Il cubo e io. Storia del rompicapo che ha incantato il mondo e del suo inventore
di Erno Rubik
UTET, 2020
Traduzione di C. Prosperi
pp. 195
€19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
È più famoso il cubo o il suo l’inventore? Se non avete indovinato a quale cubo mi stia riferendo, sono certa che l’aggettivo “magico” aprirà i cassetti della vostra memoria, per poi arrivare alla definitiva risposta: Rubik!
Il famoso oggetto, dati statistici alla mano, spopola mondialmente, mentre la notorietà del suo creatore è più che altro sussurrata, lontana dai clamori del grande pubblico. Questo, forse, è il motivo che ha portato Erno Rubik a escogitare un geniale espediente letterario per parlare non solo di se stesso, ma anche del cubo con cui quasi tutti ci siamo confrontati durante la vita. La brillante mente creativa del Professore ungherese, fin dalle prime pagine, dà voce a quello che considera essere il suo figlio maggiore, nato negli anni ’70, dotato di un carattere vivace, socievole, con atteggiamenti a tratti da vip. L’alter ego prende spazio all’interno del libro intero, confrontandosi con Erno in modo diretto nella sorprendente intervista finale.
Lo stratagemma utilizzato da Erno incontra una delle più grandi riflessioni in campo della creatività che si lega al rapporto tra l’artista e i suoi artefatti, oggetti che spesso sopravvivono al loro ideatore nel corso del tempo, sovrastandone la fama. Un esempio pratico, nella nostra contemporaneità, è il design dei prodotti Apple, che, nonostante la diffusione planetaria, vengono raramente collegati al loro creatore, Jony Ive. Erno Rubik è un papà che non invidia la fama del figlio; al contrario, è sereno all'idea di aver potuto mantenere il suo stile di vita riservato, nonostante l’esposizione mediatica di quel Cubo. Un’interessante sezione del libro elenca tutte le apparizioni cinematografiche di questo rompicapo, alcune delle quali lasceranno parecchio stupiti, data la naturalezza dell’inserimento di questo oggetto nel contesto.
Rubik sogna un’ulteriore evoluzione, che potrebbe vedere la sua creatura protagonista di una Galleria d’arte, in cui sono raccolte tutti i contributi artistici realizzati nel corso degli anni da svariati designer, dal momento che la fama del Cubo ha dato origine a veri e propri fan club, con t-shirt e merchandising annesso. In una dichiarazione, Erno Rubik ha confessato che quando aveva realizzato il cubo, non era affatto certo che avrebbe incontrato il gusto del pubblico, sicuramente non su larga scala, come è poi accaduto. A questa riflessione iniziale, che potrebbe essere comune a molti designer, si aggiunge un dettaglio che farà sorridere molti di noi, in quanto Rubik afferma di non essere stato in grado inizialmente di risolvere il rompicapo, che presenta miliardi di combinazioni possibili. Una bella notizia quindi, che consolerà chi, come me, trovandosi in mano il cubo, magari in giovane età, quando ancora si appellava “magico”, ha deciso di staccare le etichette degli iconici colori, per riattaccarle in successione corretta sulle facce dell’esaedro. In fondo, si trattava di creatività!
Rubik ci racconta la nascita del suo maschietto, che per forma e caratteristiche, lui individua come tale, ripudiando l’idea che possa trattarsi del sesso opposto. A metà degli anni '70 Erno insegnava design all'Accademia di arti applicate di Budapest, dove stava cercando un modo per dimostrare il movimento 3D ai suoi studenti. Dalla finestra poteva scorgere il Danubio scorrere e osservando come l'acqua si muoveva intorno ai ciottoli, improvvisamente si è sentito ispirato dal meccanismo di rotazione, che ha applicato al cubo. Rubik ha impiegato tre anni per farlo arrivare sul mercato, ma da quel momento la sua distribuzione è stata globale. L’oggetto ha caratteristiche magiche per il suo creatore, che lo considera un elemento in grado di dar voce all’intelligenza e inventiva di ciascun individuo che vi si rapporti. Il fatto che chiunque possa ruotarlo, senza che il cubo cada a pezzi fa parte della sua magia.
«I rompicapi – dichiara Rubik – non rappresentano un semplice divertimento o strumenti per ammazzare il tempo. Per noi, come per i nostri antenati, contribuiscono a indicare la strada verso il potenziale creativo che abbiamo dentro. Nel momento in cui ho iniziato a torcere i lati, ho potuto vedere che era un vero enigma, ma quello che non sapevo era se poteva essere risolto. Mi ci sono volute settimane: ci sono 43 quintilioni di combinazioni!»
Il Cubo e Io è un libro brillante, come il suo autore, che si legge guidati da una sana curiosità, mentre si passano in rassegna argomenti inaspettati, come la situazione dell'Ungheria nel Dopoguerra. Si tratta di un testo biografico, scritto di pugno da una mente brillante, che sostiene di non amare la scrittura, ma come si può facilmente osservare, il suo talento espressivo regna in ogni dove, mentre si apprendono le sue vicende familiari, i rompicapi con cui è cresciuto, gli oggetti della sua giovinezza che lo hanno inspirato. Il tutto condito con sapiente ironia e un fondo di giocosa simpatia.
Elena Arzani