Ritratti di cuori in fiamme: "Sabrina & Corina" di Kali Fajardo-Anstine

Sabrina & Corina

Sabrina & Corina
di Kali Fajardo-Anstine
Racconti, marzo 2021

Traduzione di Federica Gavioli
pp. 257

18,00 € (cartaceo)

Un’aureola di fiori rossi, capelli corvini, labbra vermiglie, uno sguardo duro, fiero, complesso. Un cuore tra le mani, dal quale crescono rami di smeraldo, ricchi di foglie nascenti. Questa è la prima impressione visiva che si ha osservando l’edizione italiana di Sabrina & Corina, la più recente aggiunta al variegato catalogo di Racconti Edizioni. La giovane “in fiamme” disegnata in copertina, con il cuore ramoso e infuocato tra le mani, descrive già molto dei temi trattati e dello stile dell'autrice. Con questa raccolta di undici racconti, candidata al National Book Award e vincitrice di un American Book Award, Kali Fajardo-Anstine, nata e cresciuta a Denver, Colorado, spalanca una porta su un mondo femminile che conosce in prima persona, che ritrova nelle storie delle sue zie, nonne, sorelle, vicine di casa, raccontando di un’America differente, ben connotata, e costruendo un dialogo organico e personale sul concetto di eredità etnica e identità culturale. La sua guarda alla tradizione chicana, alle radici della sua famiglia nel New Mexico, che infonde l’americanità ereditata dal luogo in cui abita di incisive sfumature latine. 

La scrittura è per Fajardo-Anstine il mezzo artistico per esplorare le sue origini e per condividerle con il resto del Paese, nonché per far emergere racconti di donne vittime del proprio contesto, donne la cui innocenza o la cui salute viene rubata prematuramente per via dello spazio geografico e culturale pieno di contraddizioni in cui vivono. La Denver che costoro e l’autrice conoscono è infatti una Denver dai colori contrastanti, gentrificata, rivoltata come un calzino dal punto di vista della natura dei suoi quartieri, non per questo resa più sicura, soprattutto per le donne. 
La gentrificazione mi ricordava la casualità del tornado: demoliva un isolato lasciandone un altro intatto. (p. 175)
Lo spazio in cui la narrazione si muove non è però soltanto lo spazio urbano e reale di Denver, ma anche quello fittizio e immaginato della cittadina di Saguarita, creata sulla falsariga dei racconti che l’autrice ha appreso dalle donne della sua famiglia fin da bambina. Saguarita e Denver sono accomunate dalla costruzione di un femminile eterogeneo nelle trame dei racconti, i quali seguendo i rapporti di bambine, ragazzine, madri, figlie, nonne, amiche del cuore, sorelle. Le numerose identità femminili che si susseguono sono quindi unite dal ruolo che ognuna di esse ricopre e spesso dal dolore che le accomuna. La morte violenta, la malattia, il ritorno forzato alle proprie origini per le continue opportunità negate, l’amore infedele, non sufficiente, svalutato, spento. 

Si comincia da Sierra, nel primo racconto; dodici anni e costretta a fare da mamma a un finto neonato fatto di zucchero per un progetto di scienze, mentre la sua di madre esce e rientra a intermittenza nella sua vita. Rabbia, amore e senso di abbandono che combattono tra loro. Ci sono poi Sabrina e Corina, che intitolano la raccolta, cugine e grandi amiche, le cui strade si dividono ad un tratto per poi riallacciarsi in circostanze inaspettate, ingiuste, indesiderate. In Sorelle, di particolare importanza anche perché riporta la reale esperienza di una zia dell’autrice, la cecità di Doty è causa-effetto del suo essere donna, e in quanto tale solo preda indifesa, di non aver avuto nessuno ad aiutarla, di non aver avuto la possibilità di scegliere di scampare alla violenza. Procedendo nella lettura, si riesce ad entrare sempre di più in questo mondo in parte fittizio geograficamente ma così reale e vivo, e, sebbene si tratti di letteratura breve, i personaggi si legano sempre di più tra loro. Si risale a gradi di parentela, a relazioni di amicizia o di conoscenza alla lontana; le donne dei racconti si scontrano tra le pagine l’una nell’altra in vari contesti, che siano cimiteri, malfamati locali notturni, scuole pubbliche o case di famiglia. Questo per riportare la mente a quanto le strade individuali e personali siano intrecciate tra loro, così come il patrimonio culturale dell’America di oggi, che, nonostante si caratterizzi per un’eccezionale diversità storica e culturale, ha ancora molta strada da fare prima di giungere a una situazione accettabile di inclusività

Le donne di Sabrina & Corina sono credibili proprio perché costruite su figure reali. Le violenze che subiscono, che siano fisiche o morali, e le regole a cui devono sottostare per evitarle sono raccontate senza giudizio dall’autrice, piuttosto con un senso di quieta testimonianza di chi sa di cosa sta parlando. L’escapismo nell’alcool e nell’abuso di sostanze è spesso una strategia che molte di queste donne usano, ma che di quell’anelato fine di evasione non ha proprio niente, se non per una misera frazione di secondo; giusto il tempo di tornare sobrie. Cosa fare allora, ci chiediamo noi lettori, insieme all’autrice? La ricerca e la divulgazione di essa sono spesso i primi ingredienti che portano alla cura. Ed è questo che fa Kali Fajardo-Anstine; ci racconta quello che sa, quello che vede, onorando la sua intenzione nella professione di scrittrice, con racconti di dolore, ma anche vitali, a tratti umoristici, ricchi di tenerezza. Costruisce le undici storie alternandole per temi e ritmo nella loro disposizione; un apparente ordine non consequenziale per garantire maggiore uniformità e impatto a ognuna di esse. 

I background culturali che si leggono nelle pagine di questa raccolta possono sembrare lontani dai nostri e credo che in parte lo siano dal punto di vista del dinamismo culturale che caratterizza questa fetta di America, dinamismo che stiamo iniziando solo ora noi in Italia a considerare e rielaborare nel modo giusto, a piccoli passi. Ma alla fine, nonostante tutto, quello che emerge è il pregiudizio che la donna è costretta ad affrontare ogni giorno in qualunque parte del mondo. Dopo decenni di lotte per i diritti, non siamo forse ancora tutte qui a tentare ogni giorno di creare un mondo più equo, meno oppressivo, in cui gli ideali femministi vengano considerati come verità e non solo come capricci o mozioni da valutare? Combattiamo ancora ogni giorno per non farci denigrare per il nostro aspetto e per il rispetto che meritiamo in quanto esseri umani, per educare a quel tipo di non-violenza che dovrebbe essere un valore assodato. Tutto questo si ricuce nella narrazione breve di Kali Fajardo-Anstine, che si inserisce in quella linea letteraria che dà il via ad una conversazione e ispira al cambiamento

Può la letteratura ispirare questo cambiamento? Certo che sì. Anzi deve. Vi riporto con il pensiero alla copertina di questo volume. Perché penne infuocate traducono cuori infuocati.
«Ci guardano nello stesso modo, Corina.» Si mise a ridere e mi puntò un dito in faccia. «Ci guardano come delle nullità.» (p. 50)

Lucrezia Bivona