Più stavo lì, al fianco di lei, e più un'intima, rapida trasformazione mi faceva perdere il senso della realtà e delle convenienze sociali. Mi pareva naturale ch'ella sentisse nel suo cuore quel profondo rimescolarsi della vita che io provavo nel mio. Sicché il tagliar corto a tutti i preamboli, il fare a meno delle delicate transizioni, il lasciar da banda le riguardose reticenze mi sembrava una cosa non solo opportuna, ma urgente. Come la vita interiore, che batteva il suo ritmo sublime in noi due, non aveva niente di comune coll'andare ordinario del mondo, così non era sciocchezza l'assoggettarla nella sua rivelazione alle stupide leggi del mondo? (pp. 20-21)
L'idea di questa serie di racconti è proprio quella di fornire una panoramica dell'unica esperienza che sembra turbare le "stupide leggi del mondo": l'amore. «Mi son chiesto più volte perché l'amore si compiaccia di ombre e mistero» (p. 82) si domanda l'autore in Fasma, il terzo racconto, quello più allusivo e misterioso. Un incontro casuale, un uomo e una donna su un treno, e un invito a trascorrere del tempo insieme, in una casa di vacanze. Per creare un paravento alla morale dell'epoca, si presenteranno come fratello e sorella. Qui più che altrove, ho trovato dei dialoghi surreali (cfr. p. 78) poco credibili, più manifesti programmatici di una visione estetica, che riproduzione di un possibile scambio di battute fra un uomo e una donna. Concordo con la Ciarapica, e penso anche io che «la pressione della sua penna sia ancora incerta, a tratti febbrile, forse esageratamente trepidante», ma è proprio in quell'ancora, che dobbiamo soffermarci.
Profili di donne è un esordio letterario e conserva il fascino del laboratorio, della gestazione di idee e spunti. Senza questi profili non si sarebbe probabilmente arrivati a Giacinta, al ritratto insieme sociale e psicologico della protagonista.
Plaudo quindi all'iniziativa di Alessandro Polidoro di ripubblicare opere considerate "minori" di autori essenziali alla storia della letteratura italiana, la cui lettura costituisce un momento essenziale non solo per gli studiosi e gli studenti, ma anche un giusto omaggio a chi ha preparato, attraverso tentativi e anche errori, le svolte del gusto e dello stile. Un modo per ricordare che la letteratura italiana non è stata fatta solo da Manzoni, Leopardi, Verga e Pirandello, ma anche dai dibattiti che hanno preceduto i loro capolavori, dalle stroncature e dai testi spesso obliati degli autori che li hanno influenzati.
Capuana, a cui Verga non mancò mai di riconoscere la paternità del verismo, dà prova anche nel testo qui recensito di un'attenzione acuta nei confronti della situazione della donna:
Noi rifacciamo la tela di ragno della nostra situazione nel mondo con una buona fede che gli uomini non sanno capire. La dicono leggerezza di cuore! Volubilità! Che! Noi vogliamo solamente carpire la realtà come ella è, ed è brutta assai. Quella leggerezza, quella volubilità ci costano lagrime, tormenti impossibili a dire; ed è per istanchezza, per disperazione, per ispavento da cui ci vien tolto di veder bene, se infine ci buttiamo a capofitto in una vitaccia che Dio solo sa quanto pesa! Andiamo! Ne convenga: voialtri uomini siete crudeli! (p. 40).
Amanti ripudiate, donne che subiscono la morale opprimente e discriminatoria, le donne raccontate da Capuana sono in fuga da una vita che non rende giustizia al loro animo, ai loro bisogni interiori.
Vi è la volontà di usare più gli strumenti della psicologia che quelli della sociologia per aprire lo scrigno di questi sei personaggi femminili e anche questa attenzione nei confronti dell'universo femminile, mi sembra innovativo nell'Italia post-unitaria. Di certo, non abbiamo il tocco rabdomantico della penna di un Nerval o di un Proust nell'accostarsi ai silenzi delle donne, alle loro contraddizioni; abbiamo un uomo che giganteggia nella sua individualità, nelle sue peculiarità maschili di vedere il mondo. Ma che racconta anche - mirabilmente nel racconto Giulia - la meschinità con cui un uomo si approccia a volte una donna, soprattutto quando nella Sicilia capuanesca, veniva considerata "svergognata".
Un libro interessante, denso di stimoli, che riaccende l'interesse per conoscere un autore troppo spesso obliato nella nostra letteratura.
Deborah Donato