di Alessia Gazzola
Garzanti, marzo 2021
pp. 192
€ 16,40 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
«Non mi chiedo cosa ne sarà di me, non mi importa costruirmi mattone su mattone una stanza tutta per me che alla fine si rivelerà una cella. Io sono una mina vagante, rifiuto l’ordine come stile di vita e le imprimo una direzione seguendo la scia di un dolce profumo.»
Angelica Bentivegna è una ventisettenne milanese, che dopo essersi lasciata alle spalle una storia ormai finita (male, con annesso tradimento del fidanzato infedele con la coinquilina), si ritrova con una laurea in lingue straniere e una supplenza breve, che però viene subito abbandonata, poiché la protagonista, dopo aver cercato di sedare una rissa, riporta una frattura del coccige. Mentre l’infortunio pare risanarsi presto, le ferite del cuore sembrano richiedere più tempo, poiché, oltre alla rottura con Davide, l’ex fidanzato, Angelica comincia a pensare che forse l’insegnamento non faccia per lei e perciò decide di ripiegare su uno dei suoi talenti, ovvero la panificazione. La nostra, infatti, ha un dono, datole alla nascita, cioè quello di riuscire a creare dei prodotti da forno decisamente fenomenali. Insomma, Angelica si trova in un periodo di crisi, in cui vede infrangersi quelli che credeva essere i suoi sogni. Sarà un viaggio in Inghilterra, presso la dimora di campagna che dà il titolo al libro a darle la spinta per rimettersi in pista e proseguire su una strada finalmente scelta con piena consapevolezza. Che sia proprio Chaverton House il suo posto nel mondo?
«Mi avvolgo in un cardigan ed esco in giardino: faccio colazione sul prato, nonostante l’erba si ancora umida per la condensa notturna. La copro con una tovaglia di tartan e bevo un succo d’arancia accompagnata dal canto insistente di un merlo. In questa pace avverto una sorta di dolce pigrizia che mi inebria. E anche se la vera ragione per cui in teoria sarei qui non si svela ancora i suoi segreti, penso che rimanere valga sempre più la pena.»
A portarla oltremanica è una foto, ritrovata fortunosamente, del suo bisnonno, il quale, prigioniero di guerra, venne portato in Inghilterra e poi creduto morto. In realtà, come si scopre poi, l’uomo ha scelto di vivere volontariamente nella residenza di Charverton, prestando i suoi servizi e decidendo di non tornare più. Ma la realtà si scopre essere più complessa e quello che sembrerebbe un abbandono volontario del nucleo familiare si rivela essere parte di una vicenda decisamente più intricata.
Un tè a Chaverton House, però, è anche una bella storia d’amore: che la nostra Angelica finalmente possa rimettere insieme il suo cuore spezzato? In realtà, anche in questo caso, la strada per la felicità si rivelerà essere un pochino più contorta del previsto e tra ex che rispuntano all’improvviso, inflessibili e affascinanti organizzatrici di eventi, gelosie disperate e ritrosie disperanti, Angelica dovrà capire bene cosa le suggerisce il suo cuore e decidere se seguirlo o meno.
La nostra Angelica, un po’ impacciata, accondiscendente, a tratti insicura e profondamente innamorata del mondo austeniano, possiede l’innato dono di suscitare una immediata simpatia nel lettore, come tutte le altre eroine della scrittrice, con la conseguente creazione di un romanzo unico e decisamente godibile. Ad ogni uscita, l’universo di Alessia Gazzola si arricchisce di elementi nuovi, di eroine che talvolta sono legate da fili più o meno stretti, che brillano ognuna di una sua specifica luminosità. Allo stesso modo, le storie partono spesso con un mistero da risolvere, ma esso è sempre contestualizzato diversamente: una volta di tratta un caso di medicina legale (vedi la serie tratta dai romanzi de L’allieva), un’altra un ritrovamento su cui occorre un’indagine storica e paleontologica (Questione di Costanza e Costanza e i buoni propositi) oppure ancora, come in questo caso, un mistero familiare da chiarire. Alessia Gazzola sa condurre il lettore attraverso la storia narrata e lo fa con una con una grazia e una delicatezza eccellenti, che mettono in luce una leggerezza, calvinianamente intesa, decisamente piacevole da ritrovare in un romanzo. I suoi scritti sono sempre godibili, freschi, appassionanti e mai banali e ogni uscita è una conferma.
In questo romanzo, inoltre, la Gazzola imbastisce un romanzo che contiene un elemento nuovo, mai visto precedentemente, e decisamente innovativo: al piano della storia principale, infatti, si aggiunge un secondo universo parallelo, popolato da tre fatine, responsabili dei tre doni ricevuti da Angelica alla sua nascita:
«Nel reparto maternità di uno storico ospedale di Milano, attorno alla culla della piccola Angelica Bentivegna si radunarono tre fate. Ciascuna scelse per la neonata un dono di cui andava molto fiera: la prima il buonumore, la seconda la docilità di temperamento e infine la terza, nell’intento di diversificare, regalò alla piccola il talento infallibile con i lievitati.»
Questa scelta, decisamente simpatica e originale, ha un effetto nuovo sull’impianto narrativo: in tal modo, conosciamo fin da subito quelle che sono le caratteristiche della protagonista, e in maniera piuttosto inconsueta (non è un narratore eterodiegetico o autodiegetico a dircele). La scelta di inserire la magia nel romanzo, inoltre, è una decisione del tutto nuova per la nostra Gazzola, la quale solitamente si muove all’interno dei binari della realtà. Forse, tale innovazione, può essere ricondotta, compiendo un azzardo interpretativo, in modo più o meno conscio al contesto in cui tale narrazione è stata concepita, configurandosi come una sorta di minima fuga dalla realtà, già messa in atto con la potenza della scrittura: il romanzo, infatti, come ci dice la stessa autrice, all’inizio del libro, è stata steso durante il lockdown del marzo 2020 e, giorno dopo giorno, veniva scritto un capitolo che poi veniva inviato a quello che era diventato come un vero e proprio gruppo di lettura:
«Cara lettrice, caro lettore, la storia che stai per leggere è stata scritta in trenta giorni durante il lockdown. A fine giornata inviavo il capitolo a mia madre e a un gruppo di sette amiche […]. In un momento storico per noi senza precedenti, durante il quale abbiamo tutti sofferto la mancanza dei nostri cari e delle libertà in nome del bene collettivo, per il gruppo di lettura di Chaverton House l’appuntamento quotidiano con questa semplice storia, che si prefiggeva come unico scopo l’evasione, portava conforto e senso di vicinanza.»
Insomma, Un tè a Chaverton House è un libro davvero bello, piacevole e si presenta come la nuova, luminosissima, stella dell'universo Gazzola.
Valentina Zinnà
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