di Vanessa Ambrosecchio
Einaudi, 2021
pp. 136
€ 15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Già a partire dal sottotitolo, si comprende che questo libretto di Vanessa Ambrosecchio analizza in negativo gli effetti della didattica a distanza. In questi mesi non si è fatto altro che discutere di potenzialità, da un lato, e di effetti collaterali della didattica attraverso un monitor. Dunque, c'è ancora bisogno di un volume che racconti cosa ci è accaduto?
La risposta può essere varia, a seconda di chi siete e di come la DaD sia entrata nelle vostre vite: se siete studenti, probabilmente non aprirete questo libro; se siete genitori o insegnanti, può essere che vi venga la curiosità di scoprire come è stata vissuta questa esperienza da una prof. di scuola secondaria di primo grado. Allora, il libro di Vanessa Ambrosecchio vi darà tante risposte: ci troverete episodi che sembrano veri, ma, come precisa l'autrice, Tutto un rimbalzare di neuroni è un libro d'invenzione. Vi convergono e si fondono, semmai, tante esperienze didattiche ed educative vissute direttamente durante venticinque anni di insegnamento e i racconti dei colleghi. E forse sono proprio questi scampoli di realtà a rendere così verosimile il testo, che non cade mai nel pericolo della caricatura, pur rendendo i diversi personaggi riconoscibili.
Che cosa c'entrano venticinque anni di insegnamento con il periodo limitato della DaD? Molto, in realtà, perché ciò che viene sottratto alla scuola in presenza emerge per confronto. Il presente ben poco invitante, fatto di lezioni davanti a tante icone con avatar improbabili e quasi nessuna fotocamera accesa, è ben diverso da quel che c'è stato prima. Basta poco perché la connessione non funzioni, o perché un ragazzo decida di sottrarsi volontariamente all'interrogazione, con un semplice clic, o addirittura perché l'insegnante venga buttata fuori dal sistema (o da qualche buontempone). Inevitabilmente, qualche volta il testo si fa nostalgico, altrove prevale lo sguardo satirico dell'insegnante sulla situazione. Chi ha osato pensare in questi mesi di Covid che "gli insegnanti hanno lavorato da casa, comodi comodi", si ricrederà certamente con la lettura di questo libro, in cui le difficoltà tecnologiche dei ragazzi e dell'insegnante non sono nulla, rispetto ai tanti tentativi per catturare l'attenzione degli allievi recalcitranti. La prof., che ora viene apostrofata solo "proooo!", fa di tutto per cercare di tenere vivo il rapporto con la sua classe terza, che deve in qualche modo arrivare agli esami. Spesso gli studenti si sottraggono alle richieste, alle scadenze, alle prove, suscitando tanta frustrazione, quasi avessero cancellato in pochi giorni un percorso di oltre due anni. Altre volte però una luce si accende, arriva l'intervento inatteso o la risposta da parte di chi se ne è sempre stato zitto:
Non so esattamente come sia successo, insegnare non è una scienza esatta. Stai un po' come un apprendista chimico davanti ad alambicchi e liquidi colorati, a chiederti che accadrà se mescoli questo con quell'altro, e l'unico metodo cui ti aggrappi, a volte con la sicumera dello scienziato, più spesso con la commozione del disperato, è guardarli sempre con lo stesso sguardo, la stessa attenzione, la stessa convinzione che possano farcela; gridare lo stesso "bravo!", identico nel tono e nella personale soddisfazione, a tutti almeno una volta alla settimana; garantire la stessa attenzione, la stessa considerazione a ogni mano alzata, a ogni intervento, dal più acuto al più disarmante. (p. 22)
Il lavoro dell'insegnante in DaD ha richiesto tanta resilienza, una buona padronanza tecnologica, nervi saldissimi, certo, ma anche un'incommensurabile riserva di speranza e di passione, incrollabile nonostante le delusioni. Tuttavia, la tensione del lockdown ha portato anche gli insegnanti a stancarsi, ad arrabbiarsi, a perdere energia, e Ambrosecchio tratteggia anche questi momenti estremamente umani, ma molto pericolosi ai fini didattico-educativi. Ad avere la meglio e a risollevare dallo scoramento, poi, sono sempre loro: i ragazzi, che, con le loro peculiarità, hanno saputo portare vita e hanno cercato normalità in un momento che è stato tutto fuorché normale.
Quel che è certo, è che la scuola in DaD è una scuola completamente diversa da quella che conosciamo: ha richiesto accomodamenti e tanta fantasia, improvvisazione e senso civico, tentativi di essere inclusivi quanto capacità di adattarsi e di far fruttare gli strumenti a nostra disposizione per fare lezione. Con Tutto un rimbalzare di neuroni qualche volta si sorride, altre volte ci si indigna e ci si sente frustrati, altre ancora si partecipa alle vicissitudini scolastiche, quasi fossimo in un diario di bordo ragionato, che chiede spesso anche a noi di metterci in gioco.
GMGhioni