Una città meravigliosamente pericolosa è Londra per Virginia Woolf, almeno così le dicevano i medici prescrivendone una lontananza che potesse giovare alla sua sensibilità, laddove la città coi suoi ritmi, la frenesia e la vita, non giovava in alcun modo alla salute così cagionevole della scrittrice.
Eppure la Woolf amava sconsideratamente Londra e non riusciva a staccarsene in alcun modo. Ed è appunto per le strade più volte percorse dalla Woolf, che ci conduce Cristina Marconi, nel raccontarci questo rapporto intimo con la città.
Partendo da Hyde Park Gate, al numero 22, in cui hanno vissuto le sorelle Virginia Woolf e Vanessa Bell e il loro padre Leslie Stephen.
La famiglia di Virginia ha radici profonde in questa zona di giardini ordinati e grandi musei, dove in quegli anni manca ancora la luce elettrica. I genitori, entrambi vedovi, erano vicini di casa e tutto il loro mondo ruotava intorno a quelle strade, che all'epoca avevano l'atmosfera di un elegante villaggio di campagna. p. 19
I giardini, la stanza memorabile, Bloomsbury, Harley Street e Twickenham sono le coordinate in cui si alternano le giornate belle e quelle dolorose, tra la malattia della madre e le prime avvisaglie di fragilità psicologica della giovane Virginia. Ad un certo punto Londra le verrà preclusa dai medici che l'hanno presa in cura, tra cui il dottor Savage. Tornerà a Londra, in particolare a Gordon Square solo a Dicembre del 1905 e qui resterà due anni, sempre nell'amata Bloomsbury. Particolarmente interessanti risultano le giornate vissute qui da Virginia, ma soprattutto gli incontri del giovedì sera, con la possibilità di far fluire le sue idee e disdegnare le tante proposte di matrimonio ricevute!
Quando la sorella Vanessa infine si sposa è tempo per la scrittrice di cambiare casa, si sposta a Fitzroy Square, quartiere più elegante del precedente, insieme al fratello Adrian, con cui i rapporti non sono facili e che ci restituirà il ritratto di una Virginia difficile e inaffidabile. Gli incontri a Bloomsbury restano però centrali nella sua vita e Cristina Marconi, autrice di questo interessante saggio, ci racconta quanto fossero sicuri di sé questi bohémiens ricchi e sfacciati.
Tra il 1911 e il 1912 Adrian e Virginia decidono di prendere una casa più grande, invitando altri inquilini e si trasferiscono al 38 di Brunswick Square, che è anche l'appartamento in cui Virginia suscita scandalo, essendo l'unica donna tra tanti uomini non imparentati. In questo contesto nasce il matrimonio con Leonard Woolf, che le chiederà di sposarla nel 1912, proposta accettata dalla scrittrice, nonostante le differenze di idee e la totale mancanza di attrazione per l'uomo. Nonostante riconosca in quest'uomo il suo "centro", è proprio dopo il matrimonio che la Woolf avrà una delle sue crisi più violente, tentando il suicidio solo un anno dopo, nel 1913 e riuscendo a salvarsi per un pelo. Il trasferimento alla City e la raccomandazione di non avere figli turbano ulteriormente la donna.
Tra il 1914 e il 1924 il suo mondo diventa Richmond, in questo luogo distante dalla città e che non ha ancora provveduto a ricordarla degnamente, la Woolf ha dato vita, insieme al marito, alla Hogarth Press. Sono anni difficili per la guerra e per gli esaurimenti in seguito alla prima pubblicazione (la crociera), ma anche quelli dell'odio-amore con la Mansfield e con Thomas Stearns Eliot, a cui non perdona l'ammirazione per l'eterno rivale Joyce e il suo Ulisse.
Nell'ultima parte della sua vita Virginia torna in centro, A Tavistock Square; è già una scrittrice affermata e adora la sua Londra, e qui incontrerà Vita Sackville-West, una donna affascinante che la attrae anche fisicamente, a lei dedica un capolavoro unico nel suo genere, Orlando. La sua casa diventa anche un centro politico di dibattiti e fermento.
In una Londra diversa e vicina ormai alla guerra, tra il 1939 e il 1940, seguiamo Virginia nella sua ultima casa a Mecklenburgh Square, da qui uscirà per la sua ultima passeggiata il 28 marzo del 1941 e nell'ultima sezione del libro, Londra senza di lei, l'autrice di questo saggio ci regala delle importanti riflessioni sul ruolo che questo gesto ha avuto inizialmente sulla sua carriera, su come sia stato interpretato e quanto tempo ci sia voluto per dare una giusta dimensione alla vicenda, così come nella sezione precedente La città della vita, incontriamo tutti i luoghi londinesi letterari che la Woolf ha disseminato nei suoi libri, che raccontano di questo amore per una città poliedrica, così vitale e così cupa infine, palcoscenico di una grande vita e di una eguale rinuncia alla certezza di perderla e perdersi ancora.
Samantha Viva
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