Lasciamoci raccontare una storia, e facciamolo con l'abbandono di chi si è sempre lasciato avvincere dalle parole, fin dalla più tenera età: Bianca Pitzorno, grandissima affabulatrice, è tornata da poco in libreria con Sortilegi, una mini-raccolta di tre racconti di diversa misura ma uguale forza evocativa.
Nel primo racconto, La strega, l'autrice porta in vita una storia antica, risalente alla terribile peste del Seicento: una bambina, Caterina, resta del tutto sola nel podere di famiglia, con l'unica compagnia di un corvo che riproduce la voce del padre, di un cane giallo e di una gatta grigia "ereditata" da una conoscente. La crescita di Caterina è qualcosa che seguiamo con apprensione, perché Bianca Pitzorno ci racconta le vicissitudini di una bambina che deve sopravvivere, senza saper accendere il fuoco, né pescare l'acqua dal pozzo. È difficile per noi - come per gli abitanti del paese - poter accettare l'idea che la bella adolescente che si aggira nei pressi del fiume, anni dopo, sia proprio Caterina, l'unica sopravvissuta. Ed ecco che i suoi compaesani trasformano le apparizioni della ragazza in qualcosa di stregonesco, e a noi lettori non resta che seguire con crescente ansia la caccia alla strega, sperando in un colpo di scena finale.
Nel secondo racconto, Maledizione, invece, ci trasferiamo in Sardegna, dove la Signora di Domo Manna si consuma in una profonda gelosia: bellissima ma non più giovane, dopo aver rifiutato tanti pretendenti, la donna si scopre innamorata di un giovane straniero, soprannominato Gadoni. Quando pensa di ricevere da lui una proposta di matrimonio, scopre invece che l'uomo vuole chiedere la mano della servetta di casa, l'orfana Vittoria Palmas. Ecco che, approfittando dell'analfabetismo delle sue sarte, la Signora pensa di far ricamare una terribile maledizione sulla tovaglietta del corredo di Vittoria. Il destino ha però in serbo una sorpresa...
Profumo, il terzo e ultimo racconto, brevissimo, è un viaggio nei ricordi, attivati dal profumo ineguagliabile dei cosiddetti "biscotti di vento", che evocano atmosfere e nostalgia per chi non c'è più e aveva il dono di preparare questi dolci unici. Nonostante gli eredi abbiano provato a replicare la ricetta, manca sempre qualcosa: c'è una magia sotto, qualcosa di inspiegabile e straordinario, che permette al profumo di resistere al tempo e di oltrepassare i confini.
Benché siano stati scritti per un pubblico adulto, in queste tre storie non manca un certo qual tono fiabesco nel rintoccare di espressioni formulari e nella struttura di base delle opere. Bianca Pitzorno non si accontenta di raccontare, ma ci regala poi anche note in calce a ogni racconto, per capire di più sulla sua genesi, perché nessuno dei tre brani nasce dalla sola fantasia; ci sono, invece, storie di folclore, leggende, cronache del tempo. Il risultato è quello di un viaggio nel tempo e nello spazio, al confine del vero, perché il sortilegio della narrazione rende tutto possibile.
GMGhioni
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