di Simonetta Caminiti e Valeria Panzironi
In questo borgo scomparso e dimenticato, viveva una mamma col suo figliolo; lavorava come inserviente in una casa di signori molto ricchi, e il ragazzo, di soli dieci anni, si occupava di varie faccende in quella casa (p. 6)
La fiaba di Simonetta Caminiti, Ninfodora, ha un inizio che
non è un inizio: ci troviamo catapultati all’interno dell’azione con la
sensazione di aver mancato un cappello introduttivo, la descrizione del borgo specificato
con l’uso di quell’aggettivo dimostrativo che suggerisce la presenza di un “prima”
rimasto nella penna della scrittrice, e, quindi, immaginabile a proprio piacere.
Per tutta la breve storia dell’amore del giovane per la
donna misteriosa, ribattezzata con l’appellativo di Ninfodora, sono tanti i
dettagli lasciati alla fantasia del lettore, vuoti narrativi non necessariamente
da colmare, ma disseminati qua e là per lasciar scoperta l’impalcatura del
racconto, essenziale e poetica.
Non sappiamo, per esempio, il nome del protagonista, il
giovane sordo e muto che perde anzitempo la madre e si trova a vagare solo al
mondo: nella sua strada incontrerà amici come il Maestro, che l’aiuteranno a
esprimere il suo talento d’artista, e compagni che lo seguiranno solo per ingannarlo,
come Marcantonto, l’allievo che gli ruberà i guadagni ricavati dalla vendita di
un quadro.
Con lo scorrere delle pagine seguiamo il giovane da bambino a
ragazzo, fino a uomo adulto; conosciamo la sua esistenza di pittore itinerante
e scopriamo con lui l’amore per la dama dalle labbra color rubino tenue e gli
occhi “liquidi come piccole onde vertiginose”. Sarà l’amore per questa donna
misteriosa (sbucata forse dal passato), vissuto sempre nell’ombra e culminato
con un “ritratto di sposa” fatto recapitare in gran segreto a casa della ragazza
appena diventata moglie, a dargli la spinta di maturare artisticamente e
diventare un pittore ammirato.
Questo sentimento senza speranza che esalta le qualità e le
doti umane di un giovane ai margini della società non può non riportare alla mente il Gobbo
di Victor Hugo e l’amore per la bella Esmeralda che dona il coraggio di
ribellarsi all’ingiustizia; ma ricorda anche la tradizione fiabesca del grande
scrittore danese Hans Christian Andersen, di cui Simonetta Caminiti – non a caso
– è una delle più grandi esperte italiane.
“Per non parlare invece delle vere e proprie fiabe, permeate
dalla morte, dal macabro, e nel contempo dal suo opposto: l’immortalità quale
trasformazione in qualcosa di superiore, di congiungimento o ricongiungimento
all’affetto perduto, o sottratto prima ancora di esser posseduto. (…) Il tema
della mutilazione è presente in Andersen (a suo modo, la Sirenetta senza gambe
e il Soldatino con una gamba sola; la bimba dalle scarpette rosse, cui saranno
amputati i piedi); ma spesso la mutilazione è il punto di partenza per un
passaggio ad un livello diverso della vita, terrena o ultraterrena…” così
scrive Caminiti nel suo articolo del 2009 per La Frusta.net: e così, ispirandosi
alle fiabe di Andersen, anche in Ninfodora la sordità del protagonista si fa elemento
di ricchezza che aguzza la sua vista, rende profonda la sua sensibilità artistica
e disperato il suo amore per la giovane dama:
E c’era lei, che suonava il pianoforte. Oh, che pena non poter ascoltare! Una pena forse paragonabile alle più grosse malinconie che aveva nutrito nella sua vita. (p. 29)
La fiaba di Caminiti trae forza narrativa anche dalle
illustrazioni di Valeria Panzironi, che a volte colorano le scene del racconto
e altre danno forma alle opere del pittore protagonista, raggiungendo il punto
più alto nelle cinque immagini di Ninfodora, dominate dal chiaroscuro e
illuminate da vivaci elementi vermiglio.
Con la conclusione della storia, balzando in avanti di molti
anni, quell’amore senza speranza che ha incendiato la vita del giovane pittore
sembra tornare in forma sublimata, in una fugace prospettiva circolare che apre
la strada alla speranza, donando senso alla vita dell’artista e, in fondo, di
ognuno di noi.
Barbara Merendoni
A proposito di fiabe, leggi la recensione a "La Sirenetta e altre storie" di Hans Christian Andersen, edito da L'Ippocampo con le illustrazioni di Minalima.