Il giorno del sacrificio
di Gigi Paoli
Giunti, febbraio 2021
pp. 416
€ 16,90 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Sappiamo ancora poco, pochissimo direi. Secondo le prime, sommarie dichiarazioni testimoniali, pare che un giovane uomo, non oltre i venticinque-trent'anni, alle 9.15 circa di questa mattina sia entrato al Polo di Scienze sociali qui vicino, come fanno centinaia e centinaia di ragazzi ogni giorno. Jeans, maglietta, giubbotto e zaino. Il problema è che nello zaino non aveva dei libri (p. 66).
È da tempo ormai che il tribunale di Firenze per me si chiama "Gotham City", e precisamente da quando lessi Il rumore della pioggia (Giunti, 2016), il primo romanzo della serie ideata dal giornalista toscano Gigi Paoli e avente per protagonista una sorta di suo alter ego, il cronista Carlo Alberto Marchi, sempre pronto a percorrere in lungo e in largo il Palazzo di Giustizia della sua città (da lui ribattezzato "Gotham", appunto) per portare notizie al giornale per il quale lavora, il "Nuovo di Firenze".
A quello sono seguiti Il respiro delle anime (Giunti, 2017) e La fragilità degli angeli (Giunti, 2018), tutti scritti (a detta dell'autore) in 40 giorni, proprio grazie al ritmo acquisito col lavoro di giornalista, grazie ai quali nel 2020 Gigi Paoli ha ricevuto il prestigioso Premio Giorgio La Pira per la cultura.
In ognuna delle storie noi lettori abbiamo assistito a un'evoluzione del nostro reporter preferito, che con ironia e perseveranza ha affrontato le difficoltà della sua professione e la crescita della figlia da solo.
Ne Il giorno del sacrificio (Giunti, 2021) ritroviamo un Marchi più sfiduciato rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere, scoraggiato nei confronti della sua professione, demoralizzato rispetto ai suoi superiori, e sempre perennemente di corsa, un po' per il lavoro e un po' per riuscire a dare la giusta importanza alle problematiche della figlia ormai adolescente, Donata.
Questa nuova avventura si apre con un folle che spara dei colpi di pistola di fronte all'Università di Firenze (proprio adiacente a Gotham), uccidendo diversi giovani. L'evento pare essere nientemeno che un attentato terroristico, e così il cronista giudiziario, tra una crisi adolescenziale di Donata e i suoi personali problemi di cuore, si ritrova a cercare di carpire informazioni all'interno del tribunale, coadiuvato da colleghi e forze dell'ordine, per scoprire il piano criminale del folle e scongiurare ulteriori atti terroristici.
Questo quarto libro esplora la città di Firenze sconosciuta ai turisti e allarga la propria lente al Medio Oriente: come ha giustamente detto l'autore, infatti, il terrorismo islamico ha avuto un ruolo importante nelle nostre vite, almeno fino all'arrivo dell'emergenza sanitaria che stiamo attraversando.
In questo libro però si analizzano anche le guerre dei Balcani, la pulizia etnica, le violenze e gli stupri che hanno investito quei territori negli anni '90.
A un occhio poco attento potrebbe parere che Gigi Paoli stavolta abbia voluto trattare troppi argomenti, ma in realtà ogni evento viene sapientemente dosato, come in una ricetta culinaria nella quale ogni ingrediente (le lotte di religione, le cronache al Nuovo, la crescita di Donata) contribuisce alla creazione di un ottimo piatto, vale a dire di un noir dal ritmo serratissimo ove le azioni di ogni personaggio sono assolutamente credibili e realistiche e nel quale la storia si dipana lentamente ma inesorabilmente, e ove soltanto nelle ultime righe si riesce a scoprire la verità.
Non vi è una sola pagina (seppur romanzata) nella quale si respiri, infatti, un'atmosfera artefatta o irreale, e in questo si riconosce la traccia autobiografica: Paoli, da vero reporter di giudiziaria, sa bene cosa significa essere un giornalista costretto a correre e a rincorrere la notizia, sa cosa vuol dire poter contare su informatori affidabili e, soprattutto, sa il clima che si respira nelle aule di tribunale e negli uffici giudiziari.
Anticipare ulteriori elementi della trama sarebbe nocivo per coloro che ancora non hanno assaporato le pagine de Il giorno del sacrificio: l'unica raccomandazione che mi sento di fare è quella di leggerlo il prima possibile e (se ancora non lo si è fatto) di recuperare tutti i libri che lo hanno preceduto.
L'allegria contagiosa di Carlo Alberto Marchi e la sua inguaribile voglia di essere sempre e solo al servizio dei lettori del suo giornale porteranno una sferzata di buonumore e spingeranno a chiedersi: "A quando la prossima avventura del reporter più simpatico d'Italia?".
Ilaria Pocaforza