Eroe
di Lee Child
HarperCollins, 2021
Traduzione di Adria Tissoni
pp. 120
€ 12,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)
Mettetevi pure comodi e abbiate il dono dell’ascolto, Lee Child ne avrà per molto. Del resto, ha scritto 25 romanzi solo per poter esaurire a tutto tondo il personaggio che lo ha reso ricco e pluripremiato, Jack Reacher, il “cavaliere errante” dagli occhi azzurro ghiaccio e capelli biondo scuro, che ha la colpa di essere sempre pronto a correre in soccorso dei più deboli, come Robin Hood, certo, ma principe dei guai. «Amo i miei lettori e so che vogliono sempre più storie di Reacher in futuro», ha affermato lo scrittore ai microfoni della BBC lo scorso gennaio 2020. In Italia, Longanesi ha pubblicato tutti i suoi romanzi a parte gli ultimi due, Blue Moon e The Sentinel ancora inediti. Per i più curiosi, la Paramount Pictures e la Skydance Productions nel 2012 e nel 2016 hanno prodotto due pellicole con protagonista Tom Cruise nei panni di Jack Reacher, chi meglio di lui.
Oltre ad aver venduto milioni di copie in tutto il mondo del suo eroe, raggiungendo la vetta delle classifiche dei bestseller, Lee Child nato James Dover Grant nella britannica Coventry nel 1954, scrive anche per TLS (Times Literary Supplement), rivista letteraria settimanale pubblicata a Londra dalla News International, nata come supplemento del Times nel lontano 1902 su cui hanno scritto Virginia Woolf, Sylvia Plath, T. S. Eliot, Italo Calvino e altri irraggiungibili scrittori.
«Adesso, in questo XXI secolo minacciato dall’eccessiva velocità d’informazione, dalle fake news e dalle opinioni espresse in modo immediato e irriflesso, il TLS vuole fornire un modello alternativo di informazione […] Così è nato il progetto di una collana che riprenda i saggi pubblicati ieri e oggi dal TLS, a volte ampliandoli e sviluppandoli, e offrendoli ai lettori sotto la veste di un libro» (dall’introduzione al testo).
In Italia, HarperCollins ha dedicato un’esclusiva collana in cui saranno tradotte e pubblicate le preziose pagine del TLS. La prima pubblicazione riguarda proprio Lee Child, con la traduzione di Adria Tissoni. Eroe, questo il titolo che tiene in ordine le parole dello scrittore britannico, il quale decide di partire dall’oppio, per comprendere come un uomo del passato più remoto abbia potuto pensare di assaggiare il lattice del frutto della pianta. Cosa lo ha spinto: curiosità o follia?
Le parole, che si susseguono in sole centoventi pagine, sono un flusso di pensieri ipotetici su cosa effettivamente abbia condotto uomini e donne alle scoperte più sorprendenti.
Questo fa di loro degli eroi?
Chi è l’eroe?
Lee Child prova a tracciare una linea del tempo e del significato del lessema che dà il titolo al suo saggio, poiché «le parole dovrebbero andare dritte al sodo, non far perdere tempo» (p. 24). Certo, i significati migrano, mutano, si adattano e lo scrittore ne accetta l’evoluzione, ma “eroe” sembra troppo definita per (as)servirla ai campi semantici più disparati. Tuttavia, prima ancora di capire a cosa e chi si riferisca il termine “eroe”, Child viaggia indietro nel tempo di milioni e milioni di anni (giustificando il suo interesse per la Preistoria grazie all’intercessione professionale della moglie archeologa), ipotizzando il principio della parola sofisticata, strumento imprescindibile alla creazione della narrativa come la conosciamo oggi, dunque immaginando le dinamiche in cui si è potuta generare una lingua così complessa e completa capace di aver dato, a sua volta, alla luce una compiuta definizione di "eroe".
A ogni buon conto, perché dovremmo credere alle supposizioni di uno scrittore di fiction?
«Con un approccio molto corretto, gli scienziati si attengono soltanto ai fatti, miei cari, e a quello che possono provare. Alcuni citano l’osso ioide e il fatto che la postura bipede eretta abbia spostato la laringe e altri tessuti in basso, il che risulta utile in seguito perché riuscirono così a produrre la varietà e la complessità di suoni necessari a una lingua parlata complessa. Questo racconta uno scienziato. Un romanziere vuole immaginare cosa si dicevano questi individui. È legittimo fare congetture simili? In realtà non mi importa» (p. 39).
Riuscire a rispondere alla domanda, per giunta stimolante, di Lee Child sarebbe motivo di un interessante dibattito, se solo ce lo permettesse, dal momento che sembra non importargli. Il flusso di pensieri e ipotesi che lo scrittore scrive senza una meta e un tempo ben precisi, non è una mutua partecipazione tra creatore e lettore, ma una mera esposizione univoca dove non vi sono obiettivi ma solo congetture personalissime riguardo la nascita e l’evoluzione della narrativa e della parola sofisticata.
La sua indisposizione nasce dalla convinzione che la perfezione della parola "eroe" sia stata, nel corso del tempo, erroneamente e prepotentemente frammentata in tre entità diverse. La prima è senz’altro la definizione classica, «perfezionata e dibattuta all’infinito» (p. 82) dell’idea del viaggio prolungato e delle lotte (pensiamo a Odisseo ed Enea). Le altre due entità di "eroe" si sono frammentate nel reclamo dell’establishment e dei suoi portavoce per uso politico, cioè in chiunque compia azioni coraggiose e buone, pertanto l’eroismo dei soldati in guerra, e - permettetemi - medici e infermieri in lotta con le vite afflitte dal Covid-19; infine, "eroe" si è cristallizzato in “il personaggio principale di un romanzo popolare”.
Ammettendo una condivisione sull’uso e sull'abuso delle parole in contesti inadeguati, è anche vero che la lingua è uno di quei strumenti di espressione instancabilmente in aggiornamento. Pensate alla parola “casino”, un tempo casa signorile di campagna, più tardi pubblica casa da gioco e postribolo, oggi luogo dove regna confusione. La migrazione dei significati non è forse legata all’immaginazione liberissima dei parlanti e/o degli artisti? Se così non fosse, non esiterebbero gli slogan, non esisterebbero le rime, anche quelle forzate, non esisterebbe una fantasia generale e universalmente riconosciuta.
Da chi discendiamo? Come abbiamo raggiunto la creazione di una narrativa così sofisticata, forte potere dell’immaginazione e di una vita parallela?
Tutte domande lecite, e come già detto, estremamente stimolanti.
Intanto Lee Child, con Eroe, è con voi al tavolino di un bar, certamente lieto di chiacchierare e condividere le sue mirabili congetture, per ore. Tu nel frattempo vorresti contribuire, almeno ci provi, ma forse è meglio se ordini un altro paio di alcolici.
Olga Brandonisio
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