#CriticARTe - L'Afrique! di Ingrid Baars - intervista alla fotografa

Ph. Ingrid Baars © Image Courtesy of the artist
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L'Afrique! di Ingrid Baars - intervista alla fotografa

Ho incontrato Ingrid Baars per la prima volta a Parigi nel 2018, all’interno di Fotofever, la splendida fiera dedicata alla fotografia emergente, situata al di sotto della grande piramide di vetro del Louvre. Un luogo magico, a pochissimi passi da una delle più grandi collezioni mondiali di arte e da Paris Photo, divenuto un punto di riferimento annuale per gli addetti al settore e appassionati di fotografia. L’atmosfera suggestiva di quelle stanze aggiunge un tocco prezioso alle opere esposte, finemente selezionate tra proposte internazionali. Le fotografie di Ingrid occupavano grandi muri e comunicavano una forza misteriosa, che univa l’elemento femminile all’identità culturale dell’Africa, una mistica di suggestioni evocate da forme e colori. I ritratti di Ingrid, raffiguranti donne carismatiche e bellissime, sono contraddistinti da sguardi penetranti, gioielli ed amuleti regali, riferimenti tribali e spirituali, dalla trama d’immagine estremamente tridimensionale, in cui opacità ed effetto liquido si mischiano.
Ingrid Baars è nata nel 1969 a Dordrecht in Olanda. Si è laureata all'inizio degli anni Novanta all'Accademia d'Arte Willem de Kooning a Rotterdam, città in cui vive e lavora. Illustratrice e fotografa indipendente, a partire dal 2000 ha iniziato a esibire il suo lavoro artistico all’interno delle Gallerie. Nel 2010 ha deciso di concentrarsi esclusivamente sul proprio sviluppo artistico, che in precedenza coesisteva con le sue attività commerciali (es. Nike, Singapore Airlines, Nikon). Nel 1997 ha vinto l'Illustration Year Award dei Paesi Bassi, riconfermandosi nuovamente nel 2008 nella categoria fotografia dell'Art Directors Club Netherlands, mentre nel 2011 si è aggiudicata il Color Awards USA. Dal 2005 ad oggi, Ingrid ha ricevuto diverse nominations ed è stata pubblicata su numerose riviste internazionali di design e arte. 

I suoi straordinari collage digitali sono una testimonianza vivente dell'audacia creativa che si impone, mentre tenta coraggiosamente di rivelare la sacra santità della forma femminile. Nel corso della storia, l'iconografia femminile è stata un elemento centrale nell'arte di ogni cultura, rappresentando spesso il tema prediletto dai movimenti artistici espressionisti, avanguardisti e surrealisti.

Nell'arte di Baars sono rintracciabili le influenze e suggestioni di Maestri come Braque, Picasso, Modigliani, Brancusi, Dalì o Francis Bacon, nonchè di pionieri del collage come Hannah Höch, Kurt Schwitters o Cecil Touchon.

partire dal 2011, Baars ha realizzato il progetto L'Afrique!, una serie di opere che continuano l'esplorazione dell'artista dell'iconografia femminile, attraverso l'arte classica africana e a riferimenti culturali come sculture, maschere rituali, scarnificazioni corporee e molto altro. Un soggetto poco apprezzato nell'arte moderna, nonostante diversi capolavori del XX secolo si ispirino alla cultura ed iconografia africana, talvolta approdando ad espedienti artistici post-coloniali piuttosto discutibili. L'Afrique! è un'astrazione della femminilità ed ogni opera d'arte richiama l'attenzione dello spettatore sulle nozioni di oggettivazione, sessualità, maternità e pietà, dominate da un senso profondo di fragilità e umanità. In questa breve intervista, Ingrid ha approfondito alcune tematiche legate al suo lavoro ed al progetto fotografico l’Afrique!

Come è nata, Ingrid, la tua passione per la fotografia, e quali persone/artisti ti hanno maggiormente influenzata?
Avevo circa 16 anni, quando ho iniziato a fotografare le mie amiche e mia madre, che all'epoca lavorava come modella. Ricordo l’emozione che provavo nel guardare attraverso l'obbiettivo della mia fotocamera “Nikkormat”. Amavo catturare l'essenza stessa della bellezza di ogni ragazza. Questo elemento non è cambiato durante gli anni. Sicuramente il fatto che mio nonno fosse un fotografo amatoriale ha giocato un ruolo nella mia professione, in quanto la fotografia è sempre stata presente nella mia vita fin da bambina. Lui era affascinato da soggetti molto diversi dai miei, amava i paesaggi e gli scenari di vita quotidiana, mentre il mio tema principale è sempre stato il ritratto di giovani donne. Ma inizialmente la fotografia non ha rappresentato il mio mezzo di comunicazione nell’arte; nemmeno il principale, soprattutto durante la mia crescita. Mi esprimevo artisticamente con il disegno. Successivamente, durante i miei primi anni all'Accademia di Belle Arti, ho iniziato a realizzare collage. Ritagliavo i miei quadri e disegni, frammenti e spicchi di fotografie (stampe fotografiche di miei scatti o fotocopie di libri trovati in biblioteca). Tutto questo ha avuto luogo a metà degli anni novanta, ossia prima dell’acquisto del mio Mac, che ha segnato un vero e proprio punto di svolta... ora seguo lo stesso procedimento di allora, ma uso la tecnologia e non ho limiti tecnici.

Ph. Ingrid Baars © Image Courtesy of the artist
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Tra gli artisti che mi hanno influenzata maggiormente: Pierre et Gilles, David Lachapelle, Inez van Lamsweerde, Marlene Dumas, Piet Paris, Bjork, Man Ray, Picasso ed Egon Schiele.


Pensi che la fotografia possa aver cambiato il modo in cui guardi il mondo?
Penso che i fotografi e gli artisti possano vedere il mondo, le "cose", in modo leggermente diverso dagli altri. Sono consapevole della mia capacità di percepire l’ordinario in modo originale, nuovo, fresco e sono molto sensibile al colore. Posso restare affascinata dalle forme di un volto umano, analizzarlo studiandone i lineamenti, quando parlo con qualcuno. Ma il mio "occhio" può anche essere spento. 
Con il passare degli anni affini il tuo gusto. Quando ti sviluppi come fotografo/artista, il tuo gusto si trasforma, e quindi il modo in cui guardi il mondo che ti circonda.


Ph. Ingrid Baars © Image Courtesy of the artist
L’Afrique! è un progetto molto poetico. In queste opere hai condensato spiritualità, bellezza e suggestioni della cultura africana, attingendo dal ricco patrimonio storico della sua sfaccettata identità e dalle sue tradizioni e miti. Il risultato è un corpus d'immagini estremamente contemporanee ed affascinanti. Come nasce questo progetto e come hai realizzato le opere?
Non ho un metodo di lavoro standard. Ogni volta che produco un pezzo nuovo, percorro un sentiero diverso. Cerco di fare qualcosa che non ho mai fatto prima e quando ho terminato, non so nemmeno spiegare il percorso dall’inizio, perché non seguo mai gli stessi schemi.
Costruisco le mie immagini con numerosi frammenti di materiale fotografico, che scatto nel mio studio o altrove; si tratta di immagini di modelli, sculture ed ogni sorta di oggetto che mi ispira. Le mie opere sono la somma di tutti questi elementi, collocati strato dopo strato sul mio computer, fino alla nascita di una nuova creatura. Costruisco e ricostruisco. Mi lascio andare. Quando lavoro divento parte dell’opera, una vera e propria simbiosi. Normalmente impiego molto tempo per realizzare un’immagine, procedo fino a quando tutti gli elementi si posizionano nel giusto spazio, come tasselli predestinati. Come se tutte le migliaia di opzioni possibili alla fine portassero ad una sola risposta molto chiara e dall’unico esito possibile.


Ph. Ingrid Baars © Image Courtesy of the artist

In questo periodo, i marchi della moda sono stati costretti a considerare le tematiche del razzismo, dell’inclusione e della diversità all’interno dei loro design e struttura aziendale. Qual è la tua opinione e perché pensi che stia accadendo ora?
Ovviamente è troppo tardi, ma la richiesta popolare di giustizia sociale ha risuonato ovunque, quindi c'è sicuramente più pressione esercitata sull'industria della moda. Aggiungi globalizzazione e social media al mix e le voci finalmente iniziano a essere ascoltate. Inoltre, l'Africa è un continente in via di risveglio con un enorme potenziale da ogni punto di vista.


Pensi che la crescente attenzione dell'industria della moda a promuovere un’estetica globale inclusiva e non stereotipata possa influenzare il tuo progetto l’Afrique! forse in termini di visibilità?
Non credo, sono piuttosto solitaria nelle mie creazioni e non sono molto legata all'industria della moda, ma forse posso intravvedere un cambiamento nell'apprezzamento del mio lavoro a causa di tutto questo? Non ci ho mai pensato.


Qual è il tuo più grande successo?
Sono riuscita a creare un corpus di opere piuttosto ampio nel corso degli anni, rimanendo sempre fedele a me stessa, ho sviluppato uno stile personale, una firma stilistica. Quando mi guardo intorno vedo un sacco di imitatori. Non li capisco… Non comprendo perché uno possa desiderare di creare qualcosa che è praticamente uguale a quello che fanno gli altri?!


Le stime suggeriscono che nel 2018 sono state scattate più di 1 trilione di foto. Cosa pensi quando vedi così tanti fotografi al giorno d'oggi?
Penso che tutti possano fare ciò che desiderano e scattare tutte le foto che vogliono.
Ciò che mi preoccupa è la facilità con cui le persone si definiscono "fotografi" o "artisti". Lo trovo molto irrispettoso nei confronti degli artisti reali. Non si diventa artisti dall'oggi al domani senza alcuno sforzo, se non qualche scatto con l'i-phone.


Quale sarà secondo te il futuro della fotografia?
La nostra società, a livello globale, si sta orientando sempre più verso un linguaggio totalmente visivo. Il bianco e nero analogico rivendica ancora una posizione di prestigio, ma penso che sia una battaglia persa e più di archivio. Innovazioni tecnologiche, intelligenza artificiale ed altro ancora, cambieranno completamente la nostra percezione della fotografia. Forse perderemo l'immagine statica a favore di una narrazione d'immagine in movimento, che sta prendendo il sopravvento?


Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Come ogni altro professionista, amo essere pagato per quello che faccio e guadagnarmi da vivere dignitosamente. Ma devo dire che il mondo dell'arte è un luogo insidioso e bisogna procedere con cautela.


Ph. Ingrid Baars © Image Courtesy of the artist
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Di recente ho iniziato una nuova serie in cui sto fondendo tutti i tipi di origini ed identità umane insieme.
Un’idea innescatasi in seguito alla pandemia mondiale. Penso che questo periodo stia influenzando e forse anche collegando tutti noi su questo pianeta. Una sola collettività. La profonda sensazione, che siamo tutti uniti nell’uno. In questa serie mostrerò anche volti più asiatici e caucasici, ma sicuramente non abbandonerò il mio tema di ispirazione africana.

Elena Arzani 
@arzanicurates

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Info:
Ingrid Baars