«Ogni volta che diceva il mio nome, sentivo benissimo in quale punto del petto fosse il mio cuore»: il promettente esordio di Emily Itami, "Ballata malinconica di una vita perfetta"


Ballata malinconica di una vita perfetta
di Emily Itami
Mondadori, giugno 2021

Traduzione di Aurelia di Meo

pp. 204
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



 

«Kiyoshi era stato il primo, dopo anni, a riflettere prima di rispondere alle mie domande e a guardarmi dritto negli occhi mentre lo faceva. E che, ogni volta che diceva il mio nome, sentivo benissimo in quale punto del petto fosse il mio cuore.» (p. 73)

Un marito di successo che accumula una promozione dietro l’altra, due bambini, di dieci e quattro anni, pieni di gioia di vivere, una casa graziosa e una vita che scorre sui binari della routine familiare. Mizuki, donna quasi quarantenne di Tokyo, ex cantante, pare gestire con efficacia il solito tran-tran, tuttavia, pian piano, cominciano ad aprirsi delle piccole crepe sulla superficie di quella vita apparentemente perfetta. Il titolo originale, Fault lines, ovvero faglie, rende alla perfezione questo progressivo sgretolamento della facciata che Mizuki lascia vedere agli altri, oltre a ricollegarsi ad un momento fondamentale all’interno del libro, un vero e proprio punto di svolta narrativo.

L’autrice, Emily Itami, ci ritrae senza veli né mezzi termini i pensieri della protagonista, nella quale, sotto il rassicurante sorriso che riserva alla società giapponese mentre adempie ai suoi impegni di madre devota, si annidano pensieri disperati, fino a quando una sera si mette a cavalcioni sul proprio balcone e sposta il peso verso l’esterno, sporgendosi un poco al di là della balaustra; in un secondo, l’immagine della strada sotto di sé e la vertigine rendono reale quello che aveva solo immaginato e, spaventata, rinsavisce, rientrando immediatamente. Un gesto repentino, immediato, che mette in luce il suo grave malessere.

L’autrice ci mostra, in maniera viva e cruda, tutt’altro che eufemistica, la vita di Mizuki, alle prese con i capricci disperati e disperanti dei figli e la sua frustrazione di madre, incapace, in alcuni momenti, di gestire le situazioni di crisi che le si presentano. Il rapporto col marito, Tatsuya, non è più quello di prima e gli orari di lavoro dell’uomo, il quale esce la mattina prestissimo per uscire dall’ufficio alla sera, tardissimo, non rendono le cose più facili.

«Tatsuya mi ha resa invisibile. Fra tutte le opzioni che avevo ho scelto lui, l’ho scelto per la vita, per vivere con lui, e lui mi ha confinata in un’esistenza che con la vita non c’entra nulla. Sono in una gabbia senza sbarre, urlo e non mi sente nessuno. Non ho ancora quarant’anni e mi ha già relegata sullo sfondo.» (p. 62)

L’incontro con un Kiyoshi concretizza la crisi che la protagonista sta vivendo e ai suoi occhi sembra che le sia capitata una via d’uscita da quell’esistenza che sente non appartenerle più. Mizuki comincia così a frequentarlo, a trovarsi con lui nei ristoranti di Tokyo che l’uomo dirige, a parlare di sé e a ritrovare quella ragazza di qualche anno prima, quando, giovane e spensierata, cullava l’idea di diventare una cantante, maturata in maniera definitiva dopo un viaggio a New York che le aveva mostrato un altro volto di sé. Si ritrova così a tenere con forza un capo della propria vita, quello che corrisponde alla sua identità più intima, come la bellissima e azzeccata copertina ci mostra.

«Avrei potuto farlo anch’io, proseguire così all’infinito senza demolire tutto ciò che componeva la mia vita. Nelle crepe e nei cedimenti della mia esistenza di casalinga media non trovo un motivo preciso per quello che è successo. Ma poi ho incontrato Kiyoshi. È lui, il motivo.» (p. 21)

L’autrice, tuttavia, è molto abile a non cadere nel solito e trito cliché della relazione erotica tra due amanti e sceglie invece, di dare vita ad un avvicinamento delicato e intimo, senza indugiare sui dettagli più osé, che permette alla protagonista, finalmente, di sentirsi libera da sovrastrutture. Mizuki e Kiyoshi, senza pretendere nulla l’uno dall’altra, si concedono il lusso di essere sé stessi, senza barriere né fronzoli, senza alcuna volontà di flirtare. Mizuki comincia così una seconda vita, che ha delle ricadute – tutt’altro che scontate – anche nel rapporto col marito e i figli. I due proseguono, appuntamento dopo appuntamento, fino alla nascita di un sentimento forte, che porta Mizuki e Kiyoshi a guardarsi negli occhi e a fare una scelta definitiva.

Il libro risente molto della parabola biografica dell’autrice, che ha vissuto sia la società giapponese, in cui è nata e cresciuta, sia quella occidentale-europea, in cui oggi si è trasferita, mettendone spesso in luce i differenti costumi. Il libro, infatti, è anche una vera e propria lente d’ingrandimento sulla società nipponica: dalla maniacale puntualità all’estrema dedizione verso i doveri coniugali e materni, per cui, mandare il proprio figlio a scuola con un panino del supermercato invece che con il bento preparato con le proprie mani di amorevole madre, anche se solo per un’unica volta, è un’onta imperdonabile.

«Peggio ancora, i bambini dormono nelle loro stanze e io con Tatsu […] Ho capito quanto fosse efferata la mia scelta solo quando ne ho parlato per caso con Ichiko, che ha una figlia della stessa età di Aki, e lei ha reagito come se facessi dormire i bambini al freddo, in una cuccia per cani.» (p. 48)

Non mancano, poi, termini che ci fanno scoprire piatti tipici oppure usanze particolari, oltre ai capi di vestiario o alle feste tradizionali. Insomma, un libro che contiene in sé molteplici elementi, che lo rendono interessante sotto diversi punti di vista.

Oltre a ciò, è decisamente interessante la capacità dell’autrice di rappresentare la vicenda della protagonista senza alcun tipo di giudizio, anzi, con una forte empatia, che permette di farci arrivare tutto il suo malessere. Nel racconto della storia di Mizuki, Itami dimostra di saper comprendere e rappresentare appieno un personaggio, dargli forma e sostanza e una profondità psicologica che mettono in luce una decisa abilità narrativa. Un esordio, quindi, molto interessante e un’autrice decisamente promettente.

Valentina Zinnà