Nero chiaro quasi bianco di Pippo Zarrella Neo edizioni, 2021
pp. 152
€ 14,00 (cartaceo)
Non mi interessava essere l’anello di congiunzione tra il bene e il male. Non avevo piacere nel far uscire i cattivi dalla prigione. Non godevo nell’affiancare i pubblici ministeri per far mettere i cattivi al fresco. Ero rimasto folgorato dall’odore del denaro. Era quello che volevo. Era per quello che avevo studiato. (p. 33)
Le dark comedy hanno questo punto di forza: in quanto commedie sanno far ridere, e in narrativa sono un ottimo strumento di intrattenimento, qualcosa di semplice da leggere in autobus, in pausa pranzo, la sera prima di andare a dormire; in quanto “nere”, però, sanno entrare nei tessuti molli della mente, in quegli spazi lasciati aperti dalla vigilanza a causa della loro (solo apparente) leggerezza, e insediarsi là dove risiede il cuore pulsante dell’attenzione. Chiusa l’ultima pagina, ci si ritrova interdetti: si è consapevoli di aver letto una storia in cui si è riso, ma al contempo persiste quella sensazione di iniquo, di errore di fondo, come se quel che si è affrontato non fosse corretto. Nero chiaro quasi bianco di Pippo Zarrella lascia proprio questo tipo di impressione: ciò che fino alla fine leggiamo ci trasporta nel sottobosco della Napoli quasi criminale, e lo fa con quella scanzonatura che inganna e fa allentare la guardia; le ultime pagine, quel luogo mistico dove tutto trova un senso finale, ci strappano però a quella realtà e ci consegnano una lettura diversa, ostica, difficile da accettare, e che richiede una riflessione aggiuntiva, qualcosa su cui meditare prima di dare l’assenso.
Sappiamo tutti che esistono i criminali, persone che vivono seguendo un codice di condotta e una bussola morale alternativi al senso comune. Non è un discorso semplice che si può affrontare in questa sede, e apre riflessioni millenarie sul concetto di bene e male, sulla consapevolezza di star compiendo atti malvagi e sulla convinzione, talvolta, di essere quell’ago della bilancia che in qualche modo rimette il karma al proprio posto. Ci sono però altri tipi di individui, persone per le quali il concetto stesso di bene e male non ha alcun significato; persone per le quali la bilancia della giustizia e del karma semplicemente non esistono perché sono in grado di vivere al contempo da un lato e dall’altro. È questo tipo di gente che Zarrella descrive nel proprio romanzo: individui che definire grigi sarebbe errato perché rappresentano tutti i colori dello spettro morale, talmente mescolati fra loro da risultare un’unica tonalità informe. Costoro vivono in un sottobosco fatto di microcriminalità, aule di giustizia, tribunali e case popolari, e sono talmente legati al proprio ambiente da risultarne parte integrante. Come simbionti, non esisterebbero senza quell’ambiente che, al contempo, cesserebbe di funzionare senza di loro.
Nero chiaro quasi bianco è una bella lettura che sa fornire gli spunti adatti a una riflessione sul nostro presente. È un romanzo che avrebbe forse necessitato di qualche pagina in più, un approfondimento sulle motivazioni del protagonista, soprattutto nel finale, che arriva un poco improvviso. La sua forza tuttavia non è nella trama bensì nel saper aprire una finestra su questo mondo incolore e amorale. Una bella lettura, appunto, appena macchiata da qualche refuso di troppo, che però si può perdonare senza troppi problemi.
David Valentini
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