Ti prego non ridurmi a icona
di Stefano Pomes
Scatole Parlanti, 2020
pp. 121
€ 13,00 (cartaceo)
Niccolò, che altro avrei dovuto fare? (p. 11)
Stefano ha trent'anni ed è un impiegato statale.
La sua vita scorre routinaria tra i racconti del collega Guadagno alla macchinetta del caffè e le visite del venerdì al Mercatone di via dei Monti Tiburtini, disquisendo con la fidanzata Lucia di letteratura e musica contemporanea: ed è proprio a Niccolò Contessa, leader della band I Cani, la cui musica è troppo spesso oggetto delle loro dissertazioni, a cui Stefano si rivolge nell'incipit di ogni capitolo.
Infatti anche il protagonista e io-narrante di Ti prego non ridurmi a icona è un cantautore, ma da quando ha quindici anni scrive e cancella versi di futuri capolavori
nel tentativo di scrivere la canzone "giusta" che "lo consacri definitivamente nel firmamento degli artisti contemporanei" (p. 68): la sua ossessione nei confronti di Niccolò non nasce però semplicemente dalla gelosia verso un artista che è riuscito a far riconoscere nella sua musica un'intera generazione, ma nasce anche dal constatare come la sua fidanzata sia ammaliata dai testi dei suoi brani.
L'esigenza di instaurare un dialogo unilaterale con Contessa, elevandolo ad amico e confidente, si fa per Stefano ancora più incalzante quando Lucia interrompe bruscamente la loro relazione con un messaggio su Whatsapp: chi meglio di Niccolò saprebbe aiutarlo a scrivere un brano per riconquistarla?
Dopotutto forse Lucia ha ragione: Stefano non riesce a soffrire abbastanza per concepire versi colmi di coscienza profondissima come quelli di De André o di Battiato, perché è figlio di un'epoca che è riuscita solo a generare dei "calembour viventi" (p. 39), con l'eccezione appunto di Niccolò.
«Stefano, è normale» mi ha detto. «Non è che tu non soffri, è che tu non soffri abbastanza. Non soffrire abbastanza è lo spirito del nostro tempo: si va avanti! Le vedove si risposano. Arrenditi, sei un contemporaneo». (p. 39)
Attraverso una sorta di flusso di coscienza con cui Stefano travolge il coprotagonista Contessa, il lettore assiste ai suoi maldestri tentativi di riconquistare Lucia, intervallati dalla ricerca di consolazione tra le braccia dell'esuberante amica Carmela (con quel dialetto cosentino altamente sinfonico dal ritmo blues) e diventa confidente delle sue divagazioni e insicurezze.
Stefano Pomes, pugliese di nascita, vive a Roma collaborando attivamente a diversi progetti musicali: il suo romanzo d'esordio dal sapore autobiografico è costellato di riferimenti a musica cantautorale soprattutto appartenente a quella che a partire dai primi anni duemila viene definita corrente indie (di cui Contessa è considerato uno dei massimi esponenti), che tanto saranno apprezzati dai conoscitori del panorama musicale italiano e internazionale: il realismo dei dialoghi e l'ironia che avvolge l'intera opera rendono tuttavia la narrazione scorrevole e coinvolgente anche per i meno appassionati di musica, che attraverso questa lettura possono anzi conoscere quegli autori fuori dal coro che non sono rappresentati dalle grandi etichette discografiche.
Stefano Rampoldi, in arte Edda, dice che non è questione di volontà di piacere o non piacere a qualcuno. Dice che la musica devi avercela scritta nel DNA. L’idea mi semplificherebbe di molto le cose, tuttavia, penso più che altro che serva una buona dose di arrivismo che ti tenga sveglio la notte per arrivare a rimuginare su ogni parola di ogni singolo verso. (p. 57)
Con una scrittura semplice e diretta, priva di vezzi stilistici, Pomes ci presenta una generazione di trentenni nevrotici ma incapaci di soffrire profondamente, che non riescono a stare da soli per mancanza di una "salda individualità" (p. 41) e a esprimere le proprie reali emozioni, nonostante la ridondanza di mezzi di comunicazione e social dove mostrarsi.
Ma il protagonista riuscirà a riconquistare la sua Lucia? E Niccolò lo aiuterà nell'impresa o deciderà di ridurlo a icona come si fa metaforicamente con tutto quello che ci rifiutiamo di affrontare?
Per conoscere le risposte non vi resta che leggere questo frizzante romanzo di Stefano Pomes.
Elisa Pardi
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