Caldo
di Victor Jestin
Edizioni E/O, maggio 2021
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
pp.128
€ 13 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Il caldo di certe estati in campeggio, in un’atmosfera da felicità preconfezionata, è asfissiante e affilato. Ti penetra fin dentro le ossa, ti rende annoiato e critico, soprattutto se hai 17 anni e ti senti completamente estraneo al mondo, come succede al giovane protagonista di questo romanzo. Léonard lo sa, sa che queste vacanze a cui lo costringono i suoi sono un tormento reiterato e sa di non essere un adolescente come gli altri, troppo timido, troppo magro, troppo arrabbiato.
Quello che non sa, è che la sera in cui ha incontrato Oscar, adolescente come lui, agonizzante sull’altalena, è il motivo per cui non ha mosso un dito per aiutarlo. Aspettando che morisse lì accanto, pietrificato dal gesto e anche incapace di ragionare sul come affrontarlo, decide di seppellirlo. Si apre così il romanzo di esordio di Victor Jestin, ventisettenne francese, che riesce con una scrittura asciutta e ben dosata, a catapultarci nel mondo di Léo, nelle sue paranoie, nel suo caos interiore, che in poco più di 24 ore gli stravolge la vita.
Sono tornato sulla duna a guardare la buca. Era già come una vecchia tomba. La gente intorno non sapeva. Andando in spiaggia sfioravano la morte e la fine delle vacanze. Alcuni bambini, senza farlo apposta, costruivano castelli alla memoria di Oscar. p. 50
Questa idea del disfacimento che appartiene all’estate, diventa improvvisamente reale nel romanzo, perché la morte non è più solo un pensiero, tra i corpi abbronzati e decadenti, tra generazioni capaci solo di cercare il sesso facile su Tinder e attenti solo all’effimero, Jestin ci pone davanti all’estremo tormento.
Tutta questa gioia confluisce in un momento, di cui non sappiamo nulla, che non ha spesso nulla di glorioso, ma ci condanna all’oblio. Un senso di decadenza domina le pagine, e anche quando il protagonista prova a confessare un delitto che non ha commesso non riesce a trovare la forza per liberarsi del peso della colpa. La colpa è in lui, è insita nel suo modo di vivere, una colpa ereditata di cui decide di farsi carico e che prova ad espiare in ogni modo, senza successo.
Ad un certo punto si fa anche contagiare dall’effimero, o forse proprio dalla vita stessa, attraverso il flirt con una ragazza che non a caso si chiama Luce, e che lo distrae dalle sue ore penose, successive al gesto senza senso di Oscar.
Si è lasciata baciare. Anche freddo, il suo bacio si è sviluppato in un brivido che mi ha percorso la pelle, mi ha fatto muovere il bacino mio malgrado, ridicolo, mi ha portato all’estasi per un niente. Il respiro mi si è accelerato. p. 76
Ma non basterà questo amore estivo a mitigare la lenta caduta del protagonista verso un’angoscia che cova dentro. Il suo atteggiamento è davvero ambiguo, fa di tutto per essere scoperto, sa di aver agito d’impulso e male, poi cerca la fuga ma solo alla fine i lettori sapranno se la catarsi è avvenuta e in che modo.
Un piccolo e intenso romanzo che ci mette di fronte ad un protagonista costruito con sapienza e che ci conduce per mano tra le ansie e le paure del nostro tempo, con un ritmo narrativo a tratti blandi e a tratti intenso, capace di imprimersi nella testa del lettore e di accrescere il senso di caldo e di oppressione del luogo in cui la vicenda è ambientata.
Samantha Viva