Neroconfetto
di Giulia Sara Miori
Racconti edizioni, 2021
pp. 261
€ 15 (cartaceo)
€ 5,99 (ebook)
E le albicocche, le ho detto, e le albicocche, Camilla? A maggio dobbiamo comprare le albicocche acerbe, ti ricordi le albicocche, Camilla? Non dire assurdità, ha detto lei, le albicocche non contano niente. E Giove, allora, come la mettiamo con Giove, anche quello non conta niente? Come la mettiamo col pianeta gassoso che se metti il dito sprofondi, come la mettiamo con le mele le pere le ciliegie? Come la mettiamo, Camilla? (p. 95)
Quello di Giulia Sara Miori – per chi, come, segue l’ambiente delle riviste letterarie – era un esordio atteso. Online ci sono diversi suoi racconti, alcuni dei quali sono stati ripresi nella raccolta targata Racconti edizioni che, nell’ambiente editoriale, è ormai sinonimo di qualità (Per fare un solo esempio Camilla, da cui è tratta la citazione iniziale, è arrivato finalista alla dodicesima edizione del concorso 8x8, bandito ogni anno dallo Studio Oblique di Leonardo Luccone).
Neroconfetto racchiude ventuno racconti in circa 250 pagine. Alcuni sono lunghi fino a una ventina di pagine (La giacca, La babysitter, l’inquietantissimo La clinica, gli altrettanto perturbanti La padrona di casa e Notturno), mentre altri – la maggioranza – raggiungono la lunghezza di quattro o cinque pagine. Se nei primi Miori mostra tutto il proprio talento, riuscendo a costruire delle storie articolate, che crescono d’intensità e sviluppano un’evoluzione dei protagonisti, portandole poi a conclusione con dei finali spesso azzeccato e sorprendente, nei secondi a primeggiare è il talento della voce – inconfondibile senza dubbio alcuno – mentre a livello di trama restano un po’ indietro. Alcuni di questi racconti brevi sembrano quasi esercizi di stile (Lucille, Isabel, Capelli), mentre altri, impeccabili a livello di scrittura, portano a un finale prevedibile (L’inquilina, Occhiali, L’aereo, Winnie). L’evoluzione editoriale del testo, passato da manoscritto a prodotto libro, resta un segreto fra l’autrice e la casa editrice, ma in ogni caso forse avrebbe fatto maggior gioco alla raccolta una selezione più accurata dei racconti da portare alla luce. Il risultato è infatti una serie di storie slegate fra loro, atomi diseguali che, pur splendenti nella loro oscurità, non interagiscono nel loro complesso.
Tre sono i temi ricorrenti delle varie storie: la rappresentazione del corpo femminile in un mondo connotato ancora da una potente prospettiva maschile, l’ossessione e il soprannaturale. Racconti come La giacca, Alice, Capelli e Occhiali hanno in comune il primo tema perché ricorrenti sono i richiami allo stereotipo della donna oggetto, valorizzata solo per l’aspetto fisico, o della donna sottomessa perché convinta di non poter aspirare a niente di meglio. Il tema dell’ossessione viene invece sviluppato in storie come Camilla e Winnie, nei quali la scrittura stessa diventa ripetitiva, alientante, quasi una litania sacrilega in grado di entrare nella testa del lettore. Il soprannaturale, in molti casi solo accennato, arriva a rendere i racconti quasi gotici: penso a storie come La culla, La padrona di casa, Notturno e il meno strutturato L’aereo, tutti racconti in cui l’inspiegabile resta inspiegato e non si nota un vero intento se non quello di scombussolare e turbare il lettore. Anche qui, sul discorso dei temi ricorrenti, vale quanto detto per le trame: le tre tipologie di racconti – quelli ossessivi, quelli femminili e quelli pseudogotici – restano slegati fra loro, al punto che sarebbe quasi possibile suddividerli analiticamente all’interno della raccolta. Non c'è un vero e proprio racconto che faccia dei tre generi quella summa che, in qualche modo, è la cifra dell'autrice Giulia Sara Miori.
Neroconfetto è dunque una raccolta di racconti che ha l’indubbio pregio di aver messo alla prova un’autrice la cui voce è già forte, unica e riconosciuta. Dei ventuno racconti apparsi in questa opera prima – troppi a mio avviso – individuerei un cuore principale su cui puntare per il prossimo percorso, così che l’autrice possa liberarsi di ciò che la lega al passato (a quelle storie che, forse, sono apparse per prime) e proiettarsi su una strada più salda e precisa.
Lodo la sua voce, lodo la sua capacità di inventare storie, e attendo quindi la prossima opera.
David Valentini