Chi di voi ha già letto Che succede signor parroco? (2019, lo trovate recensito qui) sa che dietro Carlo Maria Paradiso si nasconde un autore ben capace di farci sorridere. E ancora una volta, con Che spettacolo signor parroco!, riesce nella missione di incuriosirci con un nuovo caso per don Giustino, senza farci mai venire brividi di paura. Se l'altro libro trattava della sparizione del prezioso gatto Teo, questa volta l'azione si sposta sulla Riviera dei Fiori, proprio per il Festival più nazional-popolare che ci sia. Ebbene sì, don Giustino va a Sanremo! Non a cantare, ma come sostituto di don Pietro, che scopriamo ammalato nelle prime pagine del romanzo. Don Pietro, che da anni è considerato il "prete del Festival", non può presenziare e dunque la proposta ricade proprio sul suo amico don Giustino, con un paio di giustificazioni: «Ti intendi di musica, non conosci nessuno e così non vai a impelagarti in storie da cui neanch'io saprei tirarti fuori, sai stare con la gente...» (p. 14) e, come se non bastasse, don Giustino ha ancora un favore da restituire.
Insomma, don Pietro non sente ragioni e al protagonista non resta che fare i bagagli (pallone compreso, perché - per chi non lo sapesse - don Giustino appartiene insieme a don Pietro alla nazionale ecclesiastica di calcio) e lasciare il suo paese, Sciurcanosta, sua mamma Bambina e il suo gatto Teo. Con lui ci sarà anche il suo padre spirituale, don Martino (un gesuita decisamente stravagante, per usare un eufemismo, o potremmo dire profondamente segnato dagli anni passati in estremo Oriente) e, perlomeno "virtualmente", S. Felice, protettore di don Giustino. A poco valgono le rimostranze dei compaesani, per il fatto che proprio nella stessa settimana si terrà l'Altrofestival, iniziativa canora promossa proprio dal parroco: ormai è troppo tardi, quindi la sindaca e la commissione dovranno fare da soli.
Dopo un viaggio scoppiettante a bordo di una moto sovraccarica che attraversa il Nord-Ovest, finalmente Sanremo: sappiamo fin dal principio che ci saranno avventure e piccoli colpi di scena, scoperte inattese e momenti di minima suspense, sempre edulcorata e tenuta a freno dall'ironia, che è il vero centro del racconto. Un'ironia bonaria, bisogna precisarlo, perché, anche quando l'autore si concede un po' di satira sui costumi del mondo dello spettacolo, lo fa sempre senza esagerare, con un mezzo sorriso che allude e ci lascia trarre le nostre considerazioni.
Dove sta il mistero da risolvere? Questa volta il rischio è quello di un doppio scandalo a Sanremo, e a don Giustino tocca indagare, ma sempre con la sua passione per la chiacchiera, il buon cibo e un bicchiere di vino. Inutile dire che troverà modo di fare qualche palleggio anche nei corridoi dell'Ariston! Intanto, noi lettori seguiamo in parallelo anche quel che avviene all'Altrofestival di Sciurcanosta, ma questa linea narrativa è più defilata, e dunque anche il gatto Teo - lo dico per i "gattari" - resta in ombra. Altro mistero riguarda poi don Pietro, con la sua febbre che nessuno riesce a diagnosticare (ma non è Covid, questo è precisato fin dal principio del libro e, quindi, lo posso dire senza il rischio di fare spoiler!).
Che spettacolo signor parroco! è un libro "all'acqua di rose" (definizione che avrebbe dato mia nonna)? No, è sicuramente un libro leggero, ma ci sono dettagli che lasciano trasparire la cultura dell'autore in ambito teologico e non di rado l'ironia è multiforme: avete quella più immediata, a cui si aggiungono note a piè di pagina acute e brillanti. Che spettacolo signor parroco! è da leggere con lo stesso desiderio di evasione con cui si guarda una commedia; fa sorgere anche una domanda: quanto si è divertito l'autore, scrivendo questo libro?! A mio parere, tanto.
GMGhioni
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