Se gli atti di bullismo restano confinati alla realtà locale, con il cyberbullismo un qualsiasi contributo può diventare virale, provocando un'ulteriore sofferenza al soggetto. Lo capiamo fin dalle primissime pagine di Posso cambiarti la vita, un romanzo che ci trascina nell'abisso del dolore della protagonista, Perla, costantemente vittima delle violenze verbali e non solo da parte dei compagni di scuola. Brava a scuola, patologicamente obesa, sola con la nonna, perché orfana di madre e con un padre che vive lontano, Perla è il bersaglio ideale: non si ribella, anzi, alla fine - forse con la speranza che le sia risparmiato qualche commento perfido, passa pure le soluzioni durante i compiti in classe. Nessuno si preoccupa di ciò che Perla prova, né le chiede come si trovi nella piccola realtà di Poggio in Chianti, dove si è trasferita per forza. La nonna, figura sicuramente positiva, cerca di capire cosa passi nella mente della nipote, ma poi si ritira e si limita a prepararle pranzi a dir poco abbondanti, che Perla divora senza porsi limiti.
Non esiste consolazione, il vuoto è ancora e sempre lì, il vuoto non si colma. Quando è da sola, la ragazzina studia o guarda ossessivamente i commenti al veleno che i compagni aggiungono al suo riguardo su chat e social. È un attimo perché la disperazione trabocchi, almeno finché uno strano messaggio richiama l'attenzione di Perla: "Posso cambiarti la vita", scrive tal Matryoshka. Inizialmente, Perla cancella il messaggio, che teme che possa essere l'ennesimo scherzo di cattivo gusto da parte di un suo compagno di classe, ma i giorni passano e quella piccola frase torna in modo martellante. Chi è Matryoshka e che cosa vuole da lei? I patti sono chiari: Matryoshka fa una cosa per Perla e lei ne fa una per lui o lei. La ragazzina non sa nulla di questo strano genio della lampada, ma la tentazione è forte, per cui prova a mettere alla prova Matryoshka, al colmo della disperazione. Ed, effettivamente, è costretta a constatare che la richiesta è stata prontamente accontentata. Solo una coincidenza? E a lei che cosa toccherà fare?
Non ci vuole molto perché Perla capisca di essere ormai coinvolta in un patto di fiducia da non rompere a qualunque costo. Non sa che cosa accadrebbe, in caso contrario, né si fa troppe domande, perché in effetti Matryoshka è il suo unico sostegno in un momento così difficile. A volte ha il dubbio che a risponderle sia un bot, con messaggi che hanno dell'ossessivo; in altri momenti, per quanto appaia assurdo anche a lei, quello sconosciuto le pare il suo solo amico. Dunque, il patto può proseguire, ma a quale prezzo?
Il lettore, che inizialmente empatizza con la protagonista, si ritrova a pensare che quel genio virtuale ha in realtà qualcosa di un Faust diabolico e pericoloso, che possa effettivamente denaturare la sua giovane preda e introdurla a un mondo in cui dominano sentimenti diversi da quelli a cui Perla è abituata. Che cosa accadrà? L'autore, Divier Nelli, non ci risparmia nulla, ci trascina in un crescendo di suspense per quel meccanismo di do ut des pericolosissimo, una droga che può portare a estreme conseguenze. Da un lato siamo curiosi di saperne di più, mentre dall'altro vorremmo che Perla trovasse un altro modo per risolvere i suoi problemi.
Forse influenzato da quelle sfide al massacro e da quelle scommesse che funestano la cronaca e che spingono tanti adolescenti a rischiare tutto, Divier Nelli sceglie un linguaggio scattoso, spesso scomodo (nelle chat dei compagni si legge qualsiasi tipologia di insulto, da esempi brucianti di body shaming a volgarità di ambito sessuale). La violenza verbale e i gesti dei compagni, che non si fanno problemi a denunciare le fragilità di Perla sui social e a burlarsene, rendono il testo particolarmente crudo, per cui viene da chiedersi effettivamente chi sia il lettore ideale per questo romanzo. Posso cambiarti la vita è un avvertimento rivolto ai giovanissimi o un romanzo di denuncia per gli adulti? Il dubbio rimane, dal momento che i contenuti potrebbero essere interessanti da affrontare in classe o con i propri figli, ma la violenza verbale che si legge fa sì che personalmente non mi prenderei la responsabilità di consigliarlo a un lettore di età inferiore ai sedici anni. Diverso è se il lettore immaginato per questo libro è un adulto: forse faticherà ad abituarsi allo stile rapidissimo (a tratti quasi tachigrafico) del dettato (effettivamente più adatto a lettori adolescenti), ma il messaggio arriverà con tutta la sua potenza soverchiante e aiuterà forse a immedesimarsi di più in una vittima che annaspa e fa di tutto per cercare di essere finalmente rispettata. Ribaltare la situazione per Perla non è semplice e il rischio, semmai, è quello di esagerare. E il passo dalla realtà all'incubo è breve.
GMGhioni
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