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Ricostruire il disastro: «Fai ciao», il secondo romanzo di Flavio Ignelzi

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Fai ciao
di Flavio Ignelzi
Alessandro Polidoro Editore, 2021

pp. 196
€ 14 (cartaceo)

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Fuggire non è mai la soluzione. Cosa hai concluso scappando di casa?
Ho incontrato te. (p. 119)

L’adolescenza è un’età difficile già di per sé: un periodo in cui le certezze della fanciullezza crollano all’improvviso, si affrontano cambiamenti repentini sia nel corpo che nell’ambiente circostante, la famiglia stessa diviene da culla qual era un luogo spesso inospitale e crogiolo di scontri. Nell’adolescenza si intravedono i barlumi di quelli che poi diventeranno i tratti essenziali del carattere dell’individuo adulto.

Premesso ciò, possiamo allora dire che Fai ciao, secondo romanzo e terzo libro del campano Flavio Ignelzi, racconta la disfatta di un adolescente. Il giovane Samuel, infatti, in pochi mesi passa da essere un ragazzo sì chiuso e introverso, ma comunque sano, al divenire uno spostato, un essere umano problematico quasi incapace di comprendere il mondo intorno a sé. Per far sì che il meccanismo fatale della trasformazione si inneschi, sono sufficienti pochi ingredienti, quasi tutti rinvenibili all’interno della cerchia familiare. Il risultato è un romanzo di formazione che sarebbe più opportuno identificare come romanzo di de-formazione, o meglio: di decostruzione dell’io.

Sebbene talvolta la narrazione sfiori punte di surrealtà, Ignelzi è bravo a rimanere nei binari del concreto, stressando appena le corde del verosimile. Di per sé infatti tutte le vicende narrate sono plausibili. Le cose si fanno complicate, ma come detto non impossibili, se prendiamo in considerazione l’arco temporale durante il quale si svolge la storia, che è di circa tre o quattro mesi. Il nodo si scioglie tuttavia se si pensa a quelle vicende infelici di cui leggiamo quasi quotidianamente sui giornali: vite serene di persone comuni stroncate da una serie di avvenimenti tragici in cui la sfortuna gioca buona parte del percorso. Samuel, vittima di eventi più grandi di lui, trova una propria risposta a ciò che gli sta accadendo intorno, sebbene non sia quella che ci si aspetterebbe.

La peculiarità del romanzo di Ignelzi in ogni caso non è nelle scelte della trama quanto della struttura del testo. Il romanzo infatti inizia quasi dalla fine per poi tornare indietro nei vari capitoli. Quel che leggiamo all’inizio, dunque, sono le conseguenze già avanzate di quanto accade nei capitoli successivi. La scelta, curiosa, è certamente vincente in quanto aggiunge spessore e interesse a una trama di per sé non originalissima e che avrebbe rischiato, in caso di una narrazione lineare, di perdersi nel déjà vu. Il metodo ricorda il famosissimo film di Christopher Nolan Memento, la cui struttura ipercomplessa riesce ad agganciare lo spettatore fino alla fine poiché tutto sta nello sciogliere l’intreccio legato alla memoria del protagonista. In Fai ciao, sebbene non vi sia un ricorso a una memoria fallace (tuttalpiù alterata), l’effetto cliffhanger è garantito dal ritmo spezzato delle vicende e dalla struttura a ritroso.

Ignelzi è poi astuto a disseminare indizi sulla direzione che sta prendendo il finale, senza però fornire prove effettive che consentano di anticipare la conclusione. Qualche dubbio può sorgere qua e là, soprattutto in merito a ciò che viene omesso, tuttavia il finale arriva inatteso sebbene, c’è da sottolinearlo, non sembri chiudere tutte le sottotrame esplorate nei capitoli precedenti. Sarebbe forse stato opportuno dedicare qualche pagina più nell’ultimo capitolo, il quale segue al primo a livello cronologico. Probabilmente, però, data la scelta strutturale, ciò non è stato possibile.

Fai ciao è in conclusione una bella lettura non soltanto d’intrattenimento. La narrazione inversa invoglia a risolvere il mistero dietro la vicenda di Samuel, mentre i temi affrontati sollevano diversi quesiti che restano aperti anche dopo la conclusione del libro per essere affrontati di qua, nel mondo reale.

David Valentini