Gennaio
di Sara Gallardo
Solferino, 2021
Traduzione di Bruno Arpaia
pp. 137
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Quando si termina la lettura di Gennaio di Sara Gallardo si provano due sentimenti contrastanti. Il primo è quello di mancanza, visto che la prosa della narratrice argentina, splendidamente riproposta nella traduzione di Bruno Arpaia per questa nuova edizione Solferino, è potentemente scarna, con pochi elementi che hanno sempre un'importanza formidabile nell'economia dell'intero romanzo. Il secondo, uguale e opposto potremmo dire, è una sorta di soffocamento delle emozioni. Proprio quel minimalismo che arriva alla scarnificazione della narrativa, di cui parlavamo poco fa, rende quasi insostenibile leggere una sola riga in più di questo romanzo. E ciò non è un male, anzi: si tratta di una sorta di certificazione dell'estrema bontà di questo libro. E del suo stile.
La storia è semplice e diretta, come solo le grandi storie possono esserlo. Protagonista è Nefer, una ragazza che vive assieme alla famiglia nella pampa argentina. E proprio la pampa argentina si può definire il grande altro personaggio centrale di Gennaio. Infatti vedremo a più riprese Nefer muoversi quasi in maniera rabdomantica attraverso questi spazi infiniti. infiniti come sono le intermittenze del suo cuore e del suo animo, sempre in tormento, sempre in struggimento, sempre in patimento di fronte alle relazioni della vita e, perché no, della morte.
Piega la testa e qualcosa di duro, che ferisce la gola e impedisce le lacrime, fa sì che un gemito lungo le esca tra i denti e risuoni smorzato nel pelo lanoso del cane.(p. 65)
La ragazza infatti viene spesso colta da momenti di assoluto panico esistenziale, quando, sopraffatta dall'ansia per quel "peccato non detto e commesso senza senso", si trova a ragionare sulla propria vita, magari cercando scampo dalla calura della prateria. E proprio in quei momenti ecco che scorge, puntualmente a cavallo, Il Negro, il misterioso commerciante itinerante, mezzo gringo mezzo cavaliere, che con il suo sguardo magnetico e il suo sorriso bianco sparato come un colpo di fucile in mezzo all'aia, la scuote da capo a piedi.
Le ombre si arrampicano lungo la parete rugosa e si uniscono all'oscurità del soffitto dove la paglia si tende, liscia come se fosse pettinata.(p. 11)
Se la trama, come vi sarete accorti, è semplice al limite del banale, da rimarcare con forza è la voce della narratrice. Sara Gallardo, sin dalle primissime pagine del romanzo, si attesta come una voce forte e autorevole, con uno stile proprio e proprietario, ben messo in luce, come abbiamo citato anche in precedenza, nella traduzione di Arpaia. Il traduttore riesce bene, soprattutto, a donarci quel senso di ansia cosmica montante che pulsa nelle vene della ragazza. Non sappiamo se ciò sia dovuto alla sua famiglia (più nemica che amica), alla rivalità con un'altra rivale d'amore oppure per un suo tratto caratteristico. O, magari, per quel peccato, quel peccato universale che lei cela nel suo cuore. Quello che sappiamo, anzi finiamo per provare, è un soffocamento, lento e inesorabile, delle possibilità di vita della ragazza. Nonostante non abbia ancora 18 anni, pare essere giunta al capolinea di tutto Nefer.
Però la campagna è solitaria e muta sotto il sole.(p. 27)
Tuttavia, al termine della lettura, dopo averci riflettuto, si riesce a fare un respiro, profondo e basso come "le note" di un gringo solitario che attraversa la pampa argentina. Perché Gennaio non è, solo, un romanzo sull'infinito spazio della vita ma anche un'esplorazione, muta e solitario, delle debolezze dell'animo umano talmente centrali che arrivano a cancellare i confini tra sé e la realtà: "Le lacrime la avvalgono in un velo che cancella il mondo e le bagna l'intera faccia, le mani, la manica in cui nasconde il viso". Gennaio è un romanzo di terra, vento e orizzonti infiniti, come quelli dell'animo umano.
Mattia Nesto