Il giardino del giardiniere
di Madison Cox
traduzione di Alessandra Gallo, Irene Inserra, Barbara Venturi
L’ippocampo, 2014
pp. 472
€ 49,90 (cartaceo)
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Robusto cartoncino rigido telato color mandarino, con una mezza ghirlanda di rose tono su tono lavorate a rilievo a contenere il titolo del volume: Il giardino del giardiniere si presenta ai suoi lettori con una copertina tra le più gentili e graziose, in cui il disegno dei fiori sapientemente disposti a mezzaluna ricorda sia la leziosità di certe pregiate porcellane policrome sia l'equivoco fascino kitsch di alcuni ninnoli artigianali in pasta di sale. Ci si aspetterebbe, dunque, di avere a che fare con il più carino dei libri, se non fosse che il passaggio dalla bidimensionalità della sua prima pagina alla tridimensionalità dell’oggetto in sé costringe subito – tempo di prenderlo tra le mani, anzi tra le braccia – a mutare radicalmente percezione. Sì, perché il lavoro a cura di Madison Cox già dato alle stampe da Phaidon nell’edizione inglese e poi ripubblicato in quella italiana da L’ippocampo è un autentico tomo: misura 33x28x5 centimetri, pesa 3650 grammi, e se per maldestra ventura gli capita di sfidare la gravità produce una varietà di effetti piuttosto diversi da quelli di una foglia o di un petalo che si staccano dal rispettivo albero e fiore per planare soavemente verso il terreno. Ma non basta, dato che proprio l’imponenza della sua mole è direttamente proporzionale a quella dei suoi contenuti: una rassegna su scala mondiale di oltre 250 giardini presentati attraverso schede tecniche e descrittive corredate da meravigliose fotografie, che lo candida a tutti gli effetti tra i testi di riferimento internazionale per l’architettura del paesaggio.
Ci sono voluti, racconta il noto autore, un team di esperti e mesi e mesi di lavoro per riuscire a stilare a mala pena un elenco esauriente dei siti da includere nel volume: un dato di backstage, questo, che già di per sé aiuta a rendersi conto della serietà e della complessità del tema, ma anche una prima conferma di come la relazione tra esseri umani e giardini sia un fenomeno antichissimo, che testimonia una connessione profonda con la natura:
«da secoli», ricorda Cox nel breve scritto introduttivo, «le piante e i fiori affascinano gli uomini, che continuano a collezionare, catalogare, commerciare e trasportare in tutto il mondo le specie più varie e interessanti. L’antica passione che ci spinge a creare giardini ovunque e in tutte le forme rivela quanto essi rappresentino per noi qualcosa di magico» (p. 4).
Proprio questa verità “universale” svela, di fatto, la destinazione del volume: perché Il giardino del giardiniere è un libro apprezzabile davvero da chiunque, dal più esclusivo degli addetti ai lavori al semplice appassionato di gardening da balcone o davanzale domestico. E se ciò accade è perché esso si propone innanzitutto come un lungo “viaggio verde” intorno al mondo, che dall’Oceania arriva al Nordamerica e al Sudamerica passando per l’Asia, l’Europa e l’Africa, con focus mirati (ove necessario) su quelle aree e nazioni che più di altre, e non solo per specifiche caratteristiche territoriali, hanno rivelato una vocazione più remota e una sensibilità più radicata, che nei secoli ha portato alla determinazione di una vera e propria cultura in materia con tutto ciò che ne consegue in termini di tradizione, canone, innovazione, trasgressione e rivoluzione. Ciò che conta, ad ogni modo, è che ciascuno di noi, volendo, può dare vita al proprio personale giardino, indipendentemente dalle proprie possibilità e capacità d’esordio:
«la creazione di un giardino è un’esperienza che suscita nei semplici appassionati e nei professionisti del settore le stesse emozioni: che se ne debba costruire uno da zero o intervenire su uno spazio già esistente, la trasformazione del paesaggio implica una ricerca infinita ma gratificante. I primi passi sono uguali per tutti. Seguendo i saggi consigli del grande paesaggista inglese Russell Page, ogni nuova avventura nel mondo del giardinaggio deve essere preceduta da una lunga e attenta osservazione. Solo osservando, registrando e assorbendo le tante variabili di un sito – modelli meteorologici, esposizione, condizioni climatiche, composizione del suolo, vegetazione – il designer può fissare i criteri della propria composizione. Una volta compresi e stabiliti i parametri fondamentali, libero corso alla passione e all’emozione!» (p. 4).
Passione, emozione… ispirazione: Il giardino del giardiniere, da parte sua, ne offre parecchia, forte di un assortimento che contempla ogni latitudine e longitudine, fa convivere in quasi 500 pagine ogni tipologia esistente, e omaggia in questo modo ogni declinazione naturale e culturale del fenomeno. Proprio perché la casistica è così varia e le storie dei luoghi sono redatte alla stregua di piccole biografie, per apprezzarlo al meglio il consiglio è quello di leggere il libro piano, se non addirittura pianissimo (non più di dieci giardini alla volta, e l’ideale, anzi, sarebbe un giardino al giorno, ovvero una media che farebbe equivalere l’esplorazione libresca alla vera e propria visita in loco); viceversa si rischia di scorrere le storie con effetto “toccata e fuga” e di confondere i paesaggi nel verdeggiare indistinto di una panoramica “a schiaffo” lunga quanto il giro del mondo. Meglio prendersi tutto il tempo necessario per apprezzare le scelte dei proprietari (alcuni davvero illustri), meditare sulla non rara presenza di statue, sculture e monumenti, riflettere sugli eventuali presupposti filosofici e politici, constatare l’effetto benefico della contemplazione della natura anche solo tramite mezzo fotografico. In più, in chiusura, il lettore troverà un comodo glossario per disambiguare le espressioni e la terminologia di settore, l’elenco dei principali festival e delle più importanti esposizioni floreali, i riferimenti alle associazioni di giardinaggio, orticoltura e botanica, una bibliografia e una sitografia minima, l’elenco dei giardini visitabili suddivisi per continente (per quelli con apertura limitata ci sono anche le indicazioni sulle modalità di accesso) e un utilissimo indice alfabetico.
Bello anzi bellissimo, Il giardino del giardiniere ha senza dubbio tutte le caratteristiche del coffee table book che si posiziona sul tavolino basso in salotto e che soddisfa l’avventore anche solo nell’essere pigramente sfogliato in adorazione delle immagini. Tuttavia, anche per la ricchezza e l’autorevolezza dei suoi contenuti – esito, come si è detto, di un lungo e altamente qualificato lavoro di squadra – il volume curato da Madison Cox troverebbe davvero la sua posizione più consona su un bel leggio ad asta verticale, meglio ancora se di fronte a una finestra con affaccio urbano e per giunta in condizioni meteorologiche avverse; un trattamento, questo, che ben renderebbe giustizia al suo status di “testo sacro”, e che non richiederebbe nemmeno il possesso di un’indole particolarmente fanatica. D’altra parte perché mai temere l’onta della bizzarria? Se è vero che il godimento di un bel panorama naturale è un toccasana per la mente e lo spirito oltre che per la vista, varrà proprio la pena di ingannare la nostra percezione sottoponendola agli effetti benefici di questo comodo trompe l’oeil à porter: aperto a piacimento su uno qualsiasi dei siti disseminati per i cinque continenti, questo volume da collezione aiuterà per tutto l’anno a esplorare, viaggiare, evadere a partire dagli occhi, e soprattutto a ricordare come l’azione dell’uomo sul paesaggio sappia essere mirabilmente saggia e sensibile, più che mai estranea alle derive ambientali del peggiore Antropocene in corso:
«in un’epoca in cui i rapidi cambiamenti minacciano l’ambiente naturale, i giardini rivestono un ruolo di assoluta importanza e valore. Il lavoro di appassionati e professionisti del settore è fondamentale per comprendere il delicato equilibrio che regola la vita degli uomini in un pianeta in continua trasformazione. Il giardino del giardiniere può essere un’utile fonte d’ispirazione e una guida pratica, ma vuole essere soprattutto un omaggio alla passione con cui uomini e donne hanno dato vita agli straordinari giardini che i lettori potranno ammirare sfogliando queste pagine» (p. 5).
Cecilia Mariani
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