Il rovescio della pelle
di Jeferson Tenório
Mondadori, aprile 2020
Traduzione di Sara Cavarero
pp. 180
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Il rovescio della pelle (Mondadori) di Jeferson Tenório inizia in una stanza in cui il giovane Pedro riesuma gli oggetti di suo padre Henrique, morto da poco a causa di un poliziotto bianco di Porto Alegre che odia i neri e che lo scambia per un delinquente. E riesumando gli oggetti, Pedro riesuma le memorie di un padre che impara a conoscere solo da postumo.
Figlio di un padre ignoto e una ragazza madre che si trasferisce da Rio de Janeiro a Porto Alegre, Henrique è un ragazzo nero e povero che, tra un lavoro sottopagato e un turno di notte, riesce ad ottenere una laurea in letteratura e diventare professore di portoghese in scuole periferiche e corsi serali frequentati da reietti sociali. A Porto Alegre, la città più razzista del Brasile, Henrique sentirà sulla sua pelle quello che James Baldwin definisce come la paura di perdere il proprio corpo. In una città soprattutto di bianchi, Henrique si accorge a rilento di quanto un corpo nero sia costantemente a rischio in una società dallo spietato retaggio coloniale e razzista come quella brasiliana. La traiettoria esistenziale di Henrique, dopo due namoradas bianche, si incrocerà con quella di Martha, anche lei nera e con un tragico passato famigliare segnato dal lutto, dall’abbandono e dalla perdita. «La verità è che non vi amavate abbastanza per sopportare i vostri reciproci fantasmi. Eravate soltanto due persone spezzate. Ognuna con i propri cocci. Ognuna alla ricerca di un sostegno. L’amore come stampella» (p. 24), ricorda Pedro riguardo i genitori che si sono sposati a causa dell’unica cosa li tiene avvinghiati l’una all’altro nella quotidiana lotta per la sopravvivenza: il colore della loro pelle. Ma neanche questo basterà a tenere insieme un matrimonio già naufragato in partenza.
E da questo naufragio Pedro cerca di salvare i resti del relitto adagiato sul fondo del mare in burrasca dei genitori separati. Madre e padre entrambi assenti, due boe che galleggiano separatamente e che non promettono alcun porto sicuro al figlio. Nonostante tutto, Pedro rivangherà il passato dei genitori per cercare, in qualche modo, di giustificare il vuoto che gli rimbomba dentro. All’interno delle tormentose vicende famigliari, Il rovescio della pelle è un romanzo che si interroga sul concetto di identità razziale. La pelle e il suo colore sono la discriminante per il destino dei personaggi del libro di Tenório, autore che racconta il Brasile di oggi senza fronzoli e abbellimenti, ma attraverso una visione disincantata in cui il razzismo è presente, strutturante e strutturale nelle dinamiche sociali. Per garantire un futuro migliore al figlio, Henrique insegna a Pedro che «Bisogna aver cura del rovescio […]. Preservare ciò che nessuno vede. Basta poco infatti perché il colore della pelle attraversi il nostro corpo e determini il nostro modo di stare al mondo» (p. 58). Quello che Jeferson Tenório mette in scena in questo romanzo è lo sforzo di ognuno dei personaggi per mantenere la propria dignità umana, al di là del colore della pelle che la società bianca brasiliana cerca in tutti i modi di marchiare sulla carne viva di questi soggetti.
Come ogni buon pezzo di letteratura, il romanzo di Tenório colloca più domande che risposte, con lo scopo di decostruire quelle rigide classificazioni in cui vengono intrappolati i corpi afrobrasiliani nella claustrofobica percezione classista della realtà sociale del Brasile e di invitare alla costruzione di un’identità nera che si autodefinisca, e che non venga costruita da terzi. Qual è la relazione tra identità e colore della pelle? Come si misura il diritto alla vita in relazione al proprio statuto sociale? Che cosa racconta il corpo nero del passato (e del conseguente presente) di un paese come il Brasile? Soprattutto, quali sono le strategie di sopravvivenza che questi soggetti possono mettere in atto, in modo da poter affermare il proprio diritto alla vita? Jeferson Tenório pone tutte queste domande mentre di sottofondo al romanzo suona un lento requiem che si unisce ai canti degli orixás e che Pedro dedica ad un padre che non ha mai davvero conosciuto, se non attraverso i ricordi più reconditi.
Il rovescio della pelle è un romanzo che fa male da quanto è diretto e brutale. Il rovescio della pelle è un romanzo che fa bene da quanto è acuto, attento e poetico. E tra una pagina e l’altra, tra una crisi di pianto e un ricordo sfocato, tra un padre freddato sul selciato di una strada di Porto Alegre e una madre impazzita a causa del dolore per la vita, tra un Delitto e Castigo di Dostoevskij e dei richiami lirici a Caio Fernando Abreu, la voce di una vecchia zia continuerà a sussurrare nelle orecchie di Pedro: «Non mollare, caro, solo questo. Non mollare» (p. 168). Forse il futuro è meno oscuro di quello che si prospetta.
Nicola Biasio
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