Rigoni Stern
di Camilla Trainini e Chiara Raimondi
di Camilla Trainini e Chiara Raimondi
BeccoGiallo,
2021
pp. 143
€ 18,00
Risulta estremamente intelligente in quest’ottica la struttura narrativa adottata nel volume, che parte da uno scenario di stabilità e pace ritrovata per proiettarsi solo in un secondo momento verso un passato mai tramontato, e che continua ad allungare le sue ombre e i suoi fantasmi sul presente.
Nel 1970 Rigoni Stern lavora come impiegato del catasto ad Asiago, ma immagini dei suoi trascorsi in guerra continuano a baluginare sulle carte che sta redigendo. La percezione che ci sia in lui qualcosa di irrisolto (“Sento di avere un conto in sospeso con la memoria”, p. 11) lo spinge a intraprendere un viaggio che lo conduce fino in Russia. È qui che il pensiero lo riporta al Natale del 1942, a quel fronte registrato nella sua opera memorialistica con tanta precisione.
Si ritrova anche in questo testo uno dei punti più ribattuti dall’autore: l’idea che il nemico imposto dall’alto sia un uomo come noi, a cui ci oppone solo la circostanza di una barbarie voluta da altri:
Noi sognavamo le Terese e le Marie, il vino e i boschi, loro le Katiusce e le Maruske, la vodka e i campi di girasole. Eravamo tutti paesani, figli della stessa terra. (p. 14-15)Il caposaldo, immerso nelle sterminate steppe russe, sotto un cielo stellato che restituisce attraverso i colori freddi il gelo dell’inverno, è luogo in cui si intrecciano le vite dei camerati, e ritroviamo personaggi amati e familiari, come il piccolo Giuanin, che chiede insistentemente al suo “sergentmagiù” se “ghe rivarem a baita?”.
Alla rappresentazione della
vita nelle trincee, nel volume, vengono alternati momentanei scorci sugli anni
‘70, sulle tappe del viaggio di Mario e della moglie Anna così come raccontate
in Ritorno sul Don.
Rigoni Stern è un fumetto fatto soprattutto di suoni (o della loro assenza): gli scricchiolii dei passi sulla neve, l’ansimare dei soldati, i colpi dei fucili o dell’artiglieria che spezzano il silenzio di una marcia esausta. Uno dei momenti più drammatici – perché tale fu per chi lo visse – è la battaglia di Nikolaevka, dove sono morti molti degli amici e dei compagni del protagonista e che nel ’71, in Russia, non è più riportata neanche sulle carte geografiche. E non è più facile il dopo, quando bisogna imparare a riconoscersi nonostante quel che si è subíto, e capire come non perdersi nuovamente nemmeno in mezzo alla durezza dei campi di lavoro, dove Rigoni Stern verrà rinchiuso in seguito all’armistizio e all’arresto sulle montagne insieme ad altri uomini del suo reparto di alpini.
Rigoni Stern è un fumetto fatto soprattutto di suoni (o della loro assenza): gli scricchiolii dei passi sulla neve, l’ansimare dei soldati, i colpi dei fucili o dell’artiglieria che spezzano il silenzio di una marcia esausta. Uno dei momenti più drammatici – perché tale fu per chi lo visse – è la battaglia di Nikolaevka, dove sono morti molti degli amici e dei compagni del protagonista e che nel ’71, in Russia, non è più riportata neanche sulle carte geografiche. E non è più facile il dopo, quando bisogna imparare a riconoscersi nonostante quel che si è subíto, e capire come non perdersi nuovamente nemmeno in mezzo alla durezza dei campi di lavoro, dove Rigoni Stern verrà rinchiuso in seguito all’armistizio e all’arresto sulle montagne insieme ad altri uomini del suo reparto di alpini.
Anche dinnanzi al rischio
per la propria vita, il sergente rimane fedele
a se stesso e ai propri valori, sempre più ostili a una guerra che strappa
la gioventù e distrugge esistenze. Ecco perché, di fronte agli ufficiali
tedeschi dello Stalag che invitano
lui e gli altri italiani a fare un passo avanti per tornare a combattere per la
Repubblica Sociale Italiana, sceglie di farne uno indietro.
La sopravvivenza durante la detenzione viene descritta attraverso l’impiego di colori freddi, opachi, scale di grigi e sfumature verdastre che trasmettono l’impressione dei miasmi del campo, della disumanizzazione dei prigionieri, a cui pochi riescono a opporsi. Con questi contrastano le tonalità più calde del presente, a cui il viaggio della memoria tende, in vista di un ricongiungimento finale.
Le autrici sono abili nel condensare in tavole dense e suggestive i momenti salienti di un’esistenza in realtà molto articolata, di cui viene restituita traccia nella Cronologia conclusiva, arricchita tra l’altro da foto dell’autore, con la famiglia o nel contesto familiare del suo altipiano. In virtù di questo apparato informativo, il graphic novel può sicuramente essere apprezzato anche dai neofiti, anche se soprattutto chi già abbia incontrato l’opera di Rigoni Stern ci si ritroverà a proprio agio come in un ambiente già esplorato e recupererà sensazioni già provate, ma non per questo meno forti, arricchendole di nuove sfumature e di ulteriori chiavi di lettura.
La sopravvivenza durante la detenzione viene descritta attraverso l’impiego di colori freddi, opachi, scale di grigi e sfumature verdastre che trasmettono l’impressione dei miasmi del campo, della disumanizzazione dei prigionieri, a cui pochi riescono a opporsi. Con questi contrastano le tonalità più calde del presente, a cui il viaggio della memoria tende, in vista di un ricongiungimento finale.
Le autrici sono abili nel condensare in tavole dense e suggestive i momenti salienti di un’esistenza in realtà molto articolata, di cui viene restituita traccia nella Cronologia conclusiva, arricchita tra l’altro da foto dell’autore, con la famiglia o nel contesto familiare del suo altipiano. In virtù di questo apparato informativo, il graphic novel può sicuramente essere apprezzato anche dai neofiti, anche se soprattutto chi già abbia incontrato l’opera di Rigoni Stern ci si ritroverà a proprio agio come in un ambiente già esplorato e recupererà sensazioni già provate, ma non per questo meno forti, arricchendole di nuove sfumature e di ulteriori chiavi di lettura.
Carolina Pernigo
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