#CriticARTe - Alla Fondazione MAST la prima antologica dedicata a Richard Mosse



© Richard Mosse, Lost Fun Zone, eastern Democratic Republic of Congo, 2012
 – Courtesy of the artist and Carlier | Gebauer, Berlin/Madrid – Serie Infra


Fino al 19 Settembre, la Fondazione MAST di Bologna presenta Displaced, la prima mostra antologica dell'artista Richard Mosse, curata da Urs Stahel.
Estetizzare i territori segnati dalla guerra, laddove vi siano conflitti a fuoco o catastrofi climatiche, questa è la cifra stilistica di un artista, che durante la carriera ha saputo spingersi oltre la normale rappresentazione della cruda realtà, sovvertendo l’ordinario, creando un nuovo e personalissimo canone di narrazione visuale.

Mosse è nato nel 1980 in Irlanda e vive a New York. Ha conseguito un MFA in Photography presso la Yale School of Art nel 2008, stesso corso da cui proviene il collega Gregory Crewdson e, pertanto, foriero di talenti. Qualche anno prima, nel 2005, Mosse aveva ottenuto un  Postgraduate Diploma in Fine Art presso il Goldsmiths di Londra. Numerose esposizioni internazionali, da Miami alla Tate di Londra, confermano il talento dell'artista, il cui successo viene consacrato dalla serie di opere prodotte a cavallo tra il 2010 ed il 2015, durante le guerre nella Repubblica Democratica del Congo, da cui derivano la serie Infra e la videoinstallazione The Enclave. La serie Infra è caratterizzata dall’uso una pellicola a infrarossi da ricognizione fuori produzione, la Kodak Aerochrome. Il film registra la percentuale di clorofilla presente nella vegetazione viva,  la lussureggiante foresta pluviale congolese si traduce in un meraviglioso paesaggio surreale di rosa e rossi, che sembrano anestetizzare la vista di militari con i relativi fucili e rimandano a ricordi di variopinte estati.

La fotografia documentaria e l'arte contemporanea di Mosse su Migrazione, Conflitto e Cambiamento climatico, sovvertono quindi la tradizionale rappresentazione di questi sistemi, mostrando una progettualità innovativa ed un confine estetico e contenutistico in cui si scontrano i cambiamenti sociali, economici e politici. La mostra antologica dell'artista Richard Mosse offre, per la prima volta, l'esclusiva occasione di visionare ben 77 fotografie di grande formato dell'artista, a partire dai progetti più recenti della serie Tristes Tropiques (2020), realizzati nell’Amazzonia brasiliana. Si aggiungono due monumentali video installazioni immersive. La prima, The Enclave, presentata alla Biennale di Venezia nel 2013, realizzata a sei canali utilizzando una pellicola a infrarossi da 16 mm. La più recente, Incoming, del 2017, un grande video wall a 16 canali Grid (Moria) (2017) e il video Quick (2010). La fotografia di Richard Mosse cattura la bellezza e la tragedia della guerra e della distruzione.
Richard Mosse – spiega il curatore Urs Stahelcrede fermamente nella potenza intrinseca dell’immagine, ma di regola rinuncia a scattare le classiche immagini iconiche legate a un evento. Preferisce piuttosto rendere conto delle circostanze, del contesto, mettere ciò che precede e ciò che segue al centro della sua riflessione. Le sue fotografie non mostrano il conflitto, la battaglia, l'attraversamento del confine, in altri termini il momento culminante, ma il mondo che segue la nascita e la catastrofe. L’artista è estremamente determinato a rilanciare la fotografia documentaria, facendola uscire dal vicolo cieco in cui è stata rinchiusa. Vuole sovvertire le convenzionali narrazioni mediatiche attraverso nuove tecnologie, spesso di derivazione militare, proprio per scardinare i criteri rappresentativi della fotografia di guerra”.
In un'intervista rilasciata al The British Journal of Photography, relativamente all’uso della sua tecnica ad infrarossi, Mosse ha dichiarato: 
"Volevo esportare questa tecnologia in una situazione più difficile, per capovolgere le convenzioni generiche delle narrazioni calcificate dei mass media e sfidare il modo in cui ci è permesso di rappresentare questo conflitto dimenticato... Volevo confrontarmi con questa tecnologia di ricognizione militare, usarla in modo riflessivo per mettere in discussione i modi in cui è costruita la fotografia di guerra".
Mosse ha sparato a relitti di aerei abbandonati negli angoli più remoti del pianeta e agli ex palazzi di Uday e di Saddam Hussein, ora occupati dalle forze militari statunitensi. La sua serie Infra cattura la guerra in corso tra le fazioni ribelli e l'esercito nazionale congolese nella Repubblica Democratica del Congo.

Mosse intende “mettere in discussione i modi in cui è costruita la fotografia di guerra”, facendo collidere “due mondi contrari: il potenziale dell'arte di rappresentare narrazioni così dolorose da esistere al di là del linguaggio e la capacità della fotografia di documentare tragedie specifiche e comunicarle al mondo.”

L’antologica di Mosse al MAST, si presenta pertanto come una mostra estremamente ispirante, in grado di scuotere le fondamenta del nostro modo di interpretare la realtà circostante, spingendosi ai limiti di quel ring invisibile, in cui valori opposti ed affini, si contendono il nostro intimo giudizio finale.

Elena Arzani
@elenaarzani