Il nodo magico. Ulisse, Circe e i legami che rendono liberi
di Cristina Dell'Acqua
Mondadori, febbraio 2021
pp. 144
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
La parola Odissea che cosa vi evoca? Avventure, viaggi nell'inatteso, pericoli e fantasmagorici stratagemmi per cavarsela, popoli diversi, magia, divinità, un grande eroe naufrago... Nella lettura che Cristina Dell'Acqua ci offre nel suo nuovo saggio, Il nodo magico, l'Odissea è innanzitutto un «continuo e incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami, avventure e amori di cui in qualche modo abbiamo bisogno per raccontare agli altri (oltre che a noi stessi) perché siamo quello che siamo» (p. 3). Tante sono le donne che incrociano Ulisse e che, in qualche modo, lo trasformano in uomo, prima ancora di vederlo come naufrago e/o eroe, e altrettanti sono i sentimenti che segnano un percorso a tappe fino all'agognato ritorno a Itaca. Amore, amicizia, ospitalità, dolore, nostalgia, rispetto, passione segnano (in ordine sparso) gli arrivi, le permanenze e le ripartenze di Ulisse, prima che possa essere ufficialmente pronto a rientrare da Penelope.
Il viaggio nel testo omerico inizia dalla "rinascita" di Ulisse sulle coste dell'isola dei Feaci, dove avviene l'incontro con la bella e giovane Nausicaa, su cui l'autrice si sofferma in modo particolare, perché in effetti questo è un momento che presenta in modo significativo e cambia entrambi i personaggi. Incontriamo lì Ulisse colto nel suo essere un uomo non particolarmente avvenente, ma dotato dell'incredibile talento del racconto: le sue parole «erano come fiocchi di neve d'inverno», e avvincono gli ascoltatori, ribadendo la centralità della narrazione dentro questo poema omerico.
Circe, Calipso, Penelope, Leucotea, Atena sono solo alcune delle altre donne o dee che avranno un'importanza determinante nel cammino di Ulisse. Circe, in particolare, stringe con l'eroe «un nodo fatto di eros, magia, libertà» (p. 31), che non sempre si sfama di fisicità; a volte, come nell'ultimo incontro tra i due, basteranno le parole a stringere ancora una volta questo legame fortissimo. Sarà proprio Circe a insegnare a Ulisse un nodo magico particolare, con cui Ulisse chiuderà un giorno uno scrigno pieno di doni ricevuti dai Feaci. Circe è una donna che accetta di lasciare libero, ma di lasciare libero dopo aver condiviso tanto.
Prima dell'addio definitivo, Ulisse deve però affrontare l'Ade e questo famoso viaggio è un'occasione per Omero per raccontare momenti estremamente profondi, come quello tra Ulisse e la madre Anticlea, su cui Cristina Dell'Acqua si sofferma, cogliendo la commozione presente in quei versi. Eros e Thanatos si uniscono, dal momento che
«l'amore ci trascina senza che possiamo opporre la nostra libertà di scelta, come la morte. È una forza che unisce ma che prima dilania, quando si impossessa di noi e ci porta a lasciar morire, o meglio, a far rinascere parti di noi ancora inesplorate» (p. 45).
Ed è all'insegna di questa straordinaria (e spaventosa) unione che Cristina Dell'Acqua attraversa il poema, cogliendo da un lato l'unicità dell'esperienza di Ulisse e dall'altro gli aspetti condivisibili da parte di ognuno di noi.
Dentro e fuori dal poema omerico, ora soffermandosi su sentimenti atavici e tappe della vita che tutti attraversiamo, ora offrendoci uno sguardo sul valore dell'etimologia e sullo scavo nella lingua greca, l'autrice ci dimostra l'infinito potenziale dei miti, il loro fascino insopprimibile e la capacità inesausta di parlarci al presente e di rinnovarsi, animando studi fortemente ispirati come questo.
GMGhioni
Il nodo magico. Ulisse, Circe e i legami che rendono liberi
di Cristina Dell'Acqua
Mondadori, febbraio 2021
pp. 144
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
La parola Odissea che cosa vi evoca? Avventure, viaggi nell'inatteso, pericoli e fantasmagorici stratagemmi per cavarsela, popoli diversi, magia, divinità, un grande eroe naufrago... Nella lettura che Cristina Dell'Acqua ci offre nel suo nuovo saggio, Il nodo magico, l'Odissea è innanzitutto un «continuo e incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami, avventure e amori di cui in qualche modo abbiamo bisogno per raccontare agli altri (oltre che a noi stessi) perché siamo quello che siamo» (p. 3). Tante sono le donne che incrociano Ulisse e che, in qualche modo, lo trasformano in uomo, prima ancora di vederlo come naufrago e/o eroe, e altrettanti sono i sentimenti che segnano un percorso a tappe fino all'agognato ritorno a Itaca. Amore, amicizia, ospitalità, dolore, nostalgia, rispetto, passione segnano (in ordine sparso) gli arrivi, le permanenze e le ripartenze di Ulisse, prima che possa essere ufficialmente pronto a rientrare da Penelope.
Il viaggio nel testo omerico inizia dalla "rinascita" di Ulisse sulle coste dell'isola dei Feaci, dove avviene l'incontro con la bella e giovane Nausicaa, su cui l'autrice si sofferma in modo particolare, perché in effetti questo è un momento che presenta in modo significativo e cambia entrambi i personaggi. Incontriamo lì Ulisse colto nel suo essere un uomo non particolarmente avvenente, ma dotato dell'incredibile talento del racconto: le sue parole «erano come fiocchi di neve d'inverno», e avvincono gli ascoltatori, ribadendo la centralità della narrazione dentro questo poema omerico.
Circe, Calipso, Penelope, Leucotea, Atena sono solo alcune delle altre donne o dee che avranno un'importanza determinante nel cammino di Ulisse. Circe, in particolare, stringe con l'eroe «un nodo fatto di eros, magia, libertà» (p. 31), che non sempre si sfama di fisicità; a volte, come nell'ultimo incontro tra i due, basteranno le parole a stringere ancora una volta questo legame fortissimo. Sarà proprio Circe a insegnare a Ulisse un nodo magico particolare, con cui Ulisse chiuderà un giorno uno scrigno pieno di doni ricevuti dai Feaci. Circe è una donna che accetta di lasciare libero, ma di lasciare libero dopo aver condiviso tanto.
Prima dell'addio definitivo, Ulisse deve però affrontare l'Ade e questo famoso viaggio è un'occasione per Omero per raccontare momenti estremamente profondi, come quello tra Ulisse e la madre Anticlea, su cui Cristina Dell'Acqua si sofferma, cogliendo la commozione presente in quei versi. Eros e Thanatos si uniscono, dal momento che
«l'amore ci trascina senza che possiamo opporre la nostra libertà di scelta, come la morte. È una forza che unisce ma che prima dilania, quando si impossessa di noi e ci porta a lasciar morire, o meglio, a far rinascere parti di noi ancora inesplorate» (p. 45).
Ed è all'insegna di questa straordinaria (e spaventosa) unione che Cristina Dell'Acqua attraversa il poema, cogliendo da un lato l'unicità dell'esperienza di Ulisse e dall'altro gli aspetti condivisibili da parte di ognuno di noi.
Dentro e fuori dal poema omerico, ora soffermandosi su sentimenti atavici e tappe della vita che tutti attraversiamo, ora offrendoci uno sguardo sul valore dell'etimologia e sullo scavo nella lingua greca, l'autrice ci dimostra l'infinito potenziale dei miti, il loro fascino insopprimibile e la capacità inesausta di parlarci al presente e di rinnovarsi, animando studi fortemente ispirati come questo.
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