Bella di papà. La figura del padre nella cultura contemporanea
di Katherine Angel
Blackie Edizioni, marzo 2021
Traduzione di Alice Spano e Veronica Raimo
130 pp.
€ 17 (cartaceo)
Dalla cultura pop alla pedagogia, dal cinema alla letteratura passando per la televisione; Katherine Angel, nonostante il suo notevole curriculum accademico, sa come affidare messaggi complessi a una forma scorrevole e divulgativa. Perché il messaggio di queste cento densissime pagine non è semplice, né si può semplificare: nella cultura occidentale, da secoli, la figura del padre è un ricettacolo di nodi e di problematiche, di patologismi e di incoerenze che, dall’essere state per molto tempo la normalità, istituzionalizzata e resa “scientifica” da psicanalisti come Sigmund Freud e Jacques Lacan, sono emerse con una violenza impressionante quando le femministe hanno forgiato il concetto di patriarcato. Questa consapevolezza negli anni è andata rinforzandosi, e continua a farsi sentire giorno dopo giorno, tra fatti di cronaca relativi a violenze domestiche o a denunce di abusi sessuali che vanno a ingrossare le file del movimento #MeToo.
Katherine Angel, però, lungi dal prendere la questione da un solo lato, mira dritto al cuore della questione, e da lì si muove per tutte le diramazioni possibili: come si può dunque essere figlie di un Harvey Weinstein o di un Donald Trump e comunque amarlo? Che abissi oscuri e contraddittori cela la condizione dell’essere la "bella di papà", azzeccatissima traduzione del titolo originale "Daddy issues"? A che punto finisce di essere divertente e affettuosa, la gelosia morbosa di un padre verso sua figlia?
Questo double bind di attrazione e patologismo reciproco tra figlia femmina e padre più o meno celatamente abusivo, una sindrome di Stoccolma di possesso e abbandono che sembra correre nel sangue e attraversare le generazioni dietro le porte chiuse delle case, è stato indagato da numerosissime opere letterarie e cinematografiche, divenendo una specie di topos mai messo a fuoco della produzione letteraria e visuale contemporanea, da romanzi più elaborati alle commediucole che degli stereotipi fanno le loro fondamenta narrative; per questo Angel si concentra sui prodotti degli ultimi decenni, volutamente posizionandosi nel contesto del femminismo più recente, e fornendoci così, en passant, numerosissimi consigli di lettura e di visione. Nella scrittura della Angel, teorie pedagogiche e critica letteraria si uniscono per creare un metodo di analisi letteraria perfettamente adatto all’analisi sociale della realtà, e viceversa; la fiction, anche quella meno realistica, diventa la cartina al tornasole dei rapporti umani, che solo in forma narrativa diventano materia d’analisi chiara, traslucida, nera su bianco sulla pagina o sullo schermo. Non è un caso, dunque, che proprio la scrittura, con un geniale capovolgimento, sia fornita come via d’uscita dalla continua e dicotomica ricerca e rifiuto della figura paterna: solo la narrazione di noi stesse può restituirci la nostra identità. E la nostra capacità di amare.
Marta Olivi
Marta Olivi
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