di Alberto Angela
HarperCollins e RaiLibri, 2021
pp. 354
€ 19,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Se il primo volume della trilogia di Nerone, L'ultimo giorno di Roma, si fermava appena prima dell'innesco dell'incendio, nella notte del 18 luglio 64 d.C., il secondo libro è un racconto appassionato in presa diretta di quanto avviene nei nove giorni che hanno distrutto Roma e le certezze della sua popolazione.
Seguiamo ancora i due vigiles, Vindex e Saturninus, e a loro si unirà un pretoriano, Primus, ma questa volta attraversare Roma è rischiosissimo, perché l'innesco dell'incendio al Circo Massimo si trasforma presto in un mostro di fuoco (spesso chiamato "belva"), mai visto prima, ulteriormente alimentato dal vento (si ipotizza che fosse libeccio), che fa avanzare le fiamme a velocità sorprendente, anche per via delle tantissime costruzioni di legno. Il panico serpeggia tra la gente e, se tanti fuggono, altri vogliono restare per salvare i propri averi e controllare che la propria casa non venga derubata. Sono necessari atti di coraggio, forza, energia e perseveranza sovrumani per riuscire a salvare più persone possibili per nove lunghissime giornate, e Alberto Angela dà anche voce ai deboli, cerca di rendere giustizia a tante vite che si sono sacrificate per salvare gli altri. Sono molti infatti gli episodi che vedono protagonisti non solo i vigiles, ma anche altri anonimi cittadini romani, e che ci aiutano a immaginare lo sconvolgimento di quelle giornate. Il tutto culmina, come sappiamo, con la distruzione della Roma pre-incendio, che risulta quindi invisibile al giorno d'oggi. Insomma, l'incendio ha rappresentato un colossale spartiacque, nonché una terribile tragedia umana, ed entrambe le chiavi di lettura sono presenti in L'inferno su Roma.
Anche se lo stile è scorrevole e il pathos è forte quanto quello di un romanzo, Alberto Angela, per la sua ricerca, si è avvalso di molteplici fonti: oltre a consultare gli scritti dell'antichità, ha contattato storici, tecnici, vigili del fuoco e ingegneri, meteorologi, per cercare di ricostruire il più fedelmente possibile le circostanze in cui l'incendio è avvenuto e le dinamiche di spegnimento delle fiamme in quei giorni concitati. Dalle antiche tecniche tagliafuoco alle condizioni meteorologiche di quell'anno, Alberto Angela ha scelto strade impervie e poco frequentate per portare la sua indagine a un livello superiore di affidabilità. Poi, certo, come ha precisato durante la conferenza stampa, ci sono moltissimi silenzi della storia impossibili da colmare, e lì ha trovato posto la verosimiglianza, ma certamente è dallo studio e da fitte ricerche, nonché dal "mantra" «guarda, osserva e descrivi» che muove tutta la trilogia. La sensazione, ha dichiarato l'autore in conferenza stampa, è quella di «arrivare su un pianeta lontano su cui non si è mai fatta un'indagine»: molto si è detto di Nerone, poco sull'incendio del 64. Semmai gli storici antichi hanno gettato i loro strali acuminati contro la figura dell'imperatore, addossandogli la colpa, ma da tempo ormai sembra impossibile che Nerone sia stato il responsabile dell'incendio, e Alberto Angela nel libro ci offre argomentazioni convincenti in merito.
Pare piuttosto che la tragedia sia avvenuta per caso, e d'altra parte i settemila vigili di Roma erano consapevoli degli enormi rischi che comportava vivere in una città costruita in legno, illuminata da lanterne e torce, attraversata da strade anguste, dove una insula era addossata all'altra. Sempre molto rispettoso di quel che è stato, Alberto Angela conferma anche in quest'opera l'importanza di «non guardare mai con occhi moderni un'epoca antica»; ci aiuta, piuttosto, ad arretrare nel tempo in un viaggio terrorizzante e affascinante al tempo stesso, per provare a fare chiarezza tra le cortine di fumo della storia.
GMGhioni