Un postumano estremamente umano: tra straniamento e riconoscimento in "Relazioni", antologia a cura di Sheila Williams



Relazioni. Amanti, amici e famiglie del futuro
a cura di Sheila Williams
451 (Edizioni BD), 9 giugno 2021

304 pp.
16 € (cartaceo)
7,99 € (ebook)




A cura di Sheila Williams, Relazioni è uno dei primi titoli pubblicati da 451, il progetto editoriale di BD Edizioni incentrato sulla fantascienza, nonché la prima antologia di racconti a venire alla luce per i loro tipi. Non è un caso che la dimensione del racconto sia fondamentale nella fantascienza di oggi, specie quando esso, in antologie o in riviste, appare affiancato da altri racconti, altre penne, altre visioni; il dialogo è infatti uno dei terreni più fertili su cui nasce la speculazione fantascientifica contemporanea. Una rete di relazioni extraletteraria, un prisma di differenze non negate ma esaltate dalle somiglianze tematiche, che lega le pagine dell’oggetto libro che teniamo in mano e che si rispecchia perfino nella scelta di impiegare traduttori diversi per ogni racconto; una dimensione plurale eppure strettamente coerente, che rispecchia e anticipa la rete di relazioni che fa da centro nevralgico dell’opera.

È proprio la coesione, infatti, il punto di forza di quest’antologia, i cui racconti vogliono indagare come, in un futuro più o meno distante dal nostro, cambieranno i modi di rapportarsi dei personaggi, la loro sfera emotiva, sociale e affettiva, la loro capacità di voler bene a figli, genitori, amici, partner e amanti, e le loro modalità di esternare questo affetto. Se è vero che la fantascienza è spesso interessata a come la scienza impatterà la vita umana, è anche vero che, in un cambiamento drastico e totale del contesto, tornare a porre l’accento sui bisogni base dell’essere umano, quali il bisogno di stringere relazioni con altri umani, ci consente di avvicinarci a loro, di stringerci a un punto saldo mentre intorno infuria la tempesta. In un continuo pendolo tra riconoscimento e straniamento, tra rispecchiamento e paura del diverso, i personaggi di questi racconti ci invitano a metterci nei loro panni, nelle loro emozioni così simili alle nostre sebbene il mondo in cui vivono ci sembra (e ripeto, sembra) così distante; eppure tutti i racconti, tacitamente complici, utilizzano questo punto di partenza così amichevole – guarda, lettore, questi personaggi provano emozioni simili alle tue – per poi toglierci il terreno da sotto i piedi, ricordandoci che, laddove cambia un contesto, si instaura anche una nuova normalità, e togliendoci anche la tentazione di ritornare al nostro concetto di normalità, che, con il progredire di ciascun capitolo, si rivela progressivamente insensato, arcaico, semplicistico.  Insufficiente.

Mentre la tecnologia crea problemi ma offre anche soluzioni, e i personaggi si comportano in modi che ci spiazzano e che forse non condividiamo, il riconoscibile e rassicurante punto di partenza si allontana, mentre però si profilano all’orizzonte equilibri nuovi, soluzioni che non avremmo mai potuto immaginare. Sono così diversi da noi questi personaggi, dunque? Cosa prevale, lo straniamento o il riconoscimento? Sta a noi deciderlo, in ogni storia e in ogni situazione; quello che queste storie pretendono da noi non è il superamento dello straniamento, ma uno sforzo teso a riconoscerlo e a reagirvi. Stimolandoci a esercitare l’empatia nonostante le avversità contestuali, i racconti di queste storie ci allenano a superare le barriere che tendenzialmente costruiamo tra noi e il diverso. In modo magistralmente metaletterario, la relazione più importante che ogni racconto vuole stabilire è con il lettore, a cui non è consentito di rimanere sulla superficie della narrazione, ma deve per forza attivarsi, risvegliarsi, entrare in questo nuovo mondo, così diverso e così simile. Così postumano e così riconoscibilmente umano.

Marta Olivi