempi del Servizio Civile ed aventi per protagonisti personaggi realmente esistiti o meno le cui vicende lui ha rivisitato. 

Rigosi sembra quasi condurre un gioco di scatole cinesi, nel quale quasi in ogni capitolo vi sono riferimenti letterari, cinematografici, musicali e poetici, che scopriamo o riscopriamo con una scrittura molto chiara e accattivante, ma mai banale.

Ciao Vita è uno di quei libri che affronta tanti temi dei quali non si può e non si deve mai smettere di parlare. Uno su tutti, quello dell'eutanasia, sul quale i riflettori devono rimanere sempre accesi. 
Ma questa è anche la storia di tutte quelle scoperte che si fanno nel corso della nostra adolescenza, nel corso della Vita, è una storia sul valore prezioso delle promesse, è una narrazione sull'amore in tutte le sue forme, una delle quali (forse una delle più autentiche, preziose e rare) è quella dell'amicizia.

Io credo che tutti coloro che avranno la ventura di leggere questo libro non potranno non amarlo, non riusciranno a non commuoversi di fronte alle vicende di due ragazzini che diventano uomini davanti ai nostri occhi e che si sono scontrati con loro stessi, uscendone comunque vincitori.

In qualche modo chi leggerà questo romanzo non potrà non ritrovarvi un pezzo di sé stesso, e cosa sono i libri se non questo, una mappa che ci aiuta a scovare tutti i pezzi di quel grande puzzle che è la nostra Vita?
Chiediamoci cosa avrà pensato Orfeo nell'attimo in cui lui e Euridice si sono scambiati quell'ultimo sguardo. Avrà compreso che il passato non si può riavere e che il suo compito era accettare il destino? O sarà risalito in superficie senza capire il motivo del richiamo di Euridice, con la frustrazione e la rabbia di chi, dopo avere affrontato tante difficoltà, è costretto ad ammettere di aver fallito? (p. 463)

Ilaria Pocaforza