Il maschilismo orecchiabile
di Riccardo Burgazzi
Prospero Editore, 2021
pp. 140
€ 14,00 (cartaceo)
Uno dei viaggi più affascinanti che si possa mai concepire è quello alla scoperta dell’essere umano e dei suoi meccanismi. Primo tra tutti il cervello, che presiede alla comprensione dello spazio che ci circonda, l’unico in grado di attribuire un senso e valore all’esperienza del vissuto. Come vengono analizzate le informazioni che riceviamo dall’esterno, quali leve emotive presiedono e, infine, quali comportamenti innescano?
Ne Il Maschilismo orecchiabile, Riccardo Burgazzi focalizza la propria indagine sull'ultimo “mezzo secolo di sessismo nella musica leggera italiana”, periodo durante il quale i versi dei brani di molti artisti canori si sono fatti spesso veicolo di oppressione, perpetrando “la maschilità egemone” (termine che si riferisce alla Teoria di Antonio Gramsci ed al suo uso del concetto di “egemonia”).
Quest’ultimo concetto è ripreso e analizzato nella prefazione curata da Carlotta Cossutta, un testo che offre notevoli spunti di riflessione ed introduce ad una più ampia comprensione del meticoloso lavoro di analisi svolto da Burgazzi.
“Questo non vuol dire che ogni uomo opprima una donna, – scrive Cossutta – ma che la classe degli uomini complessivamente trae vantaggio dal potere che viene esercitato sulle donne” (Prefazione, p. VIII)
Un fine concetto, che non solo è ben espresso in questa sede, ma che potrebbe estendersi a ogni oppressione di genere, mettendo a nudo il perverso meccanismo che le presiede. Addentrandoci maggiormente tra le pagine di questo libro, iniziamo a comprendere come le “canzonette” di una vita, quelle che spesso abbiamo cantato allegramente con gli amici, fossero spesso popolate da un universo di concetti che alimentavano la confusione e, spesso, si facevano promotori di violenza. Una scoperta che lascia un sapore amaro in bocca, non tanto per la presa di coscienza dell’esistenza di un mondo in cui l’eguaglianza è una chimera, bensì per la consapevolezza che quei versi, inconsapevolmente, li abbiamo cantati anche noi. Ed è proprio questo disincanto a costituire il nocciolo dell’intera lettura.
Attraverso l’analisi di brani diversi, l’autore passa in rassegna diversi generi musicali, senza puntare il dito sulle subculture popolari, bensì abbracciando anche la più “sacra” lirica di Verdi.
"Ho 28 anni ragazze contattatemi, scopatemie se resta un po' di tempo, presentatevinon conservatevi, datela a tutti anche ai cani,se non me la dai io te la strappo come Pacciani" (Fabri Fibra, Su le mani, 2006 - Brano citato a p. 98 del libro)
Burgazzi esplora e propone al lettore un notevole numero di versi, che proprio per la loro gioiosa “orecchiabilità” non sono stati identificati dal nostro cervello come offensivi, bensì come semplici “canzonette” o “opere belle”. Si svela così quella “cornice di senso” all’interno della quale la sottile “inconsapevolezza” di buona parte del pubblico ha indirettamente contribuito a condividere questa forma di sessismo per decenni.
"Che lo stalking sia una forma di violenza è stato riconosciuto dalla legislazione italiana da non molto tempo, ma sicuramente nella canzone pop il caso non viene rilevato come tale, anzi, è uno dei temi più dibattuti, esaltati e rivendicati." (p. 103)
Il Maschilismo orecchiabile ci guida pertanto a una comprensione logica e approfondita di tutte le dinamiche che nel tempo hanno fatto sì che anche la musica fosse contaminata dall’oppressione di genere e diventasse un veicolo di cattiva informazione, promuovendo una concezione retrograda sul ruolo della donna nella società.
Il libro di Burgazzi ha un contenuto spesso, ma una veste leggera, che può essere apprezzata da chiunque desideri approfondire il funzionamento dei linguaggi di comunicazione e della musica. Il formato tascabile e una grafica ben curata impreziosiscono l’opera, che può essere così piacevolmente sfogliata in qualsiasi momento e luogo.
Elena Arzani
@elenaarzani
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