Come essere antirazzista
di Ibram X. Kendi
Mondadori 2021
pp. 348
€ 20,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
di Ibram X. Kendi
Mondadori 2021
pp. 348
€ 20,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Nella lotta contro il razzismo, però, non esiste neutralità. Il contrario di «razzista» non è «non razzista». Il contrario è «antirazzista». Qual è la differenza? O si avvalla l'idea di una gerarchia razziale, e si è razzisti; o quella dell'uguaglianza razziale, e allora si è antirazzisti. O si crede che le radici dei problemi affondino in gruppi di persone, e si è razzisti; o si individuano le radici dei problemi nel potere e nelle politiche, e allora si è antirazzisti [...] Lo spazio intermedio, sicuro del «non razzista» non esiste. La rivendicazione di una neutralità «non razzista» è una maschera del razzismo. (p. 11)
Consapevolezza, linguaggio e azione.
Ibram X. Kendi, studioso, docente e attivista antirazzista che insegna Scienze Umane presso la Boston University e dirige l'Antiracist Research and Policy Center della stessa università, anche nominato tra le 100 Most Influential People del 2020 dalla rivista TIME, scrive che per essere antirazzisti bisogna liberarsi di strati di condizionamenti esteriori, di parole usate erroneamente e di sguardi che abbiamo introiettato, sia quando osserviamo gli altri che noi stessi. E aggiunge che, fatto questo, dobbiamo agire.
Essere antirazzisti significa arrivare al cuore, all'essenza della questione umana e soprattutto essere schierati, mai neutrali. È un processo che richiede di portare il nostro - più o meno conscio - pensiero razzista al grado zero, fino a metterlo a tacere. Non esistono altre scale di gradazione.
Per farlo, però, occorrono tempo, analisi, coraggio e volontà di abbracciare il cambiamento. Razzisti, almeno una volta, lo siamo stati tutti, e proprio quando ci sembrava che le nostre idee fossero lontane da ogni pregiudizio ne erano invece intimamente condizionate.
L'aspetto più controverso del razzismo è che ci manipola per farci credere che il problema siano le persone e la nostra interazione con loro, quando invece il problema sono le politiche razziste che ci intrappolano.
Per farlo, però, occorrono tempo, analisi, coraggio e volontà di abbracciare il cambiamento. Razzisti, almeno una volta, lo siamo stati tutti, e proprio quando ci sembrava che le nostre idee fossero lontane da ogni pregiudizio ne erano invece intimamente condizionate.
L'aspetto più controverso del razzismo è che ci manipola per farci credere che il problema siano le persone e la nostra interazione con loro, quando invece il problema sono le politiche razziste che ci intrappolano.
Libro-manifesto sull'importanza di prendere posizione contro ogni tipo di discriminazione, Come essere antirazzista parte dal linguaggio che è sempre uno dei presupposti fondamentali dell'interazione umana, l'alfabeto che decifra la nostra visione del mondo e il nostro perimetro di sopravvivenza.
All'inizio di ogni capitolo del volume Kendi prende in analisi i principali concetti della questione razzista/antirazzista - razza, etnia, corpo, comportamento, potere, classe, spazio e tanti altri - e li sistematizza in un nuovo vocabolario che intende fare chiarezza tra le definizioni, a partire da un equivoco base che continua a perdurare: "razzista" non è un termine dispregiativo, è un termine descrittivo, e l'unico modo per cancellare il razzismo è identificarlo guardandolo dritto in faccia e descriverlo in modo coerente, senza tutti i filtri culturali che gli applichiamo addosso. Solo così avremo la possibilità di smantellarlo.
Il saggio di Ibram X. Kendi è uno studio ricco e dettagliato sul radicamento del pensiero razzista dalle sue origini storiche più antiche - il XV secolo e la prima invenzione di razza da parte del potere con Enrico il Navigatore - fino alle sue manifestazioni più evidenti oggi, una su tutte gli abusi della polizia sui cittadini neri nell'America di Trump.
Ma è anche molto altro: è il racconto del viaggio personale di un afroamericano che ripetutamente si è scontrato con il pregiudizio razziale, a volte come vittima, altre perpetrandolo in prima persona, senza una reale consapevolezza dei suoi stessi pensieri. Nel libro l'autore ci aiuta a comprendere le innumerevoli forme di settarismo con le quali il razzismo dialoga e dalle quali trae gran parte della sua forza. Nelle società umane la questione della razza si intreccia con le disparità economiche, culturali e sociali, con la discriminazione delle categorie ancora più fiaccate (come gli immigrati e le donne) ed è lì che il pensiero segregante si consolida e le politiche razziste producono disuguaglianza.
Negli Stati Uniti le vite dei bianchi contano nella misura di 3,5 anni in più rispetto a quelle dei neri, ed è solo la più eclatante di una serie di disparità economiche, sanitarie, legali, socio-culturali:
Ci racconta la famiglia in cui è cresciuto, il rapporto tra i suoi genitori - un amore nato tra le note dei Soul Liberation e poi finito per essere del tutto inglobato nella più classica borghesia americana - ci fa vivere alcuni dei momenti salienti della storia statunitense, dalle politiche di Reagan contro le droghe e la delinquenza all'elezione di George W. Bush e di Barack Obama.
Nel farlo traccia un ritratto del sé di ieri che è costantemente in dialogo con il sé di oggi. Le scuole elementari con i primi malumori al cospetto di una maestra bianca, l'adolescenza complicata nel Queens degli anni Novanta, il suo razzismo anti-bianchi negli anni del college, l'attivismo consapevole e le prime pubblicazioni che l'hanno consacrato come voce di spicco della questione antirazzista.
E infine la lotta contro il cancro, una battaglia che si interseca così profondamente con quella che lui combatte in prima linea:
Al nucleo di tutto c'è una lotta per la sopravvivenza e per l'edificazione di una società piena di imperfetta bellezza. Ora tocca a noi: sappiamo bene come fingere di essere non razzisti. Adesso proviamo a diventare antirazzisti.
All'inizio di ogni capitolo del volume Kendi prende in analisi i principali concetti della questione razzista/antirazzista - razza, etnia, corpo, comportamento, potere, classe, spazio e tanti altri - e li sistematizza in un nuovo vocabolario che intende fare chiarezza tra le definizioni, a partire da un equivoco base che continua a perdurare: "razzista" non è un termine dispregiativo, è un termine descrittivo, e l'unico modo per cancellare il razzismo è identificarlo guardandolo dritto in faccia e descriverlo in modo coerente, senza tutti i filtri culturali che gli applichiamo addosso. Solo così avremo la possibilità di smantellarlo.
Il saggio di Ibram X. Kendi è uno studio ricco e dettagliato sul radicamento del pensiero razzista dalle sue origini storiche più antiche - il XV secolo e la prima invenzione di razza da parte del potere con Enrico il Navigatore - fino alle sue manifestazioni più evidenti oggi, una su tutte gli abusi della polizia sui cittadini neri nell'America di Trump.
Ma è anche molto altro: è il racconto del viaggio personale di un afroamericano che ripetutamente si è scontrato con il pregiudizio razziale, a volte come vittima, altre perpetrandolo in prima persona, senza una reale consapevolezza dei suoi stessi pensieri. Nel libro l'autore ci aiuta a comprendere le innumerevoli forme di settarismo con le quali il razzismo dialoga e dalle quali trae gran parte della sua forza. Nelle società umane la questione della razza si intreccia con le disparità economiche, culturali e sociali, con la discriminazione delle categorie ancora più fiaccate (come gli immigrati e le donne) ed è lì che il pensiero segregante si consolida e le politiche razziste producono disuguaglianza.
Negli Stati Uniti le vite dei bianchi contano nella misura di 3,5 anni in più rispetto a quelle dei neri, ed è solo la più eclatante di una serie di disparità economiche, sanitarie, legali, socio-culturali:
Dagli anni Sessanta in poi il potere razzista si è appropriato dell'espressione «discriminazione razziale», trasformando l'atto di discriminare in base alla razza in un atto intrinsecamente razzista. Ma [...] la discriminazione razziale non è intrinsecamente razzista. La questione dirimente è se la discriminazione crea uguaglianza o disuguaglianza. (p.22)Ibram X. Kendi racconta con coraggio e lucida autoanalisi tutti gli eventi, gli incontri e le letture che hanno segnato progressivamente un nuovo radicale orientamento della sua coscienza su più livelli, quello del cittadino afroamericano, dello studioso, dell'attivista, dell'uomo.
Ci racconta la famiglia in cui è cresciuto, il rapporto tra i suoi genitori - un amore nato tra le note dei Soul Liberation e poi finito per essere del tutto inglobato nella più classica borghesia americana - ci fa vivere alcuni dei momenti salienti della storia statunitense, dalle politiche di Reagan contro le droghe e la delinquenza all'elezione di George W. Bush e di Barack Obama.
Nel farlo traccia un ritratto del sé di ieri che è costantemente in dialogo con il sé di oggi. Le scuole elementari con i primi malumori al cospetto di una maestra bianca, l'adolescenza complicata nel Queens degli anni Novanta, il suo razzismo anti-bianchi negli anni del college, l'attivismo consapevole e le prime pubblicazioni che l'hanno consacrato come voce di spicco della questione antirazzista.
E infine la lotta contro il cancro, una battaglia che si interseca così profondamente con quella che lui combatte in prima linea:
Possiamo sopravvivere al razzismo e alle sue metastasi. Vi chiedo scusa. Non sono più in grado di separare le due cose, e non ci proverò neppure. E se a metterle insieme fosse il genere umano? Immaginate il numero di persone di ogni razza che ogni anno non morirebbero di cancro, se scatenassimo una guerra contro il cancro anziché contro corpi di colore che ci uccidono su scala di gran lunga inferiore. (p. 287)Il libro di Ibram X. Kendi è potente perché non fa di tutto ciò una summa di temi astratti e di definizioni da manuale, ma dimostra concretamente che al cuore di questo impegno ci sono vite che sperimentano l'umiliazione sin dai primi anni nel mondo, a partire dalla consapevolezza del proprio corpo e arrivando a quella delle proprie capacità intellettuali costantemente sminuite.
Al nucleo di tutto c'è una lotta per la sopravvivenza e per l'edificazione di una società piena di imperfetta bellezza. Ora tocca a noi: sappiamo bene come fingere di essere non razzisti. Adesso proviamo a diventare antirazzisti.
Claudia Consoli