di Chiara Foà, Matteo Saudino
Eris edizioni, 2021
pp. 64
€ 6,00 (cartaceo)
La scuola vitruviana deve essere una scuola profondamente ecologica, partendo dalla consapevolezza che l'armonia tra ambiente e studenti è alla base del successo dei processi formativi. (p. 38)
Nel febbraio dello scorso anno Eris edizioni ha aperto la collana Book Block, la quale tratta «di saggi brevi – adatti anche a chi non è “addetto ai lavori” o non ha una formazione pregressa sul tema – piccoli strumenti di autodifesa culturale che serviranno a introdurre argomenti e temi chiave del mondo in cui viviamo» (dal sito dell'editore). Di questa collana ho avuto il piacere di leggere i primi due volumi, Contro l'automobile e Postporno, entrambi forieri di interessanti spunti di riflessione.
Il volumetto Cambiamo la scuola, di recente pubblicazione, affronta un tema che mai è stato così caldo come in questo periodo di pandemia, fra chiusure forzate e didattiche a distanza che riducono ulteriormente lo spazio dell'interazione in un ambiente a volte fin troppo passivo. Leggiamo nell’introduzione del saggio come il concetto stesso di educazione sia evoluto nel tempo, prendendo sempre più le distanze dall’istruzione elitaria che nell’antica Grecia prevedeva la formazione del singolo individuo di buona famiglia in qualità di politico, per diventare nei secoli accessibile a un numero sempre maggiore di individui – prima i cristiani del medioevo, poi i borghesi dell’epoca moderna, infine i cittadini delle grandi democrazie nel corso del Novecento: «dalla scuola come luogo di propaganda politica e religiosa, alla scuola come luogo di crescita democratica ed emancipazione umana» (p. 5).
La scuola e, in generale, l’apparato istruttivo/educativo di un Paese sono lo specchio del Paese stesso: questo è l’assunto di Foà e Saudino, una visione condivisibile in pieno. In una democrazia che si rispetti l’istruzione è un momento fondamentale per la crescita di cittadini liberi in grado di avere pensieri autonomi.
Ma qual è lo stato della scuola oggi? Questa è la domanda che i due autori si pongono sin dall’inizio. Foà e Saudino, entrambi professori da una vita – di materie letterarie la prima, di storia e filosofia il secondo –, individuano diversi aspetti di quella che chiamano la «Scuola dell’Hydra: un mostro a più teste», vale a dire il suo essere una scuola parcheggio, azienda (in cui si apprendono skill da spendere nel mondo lavorativo), centro commerciale (basata sul modello capitalistico dell’esistenza), d’élite (che rinnega il principio stesso dell’istruzione pubblica), della burocrazia.
A questo modello di scuola, che corrode dall’interno le fondamenta di una democrazia già di per sé vacillante, viene contrapposta quella che i due autori definiscono «Scuola vitruviana», ossia una nuova concezione di scuola umanista. La Scuola vitruviana è ecologica (mette al centro l’armonia fra studenti e ambiente), laboratorio (dove si impara a fare anziché ad assistere passivamente), in grado di sviluppare sentimenti e intelligenza, del non voto (che trovi, cioè, valide alternative al sistema frustrante della votazione in decimali), infine politica (che prepari gli alunni a essere buoni cittadini).
Le considerazioni di Foà e Saudino, come si può notare, non sono originalissime e rientrano nella più ampia discussione su come dovrebbe o non dovrebbe essere la scuola del domani non solo in Italia bensì in un’Europa sempre più attiva, interculturale e progressista. Sono tuttavia argomentazioni condivisibili e corrette, alle quali non ci si può sottrarre se si vuole tentare di dare un nuovo slancio a un’istruzione sempre più frammentata e lontana dalla realtà.
Il volume si conclude, come gli altri della collana Book Block, con cinque consigli di lettura e/o visione. La forza di questi volumetti sta infatti non nella loro completezza, ché nessun saggio potrebbe essere esaustivo in circa sessanta pagine, quanto nell’introdurre un problema e affrontarlo, seppur superficialmente, nella sua interezza, lasciando poi al lettore il compito di formarsi un primo nocciolo duro di pensiero e proseguire poi l’indagine altrove.
David Valentini
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