Nessuno resta solo
di Alessandro De Roma
Einaudi, aprile 2021
Einaudi, aprile 2021
pp. 207
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Antonio Floris, detto "Tonio" aveva un sogno: trasferirsi con Nicola in Francia, aprire un ristorante e ricominciare daccapo. Guido Floris, invece, dopo aver lavorato per tanti anni all'università studiando l'influenza del fascismo sull'economia della Sardegna, voleva vivere finalmente tranquillo con sua moglie Lucia, passando insieme gli ultimi anni. Qualcosa è andato storto: Nicola muore in un incidente, mentre Lucia è stroncata dalla malattia. Ci sono due uomini, adesso, che piangono tutto quell'amore che non sono riusciti a comunicare e che non avranno più, e sono due uomini che hanno molto in comune, a cominciare dal bisogno lacerante di solitudine che entrambi avvertono. Quegli uomini sono un padre anziano e un figlio ormai adulto, che non possono trovare conforto l'uno nelle braccia dell'altro, perché Guido finge di ignorare l'omosessualità di Tonio, e dunque Tonio non gli ha mai neanche parlato di Nicola come del suo compagno.
Da anni Guido e Tonio si "tollerano" appena, si sentono lo stretto necessario, mantenendo le distanze: quando Guido avanza qualche richiesta di farmaci e integratori che trova solo il figlio all'estero, perché lì non ci sono, lui glieli manda, spesso in quantità maggiore. Un gesto, sì, ma nessuna parola sulla vita che entrambi conducono fuori da quelle parche e laconiche telefonate. Non sapere è l'unica garanzia per evitare il conflitto.
È quando la vita di entrambi collassa che ognuno sceglie una sua forma di solitudine: Guido compra una casa nel paesino di San Leonardo de Siete Fuentes, dove ormai non vive praticamente più nessuno. E Tonio parte da Torino e torna in Sardegna. Parrebbero due gesti avventati in effetti: come si potrà mai rivendere una casa in un posto così? E Tonio per quanto potrà mettere in pausa il suo futuro? Ma a entrambi serve spazio, in senso letterale e simbolico. Guido cerca la lontananza da tutto, poco gli importa che a San Leonardo non ci sia nemmeno un ospedale o che il telefono prenda solo a tratti; vuole allontanarsi dalla casa di Cagliari, che ancora sa di Lucia e della vecchia vita. Qui, può invece non dedicarsi alle pulizie, né preoccuparsi di come gestirà gli spazi; può anche lasciarsi andare, se crede, o scrivere quel romanzo su Mussolini che tanto ha rimandato...
Quel che né Guido né Tonio sanno è che la vita ha deciso di rimescolare le carte per loro: dopo tanta distanza, i due Floris si rivedranno, ma in circostanze del tutto lontane da quello che avrebbero potuto immaginare. E dovranno almeno per una volta riconoscere ciò che tanti altri vedono in loro: una certa somiglianza, che va oltre la mera fisionomia. C'è una disperazione rassegnata dentro a entrambi, accompagnata da un tentativo di resistere senza mostrarsi fragili davanti al resto della società. Il muro che li separa, ancora una volta, è quello di anni di pregiudizio, incomunicabilità, astio accumulato. Il dolore potrebbe essere una loro lingua creola, se per una volta rinunciassero a prevaricarsi o a evitarsi.
Alessandro De Roma, per questo suo nuovo romanzo che esplora senza edulcorazioni i recessi più inospitali della relazione padre-figlio, ci fa muovere tra passato e presente, per ricostruire le basi di un rapporto familiare collassato su sé stesso. Tanti episodi dell'infanzia e dell'adolescenza di Tonio vedono Guido distruggere ogni sua certezza, per poi indossare un paraocchi e fingere di non capire. Perché l'omosessualità - lo vedremo tra un flashback e l'altro - non ha mai smesso di disturbare Guido, e come un refrain, sia nella sua adolescenza sia nella sua vecchiaia, c'è chi pensa che anche lui abbia tendenze omosessuali. E questo non fa che scatenare sdegno e violenza.
L'inquietudine del rapporto tra padre e figlio è in realtà un'inquietudine più ampia: è quello che si manifesta quando Tonio incontra la famiglia di Nicola, ma è anche ciò che prova Guido quando, al paesello, lo raggiunge un singolare studente, Mirko Sale, che lo idolatra e che vuole un consiglio sulla sua tesi, avendo completamente frainteso le idee politiche del prof. Floris. Entrambi vivono altre e paradossali forme di incomunicabilità, che li fanno sentire non compresi, esclusi, a caccia di qualcosa (empatia?) che non esiste. E noi lettori seguiamo i due protagonisti in questo loro smarrirsi e ritrovarsi attraverso la Sardegna, aspettando di scoprire se Alessandro De Roma, tra i tanti magistrali rispecchiamenti e contrasti, abbia in serbo per i suoi personaggi anche un più pacato riavvicinarsi.
GMGhioni