Prisma
di Gianluca Morozzi
Tea libri, febbraio 2021
pp. 224
€ 14,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Ma adoro sentire le storie improbabili dell'Orrido, perché in fondo una bella storia inventata è più importante di una brutta vicenda reale. E qual è, in fondo, la frontiera tra una storia e una leggenda?Abbiamo tutti bisogno di belle storie.Abbiamo tutti bisogno di leggende.Abbiamo tutti bisogno di un amico come l'Orrido. (p. 60)
Vilo Vulcano è un detective-libraio. Libraio, perché è proprietario di una libreria in centro a Bologna: esercizio commerciale che si passa di padre in figlio, la Boutique del mistero non ha best sellers tra gli scaffali ed è forse anche per questo che non è invasa da orde di clienti. Detective, perché l'attività di libraio non mette insieme pranzo e cena e quindi serve un secondo lavoro, meno in chiaro, che lo aiuti a mantenere a galla il poco che ancora ha.
Come in ogni storia di detective e noir, arriva da lui una bella e conturbante ragazza, Zelda Versalico, che vuole far luce sulla morte di suo fratello. Ludovico, mago dilettante, è morto mentre tentava di emulare uno dei trucchi di Houdini e si è consumato le unghie prima di morire di fame e di sete nella stanza in cui si era murato per provare la propria abilità come escapologo e surclassare la rivale, Prisma. Sembra una morte senza misteri, ma Zelda è convinta che il fratello sia stato ucciso.
Vilo, affiancato dall'Orrido, suo aiutante, si immergerà nelle storie di Houdini, nell'escapologia e negli spazi più bui e angusti che la mente umana possa sopportare.
Sarebbe ora di dare un nome alla saga e all'universo bolognese che Gianluca Morozzi porta avanti da anni e che si dimostra un pozzo senza fondo di stranezze, personaggi bizzarri e avventure che passano con molta disinvoltura dall'orrore cosmico, al sovrannaturale, al comico.
Avevamo lasciato la sua Bologna nel marzo del 2019 con Dracula ed io, incentrato sulla figura del più famoso dei vampiri che aveva come aiuto Lajos, il proprietario del negozio di fumetti. Lajos, Lobo e la Betty compaiono anche in Prisma, marginali ma parte dell'universo, e lasciano spazio all'Orrido, controfigura di Thanos – a sentir lui – negli Avengers e con un codice di comportamento per gli appuntamenti con le donne molto ordinato e rigido. Quando si apre la storia, l'Orrido è nel mese in cui esce solo con le ragazze il cui nome inizia per -z.
A differenza del precedente romanzo, dove la narrazione era affidata a Lajos, facciamo la conoscenza e seguiamo i pensieri di un nuovo personaggio dell'universo morozziano, bizzarro come tutti i suoi compaesani: Vilo Vulcano. Il romanzo, anche se inizia come una delle migliori storie noir e di detective, è molto meno investigativa di quanto non si pensi e più volta a fare una degna e frizzante presentazione del nuovo arrivato. Un uomo che ha passato tutta la vita a rinchiudersi in posti stretti e poco agevoli e dai quali la fuga non è sempre possibile o non porta nessun tipo di sollievo.
Si parte dall'infanzia, quando il giovane Vilo e la sua amica del cuore Neve erano soliti nascondersi in giocare nella buia cantina del palazzo e quando Vilo non era mai uscito dai confini di Bologna. Si prosegue nella vita lavorativa: gli introiti sono così scarsi da costringere Vilo a vivere nella propria libreria. Spazio e situazione rese ancora più ristrette dalla sua situazione sentimentale in cui si trova a fare da terzo – ma non possiamo dire "incomodo" – con la dolce Chiaretta. Stretti sono i pertugi dove deve infilarsi per ottenere gli aiuti necessari per risolvere i casi, soprattutto grazie alla visionaria Remedios che ha bisogno di combinazione di piacere e dolore per poter avere delle premonizioni utili all'investigatore. È un continuo e progressivo restringimento dei confini e il caso sull'escapologo arriva quasi come una liberazione dalle situazioni claustrofobiche vissute da Vilo, una miccia per introdurre incidenti non raccontati e misteri del passato che avranno bisogno di un altro volume per essere rivelati.
Non è buffo, papà? La dannazione benedetta dei libri a noi ha portato infelicità, precarietà, mancanza di denaro. Ma per altri è stata una dannazione diversa, terribile, e peggiore... (p. 118)
Un libraio che si occupa di investigazioni non può operare senza un valido substrato di riferimenti letterari e pop. Attenzione però, non parliamo di citazioni e ispirazioni presi dai grandi quali Sherlock Holmes o Nero Wolfe, per quanto Simenon ogni tanto faccia capolino. Parliamo dello stadio di illuminazione che viene nel completo relax dato dalla visione di Star Trek. O dagli indizi che si possono ricavare dai fumetti. O dei casi di omicidio che prendono ispirazione dall'adorazione cieca di Cent'anni di solitudine visto come il libro sacro da un gruppo di nomadi. Le citazioni da film, libri e fumetti sono quasi continue, easter eggs in piena luce che rivelano alla perfezione il modo di guardare al mondo di Vilo.
A differenza di Dracula ed io, questa avventura ha ben poco di sovrannaturale. Il male più grande viene, come sempre, dagli esseri umani che cercano di scappare da luoghi angusti, convinti che la conquista della libertà sia il loro punto di arrivo e non l'origine di nuovi orrori.
I capitoli sono molto brevi, lo stile è frizzante e veloce, i flashback e le divagazioni non disturbano il ritmo e anche eventuali "spiegoni" sono usati in maniera ironica dall'autore che gioca nei generi e sui generi letterari per realizzare l'ennesimo tassello della sua Bologna simil-fantasy. Resta solo da seguire le pagine e vedere cosa uscirà dalle strabilianti evasioni di Prisma.
Giulia Pretta
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