di Laini Taylor
Fazi editore, maggio 2021
Traduzione di Donatella Rizzati
pp. 384
€ 13,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
In generale, Karou faceva in modo di mantenere le sue due vite in equilibrio. Da una parte era una studentessa diciassettenne di Praga, dall'altra il corriere di una creatura non umana che era praticamente tutta la sua famiglia. Via via, aveva scoperto che in una settimana c'era tempo sufficiente per entrambe le vite. Se non proprio tutte le settimane, almeno la gran parte. (p. 66)
Karou è una studentessa d'arte a Praga. Ha diciassette anni, una mano felice nel disegno, un'inesauribile fantasia nel creare storie legate ai mostri dei suoi disegni, una migliore amica che sembra una bambolina da quanto è minuta e un ex ragazzo bello ma traditore, Kaz, che viene confidenzialmente chiamato Kaz-zone.
Tutto sembra rispecchiare la vita di una normale adolescente.
Solo che Karou non sembra avere famiglia: vive da sola in un bellissimo appartamento e si è trasferita a Praga da poco. Ogni tanto scompare per delle misteriose commissioni. Ha dei formidabili capelli blu lapislazzuli che crescono di quel colore e non avere bisogno di una tinta. Porta i segni di quelle che sembrano essere cicatrici da pallottole.
Karou, infatti, vive tra due mondi: quello della scuola e della labirintica Praga che, per quanto misteriosa, non pare avere niente di anormale, e quello della bottega di Sulphurus, mercante di denti e chimera dal corpo leonino e dai piedi di rapace. Perché Karou è stata cresciuta da queste chimere, esseri che il resto del mondo chiamerebbe "mostri", e che la ragazza sta per scoprire essere impegnati in una guerra millenaria con i serafini. Questa guerra sta per attraversare le porte del mondo e per riversarlesi addosso.
La chimera di Praga, primo volume di una trilogia, è, in questa versione, alla sua riedizione a dieci anni dall'uscita del romanzo di Laini Taylor. Visto che il genere si è frantumato in una serie di sottocategorie, possiamo inquadrare il romanzo in un modern fantasy con una parziale ambientazione urbana. Come tutti quelli di genere, anche questo romanzo rispetta l'inserimento di un elemento considerato ormai imprescindibile: quello del romance. La storia d'amore di Karou e Akiva prende una buona parte della narrazione: pur essendo narrato in maniera coinvolgente, non si discosta di molto dai fantasy che ammiccano alla YA. Quello che rende interessante La chimera di Praga, elemento che dovrebbe poi essere ben fatto in tutti i fantasy, è la costruzione del mondo che c'è alle spalle, la coerenza delle regole di questo mondo. In questo caso il romanzo mescola molto bene il principio basilare di tutta la narrazione – il desiderio – con elementi reinterpretati della mitologia classica e di parti della ritualistica cristiana.
«Solo?», le fece eco Sulphurus. «E cosa ne sai, tu, del valore dei desideri?».Lei recitò la scala tutta d'un fiato. «Parvix shing kairos gavriel bruxis!». (p. 138)
Sulphurus ha una moneta di scambio che usa per ricompensare i cacciatori che gli portano i denti e Karou quando compie le sue commissioni di recupero merce: desideri. Oggetti fisici come delle perline di parvix – i più bassi e con minor raggio d'azione nella scala dei desideri – e che si possono usare a proprio piacimento. Karou li usa anche per cose minime e giudicate severamente dalla chimera come far sparire il tatuaggio con il nome del suo ex, oppure farsi crescere i capelli di quello straordinario color lapislazzuli. Alla base però di tutto il mondo magico, il desiderio, come la magia in ogni favola che si rispetti, arriva sempre con delle conseguenze e, soprattutto, i desideri non funzionano mai come realmente si vorrebbe.
Così il desiderio del cacciatore Izîl di ottenere la conoscenza, gli si ritorce contro con un parassita da portarsi dietro come se fosse una gobba sulla schiena. La curiosità di Karou di sapere da dove vengono le chimere – per quanto legittima visto che lei non ha ricordi della sua famiglia – aprirà le porte per il rinnovarsi della guerra tra serafini e chimere. Il desiderio di pace tra i due popoli che ha sostenitori – per quanto pochi e ben nascosti nell'ombra – dovrà attraversare morte e torture. Perché il desiderio viaggia sempre in coppia con il dolore: magari non percepito nell'immediato, forse non visibile, ma che per equilibrio universale tornerà sempre a ricadere sui desideranti.
È questo che Sulphurus cerca di spiegare a Karou; tutte le cose che veramente contano sono al di là dei desideri e necessitano di qualcosa di molto più potente: la speranza.
L'altro elemento interessante che compone il romanzo, è quello della mitologia alla base della realtà di chimere e serafini e che si approfondisce – per quanto alcuni punti della magia delle chimere avrebbero bisogno di un po' di ampliamento che di certo si rivelerà nei prossimi volumi – nella seconda parte del romanzo, quando, in un ampio flashback, si entra nel vero mondo delle chimere.
L'uso dei denti di Sulphurus per rituali segreti riesuma il mito di Giasone e di Cadmo. L'uso del turibolo con il fumo d'incenso riemerge dalla ritualità cristiana. I serafini, nonostante il nome, sono legioni di combattenti, figli illegittimi di un non ben specificato padre che è molto lontano dalla visione di un dio monoteistico e che più si avvicina al quadro dato da opere contemporanee nella rivisitazione dell'universo e della mitologia cristiana. Pensiamo, per esempio, all'epopea di Lucifer della Vertigo e narrazioni similari. Questi scampoli di varie culture sono fusi in maniera armonica fino a creare una propria mitologia specifica.
Un tempo, prima delle chimere e dei serafini, c'erano un sole e due lune. Il sole venne promesso a Nitid, la sorella splendente, ma fu la ritrosa Ellai, sempre nascosta dietro la coraggiosa sorella, che stuzzicò la sua lussuria. Il sole escogitò il modo di sorprenderla mentre faceva il bagno in mare, e la prese. Lei lottò, ma lui era il sole e pensava di poter avere quello che voleva. Ellai lo pugnalò e fuggì, e il sangue del sole colò in scintille sulla terra, dove si trasformò nei serafini, figli illegittimi del fuoco. E come il padre, anche i serafini credevano nel loro diritto di volere, prendere e avere.Per quanto riguarda Ellai, raccontò a sua sorella ciò che era successo, e Nitid pianse, le sue lacrime caddero sulla terra e divennero chimere, figlie del rimpianto. (p. 344)
Così recita una leggenda delle chimere sulla loro origine e i retaggi della mitologia classica sono molto evidenti.
Questi due elementi di costruzione dell'universo si compenetrano bene con più livelli di conflitto: quello di Karou verso il mondo umano – ben sintetizzato dal rapporto con la sua migliore amica, Zuzana – quello tra serafini e chimere e quello di Karou verso se stessa alla ricerca di chi lei sia e da dove venga. Un primo capitolo di trilogia interessante dove si aggiunge un'ulteriore lotta: quella tra il desiderio – di conoscere, di amare, di essere liberi – e le conseguenze che il desiderio porta con sé. Serafini o chimere devono sempre fare attenzione a quello che desiderano o, quanto meno, a sopportarne con cognizione di causa le conseguenze.
Giulia Pretta
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