Povertà, emarginazione sociale e il potere del giornalismo televisivo nel nuovo romanzo con Mina Settembre: "Una sirena a Settembre" di Maurizio de Giovanni

Una sirena a settembre  di Maurizio de Giovanni


Una sirena a Settembre
di Maurizio de Giovanni
Einaudi, 06 luglio 2021

pp. 272
€ 18,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)



Dopo Troppo freddo per Settembre, Maurizio de Giovanni ci accompagna nei Quartieri Spagnoli con nuovi casi che riguarderanno da vicino la sua protagonista, l'assistente sociale tanto affascinante quanto seria e dedita al lavoro Mina Settembre. Questa volta a narrarci la storia è la Signora, un personaggio dei Quartieri Spagnoli che tutto vede, tutto sa e tutto può raccontare, mentre sbuccia verdura e pare immersa in un'altra dimensione e in un altro tempo, perché assorta dal lavoro manuale. Che si tratti della stessa Napoli? Ad ogni modo, ad ascoltarla, un aspirante scrittore, che lei apostrofa "giovino'", a cui si permette di dare consigli narrativi. I suoi intermezzi fungono da collante tra le parti del romanzo, ma anche da magnetiche pause che ci rivelano parte degli strumenti dello scrittore, a cominciare dal fatto che tutte le storie che incontreremo nel libro sono tra di loro legate, anche se di primo acchito non sembrerebbe così. 

Tanto per cominciare, c'è la prima drammatica storia: uno scippo finito in tragedia, perché l'ultraottantenne a cui è stata strappata la borsa con la pensione è finita in ospedale, in gravi condizioni. Si tratterebbe di una vicenda purtroppo comune, se non fosse che nessuno dei Quartieri Spagnoli - neanche i collaboratori della polizia - conosce chi si è macchiato del crimine. E anzi si propone una soluzione del caso fin troppo veloce e semplice, cosa che insospettisce molto il magistrato De Carolis (per chi non avesse ancora letto la saga, è l'ex marito di Mina Settembre) e che richiederà alla sua squadra di indagare da vicino, con qualche colpo di genio e tanti buchi nell'acqua. Talvolta ci si indigna per i burattinai del potere, che provano a muovere i fili delle indagini, talaltra ci si diverte per il rapporto conflittuale tra De Carolis e il suo sottoposto Gargiulo.  

A questa si aggiunge un'altra vicenda, una storia privata di emarginazione sociale, ma anche di grande affetto fraterno: la bellissima Ester è costretta a guardare il quartiere dalla sua finestra, perché con la sedia a rotelle non c'è modo di portarla di sotto. Come isolata nella sua torre (tutt'altro che d'avorio), ogni giorno aspetta con apprensione che torni a casa suo fratello Marco, l'unico che le è rimasto: nell'attesa, aiuta i ragazzini a studiare, insegna italiano ai piccoli immigrati e canta, canta, e tutto il quartiere si ferma ad ascoltare quella sua voce da sirena. Se è straordinario quanto Ester si accontenti delle piccole gioie quotidiane, è più che comprensibile che il fratello non si dia pace e cerchi in tutti i modi di raggranellare i soldi per offrire alla sorella costose cure in Svizzera, che potrebbero portarla a camminare di nuovo. A quanto, però, è disposto ad arrivare Marco? 

Anche nella terza linea narrativa troviamo al centro la povertà: su TeleSirena, viene proiettato un video inquietante, che documenta scene di terribile degrado a Napoli. Un bambino in mezzo all'immondizia si disputa un pezzo di cibo con un cane: è mai possibile questo? L'indignazione serpeggia tra le case, e a farne le spese è chi si occupa di assistenza, come Mina Settembre, assistente sociale, e Mimmo Gammardella, l'avvenente ginecologo del consultorio. A divulgare simili filmati, manco a farlo apposta, è Susy, la nuova compagna di De Carolis, nonché conduttrice del programma seguitissimo Il canto della Sirena. Dal momento che per la gente del quartiere è vero tutto ciò che esce dalla televisione, per Mina e Mimmo è fondamentale fare chiarezza su quel filmato, che ha qualcosa di inspiegabilmente familiare, o nessuno verrà più a cercarli al consultorio. 

Tante sono le vicende da portare avanti, ma questo non vieta a De Giovanni di soffermarsi sulla vita privata di Mina, che, come sempre, è divisa tra il problema uno (sua madre, invadente, sempre pronta a considerare Mina un fallimento, perché è tornata a vivere nella sua stanzetta da ragazza e, a suo dire, non ha saputo tenersi il marito) e il problema due (il suo décolleté molto generoso, per usare un eufemismo, che le procura tanti apprezzamenti quanto imbarazzo). Finalmente Mina riuscirà a confessare di essere attratta da Mimmo? Saprà uscire da quel bozzolo di ostilità che ha costruito attorno a sé per proteggersi dalle delusioni? 

Mentre cerchiamo di risolvere con crescente suspense le indagini, ci poniamo inevitabilmente vari interrogativi etici: i romanzi di Maurizio de Giovanni non ci raccontano mai soltanto storie, ma narrano di un'umanità variegata e complessa. Come ha suggerito l'autore nell'incontro che c'è stato ieri su Facebook e a cui ho partecipato (qui trovate il video), «una cosa è il degrado, fatto di piccoli crimini; un'altra il degrado dei valori», e questo si vede benissimo nei suoi romanzi. I cosiddetti "cattivi" sono profondamente connotati dal contesto in cui vivono, ma questo non li giustifica; semmai, l'ambiente serve ad aumentare la verosimiglianza, a caratterizzare più da vicino questo o quel personaggio. A volte, legge e giustizia non coincidono e persino le forze dell'ordine (De Carolis in particolare) cercano cavilli per fare giustizia, senza applicare pedissequamente la legge. In questo mondo complesso, pieno di contraddizioni e sovrabbondante di storie che è Napoli, Una sirena a settembre affascina per l'equilibrio compositivo di un'opera in cui tutto è profondamente intrecciato.

GMGhioni