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Moglie e soprattutto madre. Può una donna nel 1935 desiderare altro? "Il grido della rosa", il nuovo romanzo di Alice Basso

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Alice Basso, copertina di Il grido della rosa

Il grido della rosa
di Alice Basso
Garzanti, maggio 2021

pp. 304
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Anche se è passato meno di un anno dall'uscita di Il morso della vipera, va proprio detto: Alice Basso mancava, come manca un'autrice che sa strapparci un sorriso e una riflessione, e poi nuovamente un sorriso. Non perché siamo davanti a libri comici, ma perché la sua ironia brillante e acuta permea le pagine dei suoi romanzi con quel guizzo di originalità che la distingue dal panorama della giallistica italiana. Diciamocelo: il giallo c'è sempre e appassiona, ma sono i suoi personaggi che, con un notevole scavo psicologico, vanno oltre la pagina e si materializzano letteralmente davanti a noi lettori. 

Dunque, nel nuovo Il grido della rosa torniamo nel 1935 e ritroviamo la protagonista, Anita, una giovane torinese che, per rimandare il matrimonio, si è presa sei mesi di tempo per lavorare come dattilografa (e ha scoperto che la lettura dei gialli le piace moltissimo!). Nella redazione di “Saturnalia”, rivista che pubblica soprattutto racconti gialli di autori inglesi e americani, Anita e il suo capo Sebastiano Satta hanno già sperimentato (in Il morso della vipera) un'intesa speciale e una certa propensione a fare giustizia - a parole, perlomeno - denunciando fatti della cronaca torinese che il regime vorrebbe passare sotto silenzio. 

«Non l'hanno fatto apposta, non sapevano di esserci portati, ma è così. È la loro chimica speciale, e funziona» (p. 276). 

La strategia? Ammantare la cronaca del fascino del racconto, fingendo di presentare ai lettori un pezzo in traduzione di tale John Dorcas Smith. A tenere buona la censura ci pensa poi Sebastiano, scrivendo le indagini del commissario Bonomo, storie che piacciono tantissimo ai fascisti, perché sono concentrate sui valori tanto promossi da Mussolini. A complicare le cose, ci si mette il fatto che il direttore della rivista ignora ciò che avviene in redazione, e dunque Anita e Sebastiano sono i soli a condividere il segreto e sperano di riuscire a tenerlo nascosto anche in futuro, perché rischiano la galera o peggio! Come se non bastasse, tra Anita e Sebastiano c'è un'alchimia innegabile, ma entrambi sono fidanzati, dunque devono limitare il più possibile le occasioni per stare da soli. 

Ne Il grido della rosa il caso di cronaca è piuttosto inquietante: una giovane sordomuta, che aveva da poco dato in adozione il figlioletto neonato, viene ritrovata morta sotto il grande cancello della famiglia adottiva, vestita di tutto punto, come per partecipare alla festa in corso per dare il benvenuto al piccolo. Fin da subito le cose non quadrano e la presunta tragedia - Gioia è caduta nell'atto di scavalcare il cancello per provare a rapire il neonato - lascia immaginare altro. 

Anita e Sebastiano hanno imparato dai gialli che traducono («Vedi, a tradurre tutti quei gialli. A volte ci si fa un intuito migliore persino di quello di un giornalista», p. 208) e non riescono a tenersi fuori da questo intrigo; anzi, cercano di capire che cosa sia avvenuto davvero, ma la strada è piena di sensi unici. Ecco perché si ritroveranno a indagare ovunque, sempre nel mondo femminile, quello di tante donne emarginate, come le ragazze-madre che vengono accudite dal regime solamente perché future genitrici di piccoli potenziali balilla, o le prostitute che nelle case chiuse esercitano una professione considerata da tutti gli uomini normalissima e necessaria. 

Insomma, l'ancora misterioso universo di pensieri e bisogni delle donne è al centro del nuovo romanzo di Alice Basso: con la sua consueta leggerezza (in senso calviniano), l'autrice riesce a portare sotto i nostri occhi contraddizioni, incoerenze, assurde discriminazioni che nel 1935 vedevano la donna nel solo ruolo di moglie e madre. Sono anche gli anni in cui tante donne alzano la testa, e nel mondo editoriale anche una rivista come “Saturnalia” deve iniziare a fare i conti con le lettrici, che desiderano leggere di donne meno stereotipate e non più nel ruolo di vittima o di ragazza da salvare. A dispetto del direttore della rivista, che è la misoginia in persona e che non tiene neanche conto delle parole di Anita (d'altra parte, non ricorda ancora il suo nome!), il mondo dei lettori sta cambiando. Se già nel libro precedente Anita fa scandalo col suo desiderio di procrastinare le nozze con Corrado e non spasimare per il desiderio di avere sei figli con lui, in questo nuovo romanzo emergono ancora di più personaggi femminili di spicco. Sebastiano c'è, certo, ma è Anita la vera protagonista, più rivoluzionaria di quanto saprebbe ammettere anche a sé stessa. 

GMGhioni