di Ritanna Armeni
Ponte alle grazie, 2021
pp. 256
€ 16 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Come è stata vissuta la contestazione studentesca dalle giovani donne che si affacciano alla vita adulta? Potrete rispondere almeno parzialmente a questa domanda, come solo parzialmente (eppure efficacemente) possiamo rispondere quando leggiamo la storia di una vita immersa nella storia, con Per strada è la felicità, il nuovo romanzo di Ritanna Armeni. Protagonista è Rosa, una ragazza che si è spostata dalla campagna per studiare alla Sapienza, con l'obiettivo di laurearsi e trovare lavoro.
Eppure quando apriamo il romanzo, accogliamo la protagonista nel novembre del 1969, quando manganelli, lacrimogeni e cortei vedono Rosa da un lato partecipe all'evento, dall'altro sconvolta dalla probabilità che si concreta sempre di più di essere incinta. Come è arrivata fino a quel punto? Per raccontarcelo, Ritanna Armeni sceglie di partire dal 1968, quando Rosa approda in una Roma ben diversa da quella immaginata a casa sua, per condurre una vita lontana dalle quiete aspettative con cui la famiglia l'ha lasciata partire. Aule occupate, gruppi che ribadiscono la necessità della rivoluzione, contestazione ovunque, catene alle porte e controllo ai cancelli, ma anche nuovi incontri, amicizie tra compagni spinti dalla stessa causa. Grazia, Ann, Franco, Camillo, Franco, Antonio sono solo alcuni dei tanti nomi che inizialmente sfilano nel romanzo (più con le loro parole e pensieri che con i loro tratti fisionomici), e che poi diventano personaggi dotati di un carattere che possiamo quasi prevedere, tanta è la verosimiglianza con cui Ritanna Armeni li trasforma in persone.
Seguiamo i loro ideali, dai quali Rosa si sente prima coinvolta e di cui poi si fa promotrice, fino a decidere in modo spontaneo di occuparsi di Rosa Luxemburg per la sua tesi. Più difficile, semmai, è misurarsi con quella omonima, con cui la protagonista si trova spesso a ingaggiare segreti confronti. Rosa Luxemburg le appare inizialmente un modello, ma durante la lettura delle sue opere, l'incontro con l'epistolario che ha tenuto col suo amante, Leo, fa scricchiolare tutte le certezze:
Più la studiava, più Rosa ricadeva nell'eterno dilemma. A volte pensava con rammarico e delusione che la Rivoluzionaria tanto ammirata nelle sue lettere esprimesse soggezione, sottomissione, implorasse l'amore come una donna qualunque.
Altre volte la invidiava: un amore così esplicito, dichiarato senza riserve, impetuoso, era espressione di una grande forza. Rosa L. appariva sicura nell'amore come nei suoi giudizi politici, nei suoi scritti, nelle sue polemiche. Solo chi ha fiducia in sé non ha paura di mostrare la nudità dei propri sentimenti. Non teme di chiedere di pretendere. Di mostrarsi debole.
Quale era la verità? Quale era la donna che lei doveva ammirare, di cui seguire l'esempio? (p. 94)
La sensazione è sempre quella di «non afferrarla fino in fondo» e di vivere «continue docce fredde» (p. 107), perché è difficilissimo per Rosa accettare che Luxemburg fosse tanto passionale e totalizzante nella richiesta d'amore («Era stata invadente, quasi prepotente, perché sapeva amare solo così: abbandonandosi, chiedendo di più, desiderando ancora. Non era capace di fare altrimenti», p. 71). Si tratta, insomma, di una donna diametralmente opposta a lei, che invece si va a infilare in una relazione con un uomo sposato, uno dei compagni più attivi del suo gruppo. Lui la raggiunge quando può nella Comune in cui abita Rosa con alcuni amici, e condivide con lei un amore frettoloso, scandito dai suoi doveri verso la causa e dalle sue responsabilità di marito e di padre (un argomento tabù).
Rosa è la regina del compromesso, e se ne accorge tardi, specchiandosi con sgomento nelle esperienze di tante altre loro compagne e amiche. Perché nella contestazione si parla così poco di questione femminile? Perché le donne sono sempre occupate a ciclostilare, ma le loro idee vengono tenute meno in considerazione? Queste riflessioni porteranno Rosa e le altre a interrogarsi, ma soprattutto ad agire, e nel 1970 prenderanno decisioni impopolari per i più, che rischieranno di aprire brusche crepe nella Comune. Aprire gli occhi comporta perdere le illusioni precedenti, ma anche diventare più consapevoli e maturi.
In questo suo nuovo romanzo, in cui sembra respirare la potenza dell'autobiografia, Ritanna Armeni racconta il percorso di crescita di una ragazza che diventa donna in poco tempo, in due anni cruciali per lei e per la storia. Come è accaduto in Mara, che abbiamo recensito sul sito, anche Per strada è la felicità immerge una giovane protagonista nella grande Storia, rendendola partecipe, inizialmente illusa e ingenuamente coinvolta in una causa, poi più matura e, tuttavia, mai cinica.
GMGhioni
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