Futuromania. Sogni elettronici da Moroder ai Migos
di Simon Reynolds
Minimum Fax, 2020
Traduzione di M. Piumini
pp. 512
€ 22,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
“Scrivere di musica è come ballare di architettura” – Frank Zappa.
Simon Reynolds è un critico musicale di fama internazionale, che attinge a una vasta gamma di conoscenze, con alle spalle numerose pubblicazioni di successo, che approfondiscono diversi ambiti della storia della musica, affrontandola in modo arguto e provocatorio rispetto al presente e al futuro della cultura e dell’innovazione.
Nel suo nuovo libro Futuromania. Sogni elettronici da Moroder ai Migos, edito da Minimum Fax, Reynolds propone al lettore un’analisi affascinante dell’elettronica, quel filone musicale che, a partire dagli anni ’70, ha donato al pubblico la sensazione di aver compiuto un viaggio interstellare all’interno della musica, conquistando la dimensione di un futuro lontano, che per certi aspetti oggigiorno sembra già alle nostre spalle. Se nel precedente libro, Retromania, Reynolds sostiene che il passato sta calcificando la musica contemporanea, alimentando un’ecologia pop infestata da ristampe di album synth-wave tedeschi di fine anni ’70, minacciando la possibilità di creare musica nuova o futuristica, in Futuromnia afferma che brani come "I Feel Love" di Giorgio Moroder, "Trans-Europe Express" e altre illuminanti registrazioni pop iniziano a sembrarci memorie fantasmatiche di una modernità e di un modernismo ormai finiti. Eppure, come sottolinea lo stesso Reynolds, uno stile di musica non soppianta mai del tutto un altro ed afferma di credere ancora, che "il futuro del pop sia là fuori”. La musica pop, a suo avviso, non dovrebbe pensare al suo passato in termini di repertorio o standard, ma come a una serie di strozzature e di catene da cui, in modo esistenziale, deve liberarsi perennemente (tematiche che Reynolds riprende ed approfondisce ulteriormente nella pubblicazione intitolata “Rip It Up and Start Again”). I sogni elettronici sono quindi fatti della promessa e del ricordo del futuro, sono desideri e ossessioni insieme.
"Futurismo interrotto" mi piaceva per via del rimando immediato allo "sviluppo interrotto". Le nostre idee sui suoni futuribili erano diventate una gabbia dalla quale non riuscivamo ad uscire. (p. 452)
L’autore, all’interno della prefazione del libro, approfondisce la scelta di questa nuova indagine musicale: “Per quanto sia abituato a definirmi critico rock, è probabile che a questo punto della mia carriera la musica su cui ho scritto più parole sia quella fatta con sintetizzatori e sample, non con le chitarre.” A partire dagli anni Settanta, sulla scia di quella travolgente rivoluzione operata da Moroder, dai Kraftwerk e da Brian Eno, che porta ai Daft Punk, al synth-pop, alla musica della cultura rave, a Burial e in anni più recenti alla musica trap e conceptronica, siamo stati affascinati da una musica che recava in sé una promessa: il futuro.
Vogliamo incidere le nostre iniziali nel corpo della storia, così fra vent'anni la gente potrà dire: "La hardcore tecno? Era la PCP!", come il punk erano i Sex Pistols e il rock erano i Rolling Stones – The Mover, 1993 (p. 189)
Reynolds, dotato di un sapere enciclopedico in materia e di una scrittura fluida e accattivante, affronta quel periodo in ordine cronologico, proponendo al lettore una guida che approfondisce le caratteristiche principali di queste sperimentazioni sonore. Il titolo del libro, che probabilmente si ispira agli “Electric dreams” di Moroder e Oakey, soundtrack dell’omonimo film del 1984, è una guida che contiene, come dice l'autore, “tutta una vita di ascolto elettronico”.
La musica elettronica è amata e odiata internazionalmente. Fu il sound ipnotizzante di Donna Summer a creare uno squarcio nel silenzio, proiettando il mondo nel futuro, con la stessa propulsione di un missile. Lanciata nell'Olimpo delle star della musica dall'italiano Giorgio Moroder, padre indiscusso della discodance, che fece ballare milioni di persone nel mondo con il soundtrack del cult movie Flashdance, diventerà l'icona di riferimento del genere. In Inghilterra, le sonorità trasgressive di Brian Eno, all'insegna della libertà di espressione espressa da movimenti giovanili e dalla subcultura anglosassone, portarono il Governo a formulare le leggi restrittive degli anni '70 in materia di festival rave. Quelle sperimentazioni tuttavia non si fermarono e continuarono a diffondersi, conquistando anche la pionieristica America dei computer. Futuromania indaga le origini concettuali del suono sintetizzato, la sua diffusione per aree geografiche, gli stili incrociati riconducibili al lavoro sperimentale e innovativo di diversi pionieri della materia e le varie tendenze odierne.
A differenza di Halo e Gualdi, che hanno studiato musica, Minerva e Boucher sono autodidatte, ma il loro lavoro rivela comunque influenze accademiche: appartengono entrambe ad una nuova scuola di musicisti concettuali (maschi e femmine) esperti di teoria critica. (p. 375)
All’interno sono documentate anche le radici afroamericane della musica elettronica, dal compagno di viaggio free-jazz Sun Ra agli innovatori funk Parliament/Funkadelic. Le numerose sezioni sulle diverse espressioni del genere, ambient, ad esempio, l'hardcore, l'R&B di Missy Elliot e Timbaland, fanno di questo libro uno strumento di riferimento completo per i fan più devoti, nonché un'eccellente manuale di introduzione alla materia, per i nuovi appassionati.
Elena Arzani
@elenaarzani