#CritiMUSICA - La discesa all'Inferno di Murubutu e Claver Gold riletta in "Dante a tempo di rap"



INFERMVUM
Claver Gold - Murubutu  
Glory Hole Records
 
Dante a tempo di rap
di Murubutu & Claver Gold
con Patrick Cherif
BeccoGiallo, 2021 

Illustrazioni di Roby il Pettirosso
 
pp. 224
€ 19,00



Ci si poteva aspettare, nell'anno delle grandi celebrazioni dedicate a Dante Alighieri, un’adesione in massa da parte di scrittori, studiosi e artisti in generale. Dai saggi che esplorano la figura del Sommo poeta sotto il profilo letterario a quelli che lo guardano in un’ottica storica (si pensi a quelli di Alberto Casadei e Alessandro Barbero); dall’imponente Danteide di Piero Trellini ai romanzi che invece alleggeriscono il personaggio, provando a ricollocarlo nel tempo e nello spazio, come nel Dante in Love di Giuseppe Conte; ci sono stati i fumetti (Kleiner Flug ha ristampato un’edizione di pregio arricchita di nuovi contenuti del suo testo di punta, Dante. Alighieri. Amor mi mosse) e persino i fantasy per ragazzi (nel primo volume di un’ideale trilogia, pubblicata a onor del vero alla fine del 2020, ma già in odore di celebrazioni, Luca Tarenzi ha accompagnato in un improbabile piano di fuga dall’Inferno Virgilio, Pier delle Vigne, Filippo Argenti, Bertran de Born e Ugolino). In tanti, molti dei quali non qui nominati seppur ugualmente meritevoli, hanno voluto dare il loro contributo a una memoria che, peraltro, non pare essere stata scalfita dal tempo.
Parzialmente discosta da queste iniziative pare essere, per forma e realizzazione, quella di Murubutu e Claver Gold che si mettono, letteralmente, sulle orme del poeta per varcare a loro volta la porta senza ritorno che conduce al regno degli Inferi:
Ed ora non rimane il tempo per chiedere scusa
Dietro di noi la porta in legno pare si sia chiusa
Cala la notte in un inferno di luce soffusa. (“Antinferno”)
In un album dall’inequivocabile titolo INFERNVM, uscito nel marzo 2020, undici tracce (tredici in una successiva versione remastered) descrivono un viaggio a un tempo nuovo e antico: è il viaggio di Dante tra i cerchi infernali già narrato nella Commedia, ma è anche quello dei due rapper che ne ripercorrono la via, sempre in bilico tra la ricerca di una salvezza che pare però poco probabile e l’identificazione coi dannati. Al contempo, come ci ricorda il docente universitario Patrick Cherif nel volume di BeccoGiallo Dante a tempo di rap, nelle parole sferzanti di Murubutu e Claver Gold vengono rappresentati anche “l’Inferno della realtà contemporanea e l’Inferno privato di ogni uomo” e “i personaggi citati divengono archetipi umani” (p. 9, 10) validi anche per descrivere la condizione odierna.
Dall’ascolto dei brani appare chiaro infatti il desiderio di rappresentare l’inferno come “luogo della verità” (p. 54), in cui viene portata alla luce la reale natura, o esperienza, di ogni essere umano.
Con un commento divulgativo, adatto anche ai neofiti della Commedia, di cui vengono ripresi e spiegati anche gli elementi più basilari e strutturali, Cherif procede parallelamente a un’esegesi dei testi dell’album e a un confronto tra le canzoni e l’intertesto dantesco. Non viene mai meno l’intento di chiarire la compresenza tra due piani di significato: uno narrativo, che riporta al viaggio di Dante e a quello successivo dei due rapper, e uno più lirico e riflessivo, che vuole far emergere dalla discesa negli inferi e dagli incontri che comporta una componente più introspettiva. Ancor più di Dante, protetto da Virgilio e dalla superiore volontà divina, sono infatti dubitosi i due rapper, consapevoli della propria umana fragilità e dell’incertezza della propria condizione. Nel momento in cui varcano la soglia, ogni certezza del ritorno viene meno e il loro attraversare l’Acheronte sulla barca del traghettatore demoniaco Caronte ha il sapore dell’ineluttabilità:
Ed eravamo nudi come appena nati
Soli dove il mondo ci ha dimenticati
Sporchi, raffreddati, tesi e spaventati
Nell'attesa d'esser traghettati, presi e giudicati. (“Caronte”)
La prospettiva del giudizio pesa su di loro, che sanno di essere colpevoli: se all’Inferno ciascuno ha un peccato da espiare, i rapper devono interrogarsi sul proprio, poiché per procedere è necessario guardarlo in faccia, come in uno specchio, ben prima di trovarsi dinanzi al giudice infernale:
Mi son domandato:
“In quale modo puniranno quei peccati miei
Se bruciato dagli dei, condannato con i rei?” (“Minosse”)
Ecco allora
la resa dei conti, l’ammissione dei torti: Claver ha troppo amato e si è fidato di chi non lo meritava, scoprendosi incapace di perdonare i tradimenti e le slealtà altrui; Murubutu ha invece inseguito ossessivamente la parola perfetta e ora rischia il contrappasso di non trovarla più. Proprio per questo essere toccati in prima persona, in quanto uomini, dal peccato e dalla debolezza, nel loro cammino i due poeti manifestano spesso vicinanza alle sorti delle anime dannate: mentre Dante rimane rispettoso del superiore giudizio divino, pur mostrando umana comprensione verso le sorti di alcuni dei peccatori, Claver Gold e Murubutu li percepiscono come fratelli, spiriti affini. In molti si ritrovano tanto da cedere loro la parola all’interno dei brani, come nel caso di Pier delle Vigne, di Francesca o di Taide, prostituta a cui nel poema dantesco vengono riservati solo alcuni versi e qui invece un’intera canzone.
Tutti i personaggi che appaiono nell’album vengono riletti nella prospettiva della contemporaneità e proprio a queste possibilità di attualizzazione e identificazione è legata la selezione da parte degli autori. Tutti appaiono segnati da una profonda e irriducibile solitudine: i suicidi che non hanno saputo trovare un senso al proprio vivere (“Tu ti sei chiuso dentro un guscio di paure / E stanco / Non hai la forza di lottare e tornare nel branco / Non hai più voglia di sedere solo su quel banco”, “Pier”); gli amanti condannati all’infelicità (“Noi che eravamo la stessa persona / Principi senza corona, il tuo ricordo mi abbandona / Il tuo profumo si fa spilli, buca ed ossessiona/ ‘Amor ch’a nullo amato amar perdona’”, “Paolo e Francesca”) o chi non riesce a trovare salvezza in alcuna relazione (“Taide adesso è stanca di sentirsi così / Taide non ha più forze per fuggire da qui / Perché gli uomini moderni sono figli del niente / Sono pezzi di carne che camminano soli”).
Ciò che salta ancora una volta all’orecchio è la cultura profonda a cui afferiscono i testi, non solo per gli evidenti riferimenti letterari, ma anche per la preziosità e la precisione evocativa del lessico, solo apparentemente caratteristiche contrastanti.
In ogni punto di ciascuna canzone non viene mai dimenticato il quadro generale di riferimento, che è quello dell’intero Inferno dantesco. Mentre Murubutu è l’interprete delle voci che appaiono nella Commedia, Claver Gold è il ponte verso l’attualità e le loro voci si incontrano e si completano in ogni brano.
Ciò che Murubutu vuole raccontarci è lo stato delle anime condannate al regno infernale. (p. 52)
Claver Gold punta il proprio sguardo sugli ultimi, su coloro che stanno ai margini della società, e ne indaga sogni, desideri e pensieri. (p. 154)
E se in alcuni casi l’esegesi di Cherif è fondamentale per chiarire i passi oscuri, a tratti all’ascoltatore è sufficiente
la suggestione delle voci, dei ritmi, delle immagini evocate. In questo aiutano, nel volume recentemente edito da BeccoGiallo, le illustrazioni di Roby il Pettirosso (ovvero Ernesto Anderle) che riesce a unire la precisione del tratto alla purezza lirica della figurazione. Il lettore/ascoltatore, coinvolto su tutti i fronti della percezione, non può così che accompagnare i due viaggiatori nella loro discesa, intravedere con loro le possibilità della risalita e la serenità celeste di Beatrice.
Va detto però che il viaggio di Murubutu e Claver Gold non è libero di conseguenza. I due rapper accettano infatti di pagare un prezzo molto alto:
Ulisse è l’unico dannato di Infernvm col quale i due poeti stabiliscono un’identificazione totale. Anche loro infatti sono spinti dalla sete di conoscenza a esplorare spazi e luoghi dell’anima umana sostanzialmente proibiti e inesplorati. Al pari di Ulisse, sanno benissimo che ciò è rischioso e che ci sarà un prezzo da pagare ma, esattamente come Ulisse, non possono farne a meno. (p. 142)
Alla fine del loro percorso, quindi, alla salvezza riservata a Dante si sostituisce la “dolorosa consapevolezza” (p. 221) della condizione umana, travagliata dalla solitudine, dal dolore, dal fallimento, eppure anche contrassegnata dalla forza e da una dignità che nei brani che compongono l’album non viene mai meno.

Carolina Pernigo



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