di Isabel Allende
Non esagero quando dico che sono femminista dai tempi dell'asilo, da prima che questo concetto entrasse nella mia famiglia (p. 9).
Poco tempo fa, quando è stata annunciata l’uscita di Donne dell’anima mia (Feltrinelli, 2020), mi sono ricordata di quella copertina rosa, e mi è parso come una specie di segno il fatto che quel nuovo libro fosse dedicato ancora una volta a Paula. Così mi sono immersa in questo bel testo.
Donne dell’anima mia, titolo che richiama un altro celebre romanzo della Allende, Inès dell’anima mia (Feltrinelli, 2006), è un inno al femminismo da parte di una delle scrittrici più amate dell'America latina. Testo di agevole e veloce lettura, l’ultimo scritto dell’autrice cilena nipote del Presidente Salvator Allende trae spunto dalle sue vicende autobiografiche per raccontare quando e perché abbia maturato la ferrea convinzione di diventare femminista.
In un mondo improntato al patriarcato e all'egemonia maschile, Isabel Allende nasce e cresce in una famiglia che stimola la sua mente brillante e curiosa, ma diviene ben presto fonte di forti preoccupazioni per la madre Panchita, che in un’occasione ebbe a dire alla figlia:
Anch'io non tollero il machismo, Isabel, ma non possiamo farci nulla, da che mondo è mondo le cose sono sempre state così (p. 28),
mentre la giovane, già avida di letture e di avventure pensava:
Da buona lettrice qual ero, avevo imparato dai libri che il mondo è in continuo cambiamento e l’umanità si evolve, ma i cambiamenti non arrivano da soli, si ottengono con la dura lotta (p. 28). Non esiste femminismo senza clamore (p. 36).
Attraverso frasi veloci come pennellate il lettore scopre una Allende combattiva, che sceglie di non sottomettersi alle convenzioni di una società improntata al patriarcato ed al maschilismo, che privilegia persino nell'arte lo sguardo maschile e svilisce l'operato femminile:
Abbiamo bisogno di un po' di armonia, creiamo tessuti multicolori, lavoriamo la ceramica, cuciamo, ricamiamo ecc. Questa nostra creatività viene chiamata artigianato e si vende a basso costo; se si tratta di quella degli uomini si chiama arte ed è molto costosa, come la banana di Maurizio Cattelan attaccata al muro con del nastro adesivo in una galleria di Miami, del valore di centoventimila dollari (p. 48).
Per Carmen Balcells, bagnata di lacrime.
Con lo stile agile, nitido ma mai banale che i suoi lettori hanno imparato a riconoscere e ad apprezzare, Isabel Allende ci racconta della fondazione nata dopo la morte della figlia (e della quale si occupa insieme alla nuora), la cui missione è quella di investire "nel potere delle donne e delle ragazze per garantirne il diritto alla riproduzione, all'indipendenza economica e alla libertà dalla violenza", e rivendica il diritto all'uguaglianza dei sessi e tratteggia le linee di una incredibile modernità, mentre quasi in ogni pagina non smette di ricordare con struggente dolcezza l'amata figlia Paula.
Donne dell'anima mia sfugge ad ogni genere, mescolando autobiografia, memoir e saggio. Il risultato è un piccolo testo potentissimo, attuale e fruibile che ci ricorda le battaglie che noi tutti (non solo le donne) non devono mai smettere di condurre nella vita di tutti i giorni, ricordando sempre che in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo è soltanto lo spirito dell'amore (altro tema assai caro all'autrice) a poterci indicare la strada da percorrere, in quel difficile cammino che è la Vita.
Ilaria Pocaforza