La luna di miele di Mrs. Smith
di Shirley Jackson
Adelphi, 2020
Traduzione di Simona Vinci
pp. 279
€ 19 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)
I racconti di Shirley Jackson sono arrivati un giorno per posta alla famiglia, dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1965. Alcuni inediti giacevano in uno scatolone nel fienile di una casa del Vermont e furono spediti senza preavviso. Altri furono scoperti alla Library of Congress di Washington e alla San Francisco Public Library. Leggendo il materiale, i figli, Laurence e Sarah, decisero che i lettori avevano il diritto di conoscere questa parte della produzione della loro madre e che quindi dovevano essere pubblicati.
Quello che colpisce, in questi 31 racconti così diversi tra loro, che spaziano dal gotico, al thriller, alla commedia più surreale, è la presenza costante di una visione che riesce a fermare i personaggi un attimo prima. Prima della consapevolezza, o del baratro, dell'inizio della caduta, della fine. Un intero teatro di personaggi danzano sul filo del possibile, prima di chiedersi se davvero sta per succedere quello che tutti i lettori capiscono nel medesimo istante del protagonista.
Molti altri sembrano fermare il tempo sui gesti di una quotidianità claustrofobica, che anela a guardare all'infinito ma resta imprigionata nel grottesco sopravvivere, come un quadro di Hopper o una fotografia di Vivian Maier. O ancora ci regalano le atmosfere rilassate di un'epoca - quella tra gli anni Trenta e Sessanta - in cui bere e fumare erano dei lussi da concedersi senza timore alcuno, ma con un retrogusto di noia borghese che diventa istinto primordiale, a volte impulso al male, mentre ritraggono annoiate signore chiuse dentro iconici scenari di idilliaca vita coniugale, che pensano a come far fuori il loro fedele marito.
In questo o in quell'altro momento o modo di fare o ironica battuta, ci sembra di ritrovare la Jackson compulsiva, che non smette mai di riflettere sulla sua vita e sulla vita degli altri, continuando a battere sui tasti della sua macchina da scrivere. Non senza un'attenzione maniacale allo stile, visto che non esiste una sola frase fuori posto.
Shirley Jackson non è il genere di autrice che si cela dietro un racconto, ma è quella che è presente a ciò che vuole raccontare, una testimone oculare, capace di sovvertire i miti di quegli anni o di presentare le proprie personali imperfezioni coniugali senza perbenismi; come se si si intravedesse ella stessa, di sfuggita, riflessa su uno specchio impietoso di vita borghese, a volte un po' troppo stretta.
Una scrittrice è sempre qualcosa di più che una semplice etichetta, e nonostante la meravigliosa complessità dei suoi romanzi dalle atmosfere gotiche e cupe, al limite del metafisico - solo pochi sono i racconti di questo tenore, preferendo lasciare questi temi ai romanzi - e dalle ripercussioni psicologiche, qui troviamo l'altro lato del suo profondo talento, o in molti casi, la sua bottega di scrittura, che ci racconta come venivano costruite le sue trame (come nelle due versioni di La luna di miele di Mrs. Smith)
Tra tutti i racconti contenuti in questo scrigno di narrazioni, di indubbio effetto, almeno per il mio sentire, restano Mia nonna e il mondo dei gatti, Il mio ricordo di S.B. Fairchild e Incubo, che ruotano intorno al tema del perbenismo, dei ruoli sociali, come in Incubo,
Miss Morgan cominciò a sentirsi incalzata, e accelerò. Raggiunse la fermata e si mescolò alla folla che aspettava di salire, ma c'era troppa gente e l'autobus le chiuse le porte in faccia. Lanciò un'occhiata ansiosa in fondo all'isolato, ma non si vedevano altri autobus in arrivo. Potrei prendere un taxi, pensò. Quel buffone sul furgoncino perderà il lavoro. (p. 67)
della logica del capitalismo, ossessionato e ossessionante, come in Il mio ricordo di S.B. Fairchild,
Circa tre settimane dopo, una sera uscimmo per andare a giocare a bridge. Quando tornammo la babysitter ci disse, arrossendo, che avevano telefonato per annunciare un telegramma a carico del destinatario; l'aveva ritirato e lasciato, isse mentre indietreggiava verso la porta, sulla scrivania di mio marito. Il telegramma comunicava che se non avessimo saldato il debito con i grandi magazzini Fairchild, l'azienda si sarebbe riservata di adire le vie legali, firmato «S.B. Fairchild». (p. 224)
ma anche del retroscena che c'è dietro figure apparentemente rassicuranti, come la nonna, che non ama i gatti, ma riesce a passare da vittima a carnefice, il tutto condito da un umorismo molto sottile:
La nonna e Nick se ne andarono a Sud per un po'. Lei ci mandava dei resoconti settimanali: Nick era scappato, Nick aveva morso il controllore di un treno, Nick aveva sventrato tutti i cuscini dell'albergo, Nick era caduto in mare, Nick si era ferito una zampa lottando con un coccodrillo (su questo argomento la nonna non volle più tornare; diceva che non era piacevole pensarci), Nick era stanco di viaggiare e stavano tornando a casa. Tornarono, la nonna abbronzata e piena di energie, Nick smagrito e con l'aria stanca. (p. 202)
Insomma c'è un mondo di sfumature in questi racconti, non certo tutti dei capolavori, anche perché molti destinati a riviste in voga del tempo, ma indubbiamente un tesoro prezioso per i tantissimi lettori di questa scrittrice così amata, di cui tanto resta ancora da pubblicare in italiano, e che non finisce mai di stupire e conquistare i suoi lettori. Nonostante la sua vita intensa, tra giornalismo e scrittura e contemporaneamente non del tutto perfetta, accanto ad un marito professore che spesso la tradiva, frustrata per il desiderio di avere una carriera sua, soprattutto nell'ultima parte della sua vita, e l'obbligo di occuparsi di casa e figli, grande conoscitrice degli orrori umani, più che dell'horror genericamente inteso, che compare come inquietudine e dramma psicologico, nelle atmosfere di molti suoi scritti, la Jackson è senza alcun dubbio una delle scrittrici più interessanti dell'epoca moderna.
Samantha Viva