di Wassily Kandinsky
Ed. Gli Adelphi, 2021
Traduzione di Melisenda Calasso
pp. 238, brossura
€ 13,00 (cartaceo)
“Più di ogni altra forma di superficie, il cerchio tende verso la quiete incolore, perché esso è il risultato di due forze che agiscono sempre in modo uniforme e non conosce la violenza dell’angolo. Il punto centrale del cerchio è, quindi, la quiete più perfetta del punto non più isolato.”
Wassily Kandinsky (Vasilij Vasil'evič Kandinskij) nacque a Mosca, in Russia, nel 1866 e si distinse nel secolo successivo divenendo uno dei più importanti Maestri dell’arte, padre dell’astrattismo, famoso per le sue teorie sul rapporto di musica e colore. Affetto da sinestesia, come molti altri rinomati artisti, tra cui Mozart, Kandinsky approfondì l’analisi pittorica, prendendo le distanze dal movimento impressionista francese, si pose in “ascolto” della forma e giunse a nuove straordinarie scoperte, che permisero grandi avanzamenti sia in campo didattico sia espressivo.
“Il suono del silenzio, che viene abitualmente associato col punto, è così: forte, da coprire completamente le altre proprietà. Tutti i fenomeni tradizionalmente abituali sono resi muti dal loro linguaggio unilaterale. Non udiamo più la loro voce e siamo circondati dal silenzio. Soccombiamo all'elemento “pratico-funzionale" (pag. 18)
Punto, linea, superficie è un saggio di estetica, un vero e proprio contributo all’analisi degli elementi pittorici, pubblicato inizialmente nel 1923, come raccolta delle lezioni teoriche tenute da Kandinsky nel 1922 alla Bauhaus. Il trattato esamina aspetti di pittura e geometria, che trascendendo la forma, identificano più ampie riflessioni di carattere filosofico estetico. Ciascun elemento concorre a creare una grammatica, che pone le basi per una rigorosa scienza dell’arte, obiettivo ultimo dell’artista e teorico russo. Tale riflessione matematica, non è tuttavia sprovvista di poetica, che al contrario trabocca da ogni dove, richiamando spesso alla memoria concetti di estetica platonica e aristotelica.
Nonostante tutte le contraddizioni apparentemente invincibili, anche l'uomo di oggi non si accontenta dell'esteriorità. Il suo sguardo s acuisce, il suo orecchio si affina, e va crescendo il suo desiderio di vedere e di ascoltare l'interno nell’esterno (p. 156)
Punto, linea, superficie segue e completa l’indagine teorica di Lo spirituale nell’arte, testo in cui Kandinsky espone i suoi concetti sul colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d'arte e dimensione spirituale. Argomentazioni che riprende parzialmente ed espande in questo saggio, rinnovatore per la teoria dell’arte del tempo, che riveste un valore capitale ancora oggi all’interno dell’arte contemporanea, nonostante certe riflessioni possano sembrare sorpassate. Grazie alla teorie di Kandinsky, artisti come Piero Manzoni, Lucio Fontana, Bonalumi, Scanavino, Jackson Pollock, Twombly, Hartung, e molti altri, possono essere compresi maggiormente ed apprezzati a fondo. Gli elementi formali che caratterizzano le loro opere, ad esempio il taglio lineare, lo spazio vuoto, il gesto pittorico con il suo tratto più o meno marcato, sono celebrati da Kandinsky, che li raccoglie in questo libro, esaminando la metafisica della loro forma, elencandoli come in un dizionario per la corretta lettura dell’opera d’arte.
Noi ci apriamo a questa via affascinante fondandoci sulle reazioni della nostra sensibilità, che certamente sono radicate all'origine in esperienza intuitive. Ma la sola sensibilità potrebbe anche farci deviare facilmente e errori di questo genere possono essere evitati solo con l'ausilio di un esatto lavoro analitico. Un giusto metodo(1), però, ci terrà lontano dalle strade sbagliate. Questo è un chiaro esempio di come sia necessario fare uso simultaneamente dell'intuizione e del calcolo (p. 90)
La straordinaria rilevanza di queste nuove teorie influenzò in modo determinante lo sviluppo dell’arte, ma pose anche le basi per espressioni di carattere più moderno, come ad esempio la grafica. L’artista russo non si limitò ad analizzare l’opera d’arte, il suo insegnamento permise di creare un nuovo dialogo tra artista, opera e pubblico, fornendo la “possibilità di entrare nell’ opera, diventare attivi in essa e vivere il suo pulsare con tutti i sensi”. Se la superficie è il supporto materiale destinato a ricevere il contenuto dell’opera, la forma, per Kandinsky, trascende la geometria, la scienza matematica, ed abbraccia il suono. In quegli studi egli mirava a determinare la natura e le proprietà degli elementi essenziali della forma, innanzitutto il punto, la linea e la superficie.
"Come un esploratore che si addentra in terre nuove e sconosciute, noi facciamo scoperte nella vita quotidiana, e l'ambiente che ci circonda, altrimenti muto, comincia a parlare una lingua sempre più chiara. I segni morti divengono così simboli vivi, e ciò che è morto acquista vita. Naturalmente anche la nuova scienza dell'arte può sorgere solo se i segni diventano simboli e l'occhio vigile e l'orecchio attento consentono il passaggio dal silenzio alla parola. Chi non è in grado di farlo, è meglio che lasci perdere l'arte, 'teorica' e 'pratica' - il suo impegno per l'arte non creerà mai un ponte, ma allargherà sempre più la frattura che oggi esiste tra l'uomo e l'arte. Proprio uomini simili oggi si adoperano per mettere un punto conclusivo dopo la parola ‘arte’".
Quando il pittore tocca la tela per la prima volta, si genera un punto, che è il primo nucleo del significato di una composizione ed è statico. La linea, al contrario, è dinamica ed è la traccia lasciata dal punto in movimento. Essa può assumere orientamenti e spessori diversi, passare da orizzontale, verticale a diagonale, ma può anche essere spezzata, curva, mista. Ad ogni tratto, ad ogni linea, sono associate delle tensioni spirituali: quelle dell’artista, che compie il gesto e quelle delle emozioni suscitate nell’osservatore esterno. Tensioni drammatiche, se la linea è spezzata, più liriche se è curva.
Elena Arzani