Luglio è il mese dei gialli e siamo certi che molti di voi staranno scegliendo i titoli thriller, noir, gialli, hard boiled da leggere in ferie. La scelta è vastissima e così abbiamo pensato di consigliarvi romanzi che ci hanno fatto trascorrere ore di mistero, suspense, curiosità,...
Come sempre, se cliccate sul link sotto al titolo, potete trovare la nostra recensione.
Buone letture!
La Redazione
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Carolina consiglia:
"Chi ha peccato" di Anna Bailey (Feltrinelli)
Leggi la recensione
Quando a Whistling Ridge un’adolescente scompare, intorno alla sua assenza esplodono le tensioni latenti della cittadina. Opera prima dell’autrice, questo romanzo ci porta al cuore di una piccola comunità, svelandone le dinamiche distorte, le ipocrisie, le piccole e grandi malvagità. In una continua alternanza tra presente e passato, viene ricostruita la facciata di una casa di vetro pronta a infrangersi di fronte a verità scomode troppo a lungo sopite. E se nelle parole evangeliche a scagliare la prima pietra dovrebbe essere chi è senza peccato e nella realtà bigotta e razzista del paese non c’è nessuno che ne sia esente, tutti si scagliano comunque con violenza contro chiunque provi a discostarsi dalle leggi non scritte che imperano e determinano l’agire dei singoli. Amerà questo libro chi, oltre alla dimensione del mistero da risolvere, apprezza l’indagine pungente sull’animo animo, qui condotta senza remore e con una grande attenzione psicologica.
Debora consiglia:
"Un posto tranquillo" di Matsumoto Seichō (Adelphi)
Per Matsumoto Seichō, considerato non a caso il Simenon giapponese, i confini del genere sono assolutamente labili e la scrittura letteraria si intreccia alla profondità e stratificazione delle storie. Romanzi che a partire dal mistero da svelare, raccontano uno spaccato del Giappone contemporaneo, come in questo noir elegante e teso, in cui più del mistero da svelare assistiamo al racconto di un'ossessione. La critica sociale si intreccia alla riflessione su apparenze e distanze dentro un matrimonio, convenzioni, ruoli imposti. Fino all'ultimo sorprendente colpo di scena.
Deborah consiglia:
Georges Simenon, "L'uomo che guardava passare i treni" (Adelphi)
È un giallo perché è Simenon o non è un giallo perché sappiamo fin dall'inizio il nome dell'assassino? Di certo L'uomo che guardava passare i treni è pura inquietudine, viaggio nella psiche di un uomo, descrizione degli “ultimi”, degli “sbagliati”. Simenon è uno scrittore sopraffino. Qui Kees Popinga, impiegato presso un'azienda nella piccola città olandese di Groninga. Popinga è un uomo senza qualità, simile a tanti, grigio nelle giornate uguali, negli affetti familiari, nella palpabile noia della sua routine. Finché ...finché fallisce la ditta nella quale lui lavora e Kees compie un efferato delitto, che lo porterà ad una latitanza, descritta in modo superbo dall'autore. Conosciamo i pensieri di Popinga, il suo inabissarsi nelle tenebre del male, ma allo stesso tempo la "banalità" del suo male. Ho trovato questa discesa dalla mediocrità piccolo-borghese al libero sfogo dell'impulso e della devianza, inquietante. Vi è la dinamica del giallo, la partita a scacchi con il commissario di polizia che lo ricerca, ma vi è anche tanto altro: la crisi di identità, la repressione dei propri impulsi attuata nella società borghese, l'ironico controcanto degli psichiatri all'anormalità. Popinga è uno di quei personaggi che fissa costantemente il suo lettore, non ci lascia mai, ha un magnetismo misterioso e perturbante. Il libro è, al pari del suo protagonista, una calamita. Tiene avvinti fino all'ultima pagina.
Giulia consiglia:
"La donna di Oslo" di Kjell Ola Dahl (Marsilio)
Un bracciale che spunta fuori dopo decenni tra gli annunci di un'asta; una donna che lo riconosce come quello della madre, uccisa nel 1942 nella Norvegia occupata; una ex combattente e agente segreto in Israele torna a Oslo dopo molti anni e riprende le fila di un vecchio, piccolo caso insoluto che la guerra ha lasciato dietro di sé.
"La donna di Oslo" di Kjell Ola Dahl comincia come il più classico dei romanzi gialli, con un oggetto da ritrovare. I tre piani temporali che compongono la storia hanno il taglio cinematografico dei noir anni Cinquanta. Ci sono pedinamenti, spiegazioni in macchine ferme sotto la pioggia, vecchi documenti risalenti all'occupazione nazista e l'ossessiva ricerca della soluzione a un omicidio consumato durante la guerra e che sembra nascondere di più di un semplice caso di assassinio passionale. C'è tensione, si controlla costantemente di non essere seguiti, ma tutti questi elementi che sembrano preannunciare il più standard dei gialli prendono velocità e scavano nella psicologia dei personaggi che ancora non riescono a liberarsi di quanto successo durante la guerra e che dopo decenni sembrano incastrati nelle stesse dinamiche e nella risoluzione di un caso che non sembra più avere importanza.
In questo giallo nordico, il bracciale da ritrovare sarà solo il dito che punta verso la luna. Attenzione a cosa scegliete di guardare.
Gloria consiglia:
"Una sirena a Settembre" di Maurizio de Giovanni (Einaudi)
Maurizio de Giovanni riesce sempre a intrecciare storie piene di umanità nei suoi libri noir: ci sono i Quartieri Spagnoli con la loro disperazione e miseria, che purtroppo portano alcuni abitanti alla criminalità; ci sono le storie di Mina Settembre, l'assistente sociale che ama smodatamente il suo lavoro e si barcamena tra il problema uno (sua madre, che non fa che ricordarle di aver scelto un lavoro poco remunerativo e di non essersi tenuta un uomo) e il problema due (il suo fisico fin troppo avvenente, che non passa per niente inosservato). In questo nuovo romanzo, che De Giovanni ha definito "il suo libro più napoletano", viene posta grande attenzione anche al potere dei media e in particolare del finto giornalismo televisivo.
Gloria consiglia:
"Il morso della vipera" e "Il grido della rosa" di Alice Basso (Garzanti)
Storia, misteri e indagini, ironia, affermazione di sé, un'attrazione proibita,... Molte sono le componenti della nuova saga di romanzi di Alice Basso, aperta da "Il morso della vipera" e proseguita con "Il grido della rosa". Nella Torino degli anni '30 incontriamo una nuova spumeggiante protagonista, Anita, che sceglie di rendersi indipendente e di lavorare come dattilografa, anziché correre subito a sposare il suo fidanzato. Quella che sembra apparentemente una fuga dal matrimonio, in realtà si trasforma in autentica passione per la sua professione, ma soprattutto per il mondo dei gialli, in grado di insegnante tanto ad Anita, anche a guardare il mondo in modo un po' diverso, interessandosi a casi insabbiati nella sua Torino. Certo, il rischio è tanto, ma ad aiutarla c'è il suo capo, Sebastiano, che, oltre a tradurre i racconti gialli sulla rivista "Saturnalia", ha un forte senso della giustizia. Se vi incuriosiscono i romanzi, non perdetevi l'intervista ad Alice Basso, in cui non mancano delle anticipazioni:
Olga consiglia:
"Addio, mia amata" di Raymond Chandler (Adelphi)
Raymond Chandler è ancor oggi considerato da alcuni il padre, da altri – come Dennis Lehane, scrittore, sceneggiatore, produttore cinematografico, produttore televisivo e accademico statunitense – il figlio della penna noir dello scrittore Dashiell Hammett, e della narrativa hardboiled.
"Addio, mia amata" (1940), secondo della serie di otto romanzi con protagonista Philip Marlowe, è un tripudio di dettagli giusti, dove letteratura e sceneggiatura si penetrano, generando una visione completa e attenta dei due protagonisti indiscussi, l'investigatore privato e la città, che si fiancheggiano senza posa, fino a diventare un personaggio unico e indivisibile.
Olga consiglia:
"Morte di una sirena" di Rydahl e Kazinzki (NeriPozza)
"Morte di una sirena" scritto da Thomas Rydahl e A.J. Kazinski e pubblicato in Italia da Neri Pozza, non ammette vie di fuga.
Hans Christian Andersen per tutta la vita tenne scrupolosamente un diario in cui vi appuntava tutto ciò che i suoi sensi incontravano. Ma all’improvviso smise di scrivere e riprese solo dopo circa un anno e mezzo. Cosa è accaduto nel frattempo? Rydajhl e Kazinski immaginano quell'intervallo oscuro nella vita di Andersen facendo di lui un detective improvvisato, a tratti esilarante e miserabilmente comico, con l’unico sogno di diventare un grande scrittore ma con l’unica verità di essere incappato lì dove il diavolo si nasconde nel dettaglio.
Samantha consiglia:
"Il tribunale degli uccelli" di Agnes Ravatn (Marsilio)
Agnes Ravatn è una delle voci più interessanti della letteratura norvegese contemporanea. In questo romanzo respiriamo un'atmosfera incantata, ma la tensione non ci permette di rilassarci. Sono le paure della protagonista, Allis, a condizionarci o siamo noi, così fragili e inquieti, a non riuscire a fidarci di questa finta perfezione e di quest'uomo così inafferrabile di cui la protagonista si invaghisce, e dei misteri che aleggiano attorno al suo passato e alla fine tragica di sua moglie? Un romanzo intenso e coinvolgente, da leggere tutto d'un fiato, per dimenticarci chi siamo o per salvarci da ogni abisso, passato e futuro, che incontreremo sul cammino.
Stefano consiglia:
"La collina dei suicidi" di James Ellroy (Mondadori)
Avvicinarsi all'opera di James Ellroy è un po’ come decidere di raggiungere un rifugio in cima alle montagne della Val Bognanco: si può farlo inerpicandosi per pietraie scoscese e insidiose e superando dislivelli di tutto rispetto, rischiando a ogni passo di rotolare a valle e soffrendo le pene dell'inferno per la fatica sovrumana. Oppure si può seguire il sentiero battuto, che porta in quota in modo graduale e molto meno sfiancante, avendo come valore aggiunto la possibilità di godere dei panorami ineguagliabili della Val d’Ossola.
Scritto a metà degli anni Ottanta, La collina dei suicidi, un noir violento, crudo e dissacrante, presenta un Ellroy non ancora giunto a quella piena maturazione che troviamo nelle pagine dei capolavori degli anni più vicini a noi. Se i lavori complessi e impegnativi più noti, come L.A. Confidential, La Dalia Nera, American Tabloid, Perfidia o il recentissimo Questa tempesta presentano la cifra caratteristica del genio letterario di James Ellroy, è interessante riscoprire le tappe che hanno segnato il processo costruttivo e di maturazione dello scrittore nel corso degli anni, partendo da quei lavori che possiamo definire “minori” solo comparandoli alla sua produzione successiva.
La collina dei suicidi è un ottimo noir, ambientato in epoca contemporanea nel consueto setting della megalopoli di Los Angeles, dinamico e con una trama ben strutturata; soprattutto, il narrato è intriso di quel realismo estremo, a un tempo amaro e ironico, cui Ellroy ci ha abituati sin dai primi lavori pubblicati. Nulla è scontato, nessuno è incorruttibile, è difficilissimo distinguere buoni e cattivi, i confini fra Bene e Male sono estremamente sfumati e sempre riposizionabili. Insomma, la realtà è molto peggio di quanto vorremmo che fosse, ma in coscienza sappiamo che è proprio così.
In definitiva, un primo passo per raggiungere le vette della produzione successiva senza troppa fatica e senza il pericolo di desistere al primo tentativo. Il sentiero è segnato, buona salita.
Valentina consiglia:
"Winston, il gatto investigatore" di Frauke Scheunemann (Feltrinelli)
I gatti sono esseri misteriosi, venerati fin dall'antichità, lo sappiamo, e possiedono doti intellettive di alto livello. Uno di loro, però, addirittura, riesce, accompagnato da una combriccola di amici felini, a risolvere dei casi complessi, da manuale investigativo. Si tratta di Winston, un micione che con sprezzo del pericolo e una buona dose di ironia, riesce, se ben ricompensato con una adeguata quantità di coccole e croccantini, sia chiaro, a dipanare anche i più fitti misteri.
In questa avventura, Winston deve risolvere il giallo della scomparsa di Emilia, una compagna di classe di Kira, la sua padroncina. Riuscirà il nostro gattone a ritrovare la ragazza? Non resta che scoprirlo.
Un giallo non troppo tradizionale, quindi, che immaginiamo però possa essere utile per far appassionare i più piccoli al genere e far scoprire loro un filone narrativo intellettualmente stimolante.
Valentina consiglia:
"Gli spaghetti alla bolognese non esistono" di Filippo Venturi (Mondadori)
Chi lo dice che un oste non possa essere anche un buon investigatore? Nessuno, e infatti Filippo Venturi sceglie, per i suoi gialli decisamente atipici, un ristoratore bolognese dall'indole tranquilla, di cui si potrebbe dire qualsiasi cosa ma non che ami il rischio. Tuttavia il nostro caro oste non può proprio tenersi lontano dai guai: nel primo libro, un vero e proprio successo, "Il tortellino muore nel brodo" (2018) si era ritrovato, giocoforza, a investigare sulla scomparsa della figlia di un suo caro amico, mentre in questo, "Gli spaghetti alla bolognese non esistono", uscito lo scorso anno, per una serie di intrecci che lasciamo alla vostra lettura, i suoi passi si incrociano con quelli del commissario Iodice, il quale indaga sul furto del quadro della Madonna di San Luca, un'opera preziosissima appena trafugata dalla Cattedrale di San Pietro.
E così, tra un piatto di tortellini e un bicchiere di buon vino, il nostro Emilio Zucchini, Zucca per gli amici, si ritroverà, di nuovo a ricoprire il ruolo di un investigatore: improvvisato, sì, ma di grande talento.
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