Amori difettosi a Olympus, Texas: “Infelici gli dei” di Stacey Swann



Infelici gli dei
di Stacey Swann
Bompiani, giugno 2021

Traduzione di Monica Pareschi

pp. 400
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)





Nel film Troy (2004), un affascinante Brad Pitt nelle vesti di Achille rivela alla bella Briseide un segreto che neanche i più saggi maestri dei templi conoscono: «Gli dei ci invidiano. Ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento può essere l'ultimo per noi. Ogni cosa è più bella per i condannati a morte.» Stacey Swann, giovane scrittrice e insegante di scrittura creativa negli States, sembra aver fatto sua la lezione dell'eroe greco. Con il suo romanzo Infelici gli dei (edito in Italia da Bompiani), la Swann attinge liberamente dall’imaginario mitico greco-romano e decide di far scendere gli dei dall’Olimpo - privandoli delle folgori, dei carri alati e dei poteri magici -, compiendo una metamorfosi irreversibile che imprigiona la loro essenza divina in spoglie mortali fatte di carne, ossa e, soprattutto, dei peggiori vizi di cui un umano si può macchiare.

Infelici gli dei è un romanzo-cosmogonia in cui si narra una settimana della vita della famiglia Briscoe a Olympus, in un Texas arso dal sole, brutalmente selvaggio e immerso in una natura primordiale. Dietro ad ognuno dei personaggi vive una divinità con i suoi pregi divini e i suoi difetti mortali. La vita famigliare dei Briscoe è segnata dall’infedeltà del suo capostipite, Peter, che ha concepito sei figli da tre donne diverse. June, sua moglie, alleva bestiame e cerca di reprimere la sua ira dietro un orgoglio di donna che, nonostante i tradimenti di Peter, continua ad amare il marito. Una famiglia morente, le cui radici non sono sufficientemente ancorate al suolo in cui è cresciuta, pronta a spezzarsi alla prossima tempesta. Tempesta che coincide con il ritorno di March dal suo esilio. Figlio di June e Peter, March si è macchiato di una colpa terribile nei confronti di Hap, suo fratello; ha avuto una relazione con sua moglie, la bellissima ed enigmatica Vera. Nel frattempo, il rapporto tra Artie e Arlo, figli gemelli che Peter ha avuto fuori dal matrimonio con Lee, sta precipitando: abbandonati da piccoli, i due si sono promessi di badare l’una all’altro; promessa che Artie sembra non riuscire più a rispettare da quando si è innamorata di Ryan, rifiutandosi di seguire il fratello musicista nel suo prossimo tour. Un tragico evento farà tornare a casa Thea, la figlia maggiore di June e Peter, allontanatasi da Olympus a causa di una relazione incestuosa che ha vissuto sulla propria pelle e che svela il mistero riguardo la terza relazione extraconiugale del padre.

Una concatenazione serrata di eventi indirizza il romanzo verso una fine dai risvolti rovinosi e inaspettati. Tra scene di caccia, tradimenti, barbecue, omicidi, scazzottate, litigi, funerali, confessioni da cene della domenica, rivelazioni improvvise e deliri collettivi, la famiglia Briscoe deve fare i conti con i non detti e con il risentimento che ognuno dei protagonisti sente nei confronti dei componenti della famiglia. Famiglia che, per i Briscoe, non è sinonimo di amore. Questa è la lezione lasciata in eredità dalle scelte egoistiche di Peter e dall’orgoglio di June, e che si riflette sul rapporto malsano con i figli. Ma tutti i nodi vengono al pettine. In Infelici gli dei i personaggi devono fare i conti con i propri demoni: la lussuria di Peter, l’ira di June, la gelosia di Arlo, l’invidia di Hap, la superbia di Vera, la l'orgoglio di Thea, la violenza di March. Per i Briscoe, «il cuore è un arto fantasma» (p. 317) e non c’è divinità in loro che possa sostituire questa mancanza. Il romanzo è costruito attorno a questa constatazione, chiedendosi, tutto sommato, quanta differenza ci sia tra noi e gli esseri eterei che tengono le redini della nostra vita. La risposta di Stacey Swann è: nessuna. Gli dei del romanzo sono fatti come noi, di terra, carne e seme.

Infelici gli dei crea, attraverso la saga famigliare dei Briscoe, un’epica contemporanea in cui continuano a valere gli insegnamenti dei vecchi miti greci e le leggi ovidiane delle metamorfosi in cui “panta rei”, tutto scorre. Il lettore viene catapultato nel coro di una tragedia greca, dove la conclusione del romanzo corrisponde alla catarsi finale teorizzata da Aristotele, momento in cui si scatena l’azione liberatrice della poesia che purifica dalle passioni. Solo una rottura può portare ad un nuovo equilibrio. Solo attraverso la metamorfosi, la vita può ricominciare. E di questo, i Briscoe ne sanno qualcosa.

Nicola Biasio