di Viola Ardone
Salani - Le Stanze, febbraio 2021
(prima edizione: maggio 2012)
pp. 316
€ 14,15 (cartaceo)
€ 2,99 (ebook)
pp. 316
€ 14,15 (cartaceo)
€ 2,99 (ebook)
Chi non ha mai desiderato avere una ricetta magica per guarire il cuore da ogni ferita?
Dafne è architetto e di ricette curative non ne conosce, ma conosce la matematica e sa che ogni problema ha una soluzione, altrimenti non è un problema: da quando ha dieci anni trasforma "nei segni della matematica storie, sentimenti e persone" (p. 12) appuntando nei suoi quaderni "i fondamenti di geometria sentimentale", perché la scienza dei numeri ha un linguaggio preciso e non lascia spazio a rimpianti.
Anche adesso che lavora in un prestigioso studio di progettazione di Milano ed è alle prese con l'ennesima storia con un uomo sposato, Dafne continua a cercare risposte nei numeri, ma c'è un vuoto nella sua vita che nessun calcolo matematico riesce a colmare: non ricorda nulla della sua infanzia prima degli otto anni, prima della separazione dei suoi genitori.
Anche se sembra ignorare il consiglio della sua analista di "incontrare la sua bambina interiore" (p. 77), Dafne non potrà fare a meno di ascoltare quella voce di bimba che gradualmente le parlerà sempre più forte: le racconterà dell'infanzia trascorsa a Napoli, dell'arrivo del fratellino David e dei giochi con Dalia, la sua bambola preferita NUMERO 1; le ricorderà le risate e la complicità con nonna Maria, incapace di fare quel "gioco del silenzio" che invece facevano sempre mamma Marina e babbo Enrico.
La piccola Dafne però avrà anche da rivelare un evento che l'architetto indipendente che indossa sempre scarpe con i tacchi ha perso nei meandri della sua razionalità e che deve assolutamente ritrovare ed esorcizzare per diventare davvero adulta.
La narrazione si dipana su due piani temporali: capitoli dove una Dafne calcolatrice si muove nel presente milanese con una narrazione in terza persona si alternano a capitoli narrati in prima persona dalla protagonista bambina in una Napoli anni'80.
I differenti capitoli sono caratterizzati non solo da un cambio di narratore (e persino di font), ma anche da un efficace cambio di registro linguistico: la piccola Dafne ci racconta la sua storia attraverso linguaggio ed espressioni tipiche dell'infanzia, riportando le frasi "dei grandi" e filtrando gli eventi attraverso i suoi occhi innocenti.
Io ho un nome solitario.Mi ha detto Maddalena Sarnacchiaro, che è la mia amica del cuore NUMERO 1, che il mio nome non esiste nemmeno sul calendario perché non c'è nemmeno un santo che si chiama come me e che quindi io non ho un onomastico, come tutti gli altri. (p. 21)
L'alternata struttura narrativa sottolinea il contrasto tra la spontaneità e l'istintività della Dafne bambina, immersa nei colori e nei profumi di una Napoli che sa di famiglia e la freddezza della sua versione adulta in un'asettica Milano: che fine ha fatto quella bimba? Che cosa l'ha trasformata in un'adulta così diversa?
L'incontro-scontro tra passato e presente darà vita a una Dafne pronta ad affrontare il futuro, consapevole che, a guardar bene, c'è sempre un elemento irrazionale che confonde le nostre Geometrie Sentimentali (p. 300) e che forse, per guarire un cuore, basterebbe seguire quella ricetta di nonna Assuntina, riemersa dalla sua infanzia, senza alcun calcolo matematico.
È vero! Te lo giuro, Dafne, non sto scherzando, te lo giuro, si chiamava proprio così: Ricetta del cuore in subbuglio. Non ci credi? Ok, te la leggo, mo' la prendo e te la leggo. E vediamo se è vero o non è vero. Non ti muovere, eh, resta in linea... Allora, eccola qua:Ricetta del cuore in subbuglioIngredienti:– un cuore in subbuglio, bello grande– un bicchiere di vetro trasparente– acqua corrente, q.b.– zucchero– un cucchiaino- un tavolo- una sedia- una finestra(...)Preparazione: quando tieni il cuore in subbuglio devi fare accussì. Vai nella cucina...(p. 165)
La ricetta del cuore in subbuglio è il primo romanzo di Viola Ardone, già edito nel 2012 da Salani: il viaggio che la scrittrice partenopea de Il treno dei bambini ci invita a compiere in quest'opera è quello interiore, perché forse è solo incontrando il nostro passato che possiamo perdonare e perdonarci, curando il nostro cuore.
E se dovessimo smarrirci, potremmo sempre seguire la ricetta segreta di nonna Assuntina per ritrovare la nostra strada.
Elisa Pardi